Il manager sponsorizzato dai Verdini ancora al suo posto, commissario di due opere strategiche. I ripetuti incontri del sottosegretario leghista all’Economia con il gruppo Verdini. I rapporti con Carminati jr del socio del cognato. Eppure Salvini ha reagito con ironia all’imbarazzo per l’inchiesta della procura di Roma sul “Sistema” Verdini.

Ai giornalisti che chiedevano se avrebbe riferito in Parlamento dopo le richieste delle opposizioni, il ministro delle Infrastrutture ha risposto dribblando il merito della questione: «Buon Natale! Buon anno! Buona Pasqua!». L’indagine però può diventare un macigno per il futuro dell’esecutivo e del ministro, dato il coinvolgimento del “cognato” Tommaso Verdini, ora ai domiciliari, e del suocero Denis. L’ex senatore è considerato socio occulto della società Inver, che tra 2021 e 2023 ha ricevuto per «consulenze fittizie», è la tesi degli inquirenti, pagamenti per quasi un milione di euro.

Come raccontato da questo giornale, tra i soci della Inver fino all’estate del 2021 c’è stata anche Francesca Verdini, dal 2019 compagna del ministro Salvini: ha venduto le sue quote al fratello pochi giorni prima dell’inizio delle indagini della guardia di finanza. Quote vendute a Fabio Pileri, anche lui ai domiciliari, che Domani ha scoperto essere stato in affari nel 2022 con Andrea Carminati, figlio dell’ex terrorista nero Massimo.

Insieme a loro, sono ai domiciliari tre importanti imprenditori delle costruzioni, che hanno vinto - secondo l’accusa - gare per la costruzione di opere per centinaia di milioni di euro. Alcuni di questi hanno poi continuato a vincere gare anche nel periodo in cui Salvini era al ministero delle Infrastrutture. Tra gli indagati ci sono poi importanti dirigenti di Anas.

Nelle carte non mancano i riferimenti agli uomini della Lega, non indagati. Sia al ministro delle Infrastrutture - «guarda caso arrivano dopo che Salvini si è insediato. Eh! Che tempistica ragazzi!», dice Pileri intercettato parlando degli imprenditori che vogliono parlare con lui e Tommaso - sia al sottosegretario all’Economia Federico Freni, in carica già ai tempi del governo Draghi. Secondo gli indagati, Freni sarebbe stato «a disposizione» dei Verdini, referente di un accordo tra i dirigenti delle società pubbliche e il Carroccio. Il leghista ha dichiarato a Domani di essere «completamente estraneo all’inchiesta». Dalle indagini emergono però diversi incontri con il giro di Verdini.

Inoltre c’è la figura finora rimasta sullo sfondo di un altro importante manager che è stato indagato all’inizio delle indagini: Massimo Simonini, ad di Anas dal dicembre 2018 al dicembre 2021, attualmente commissario straordinario di due delle opere incompiute più importanti d’Italia. Una nomina mai messa in discussione, neppure da questo governo, dopo la notizia di Domani che svelò un anno e mezzo fa l'esistenza di un’inchiesta dei pm romani su Verdini jr e gli affari con le nomine Anas.

Il commissario e Verdini

Per Simonini i Verdini si sarebbero mossi «presso dirigenti ministeriali o presso i nuovi dirigenti di Fs e di Anas, al fine di raccomandare ed assicurare un prestigioso ricollocamento lavorativo». Dopo la fine del mandato di amministratore delegato a dicembre 2021, Simonini ha continuato a ricoprire il ruolo di commissario straordinario per la SS106 e la E78 che gli era stato dato dal governo Draghi ad aprile.

Due opere strategiche, soprattutto la prima in Calabria, da svariati miliardi di euro. Nonostante l’inchiesta il ministro Salvini non ha revocato la sua nomina: al contrario gli ha affidato la possibilità di spendere 3 miliardi di euro per la realizzazione della Statale Jonica.

Un budget simile, ma non ancora stanziato, è quello per la Grosseto-Fano che collega Tirreno e Adriatico, altra opera sotto la sua amministrazione. «Parliamo di un indagato, non di un condannato», ha dichiarato il numero uno della Lega. Sarà, ma adesso emerge più chiaramente il suo ruolo nel “Sistema Verdini”, gestito, è l’accusa dei pm, dal suocero e dal cognato del ministro.

Come nel caso della gara DG 105/21, un appalto da 180 milioni di euro per la costruzione di gallerie in tutta Italia, in cui spuntano gran parte degli indagati. È Simonini nell’ottobre 2021 a nominare - scrivono gli investigatori - il responsabile della gara, Domenico Petruzzelli (indagato). La struttura deputata all’appalto è gestita da Paolo Veneri (pure lui sotto indagine) mentre nella commissione relativa a un lotto c’è Luca Cedrone (pure lui sotto inchiesta). L’assegnazione del lotto, secondo la procura, «è stata pilotata»: a vincerlo infatti due aziende clienti della Inver dei Verdini.

Gli incontri di Freni

Sempre a ottobre 2021, «Verdini stava operando per la riconferma di Simonini quale Ad di Anas». L’operazione non andrà a buon fine. Prima della fine del mandato, il 30 novembre 2021 Simonini, insieme a Denis e Tommaso Verdini, Pileri e Veneziano, è presente da Pastation, ristorante della famiglia Verdini, insieme al sottosegretario Freni. In quell’occasione, il leghista «si è messo subito a disposizione», afferma Pileri in un’intercettazione.

Sarà solo uno dei numerosi incontri a cui il sottosegretario parteciperà con i sodali del presunto sistema corruttivo. C’è quello del 9 febbraio 2022, nei pressi del ministero dell’Economia, con Verdini Jr e Pileri. E poi il 22 febbraio, con Verdini e socio, e Diego Giacchetti, capo del personale di Anas. Sempre Pileri, il giorno dopo, intercettato dice: «Freni ci ha dato mano libera». Ad aprile viene intercettata una conversazione di Verdini jr, in cui aggiunge: «Freni, il sottosegretario dell’Economia, domenica l’ha chiamato (riferito a Petruzzelli, ndr) e gli ha detto “lavoriamo insieme per la Latina-Roma, ti do una mano, ti aiuto a riprenderla”». Domenico Petruzzelli, ad di Autostrade del Lazio, era interessato a diventare commissario della Roma-Latina: sarebbe stato ricevuto al Mef dal sottosegretario il 10 dicembre.

A maggio 2022 emerge il motivo della centralità di Freni in una conversazione negli uffici della Inver tra i Verdini, Fabio Pileri e Francesco Cavallaro, sindacalista di Anas: «Quando nel cda è passato con loro e gli ha dato una mano quello della Lega, lui ha fatto un accordo con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo [...] e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione di questo rapporto». Già qualche mese prima, Pileri parlava di «una quadratura con i partiti» e diceva: «Al Mef siamo coperti da Freni». Il leghista, non indagato, nega ogni tipo di vicinanza. Se di millanterie si tratta sarà la procura a dirlo, una volta chiuse le indagini.

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