La guardia costiera americana ha comunicato che alcune delle sonde canadesi pilotate da remoto hanno intercettato dei segnali acustici sottomarini e ne stanno cercando di ricostruire l’origine
Potrebbe esserci una svolta inattesa nella vicenda del sommergibile Titan, scomparso lunedì durante un’escursione per esplorare il relitto del Titanic in una zona remota dell’oceano Atlantico settentrionale. La guardia costiera americana ha infatti comunicato su Twitter che durante le operazioni di soccorso alcune sonde pilotate canadesi da remoto avrebbero captato dei segnali acustici ritmici e starebbero cercando di capire da dove vengono.
Una squadra internazionale di soccorso è al lavoro da giorni con velivoli capaci di intercettare segnali sonori, boe sonar e navi per recuperare le cinque persone che sono sul sommergibile. Secondo le indicazioni dell’azienda che ha organizzato l’escursione, OceanGate expeditions, il sommergibile avrebbe ancora riserve d’ossigeno fino a mercoledì pomeriggio.
Difficoltà di recupero
Se anche il sommergibile però dovesse essere localizzato, recuperarlo potrebbe rivelarsi difficile, considerate le profondità estreme che raggiunge il fondale oceanico in quella zona. Il relitto del Titanic, dove gli escursionisti erano diretti, si colloca a 3.700 metri sotto la superficie del mare, dove la luce non penetra, le temperature sono gelide e la pressione estrema. Se quindi il Titan dovesse essersi incagliato sarebbe necessaria una sonda particolare adatta a quelle profondità, di cui dispone per esempio l’esercito americano. Ma per portare la vettura sul posto c’è bisogno di tempo: le navi che riescono a trasportarla si muovono soltanto molto lentamente.
Martedì era emerso che già nel 2018 un gruppo di esperti aveva segnalato che il Titan non fosse adatto al tipo di escursioni che OceanGate organizza e che potesse addirittura non essere stato controllato in maniera corretta.
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