Era marzo 2020. La pandemia dilagava in Europa, lo sport si fermava ovunque eppure da qualche parte del continente si aveva notizie di partite di calcio giocate a ritmo serrato e concluse talvolta con punteggi da pallanuoto.

Match amichevoli un po’ troppo amichevoli, che coinvolgevano squadre di categoria minori, quasi sempre (ma non solo) di paesi dell’est europeo, in tornei talvolta resi pubblici attraverso pagine di Facebook. E poiché in giro per il resto del mondo non è che si giocasse granché, ecco che quelle gare attiravano l’attenzione degli scommettitori online, altrimenti a secco di eventi su cui puntare.

Accadeva così che attraverso la pagina Facebook del Fc Berdyansk (una delle quattro squadre partecipanti al torneo amichevole, unitamente a Tavria, Lozovatka e Melitovol Cherry) venissero dati i dettagli di gare disputate nell’ultima decade di marzo in Ucraina, così come in giro per il web si apprendeva di gare ricchissime di gol tra squadre dilettantistiche in Russia. Salvo far sorgere immediato il sospetto: ma come era possibile che nonostante la pandemia si continuasse a giocare a quel ritmo?

Partite fasulle

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Il sospetto si è fatto largo fra esperti e analisti del mondo delle scommesse: si trattava mica di partite fasulle? Cioè tecnicamente etichettabili come “ghost matches” (partite fantasma, ossia mai disputate) o “fake matches” (partite farsa, con giocatori che in campo agiscono come figuranti per indirizzare il risultato verso l’esito prestabilito). Si tratta di due fra le modalità preferite dalle mafie che ingrassano grazie alle scommesse su eventi sportivi truccati.

A dar manforte al sospetto ha provveduto anche la federcalcio ucraina, che in una nota ufficiale ha affermato l’inesistenza di quelle gare. Che però hanno generato un rilevante volume di scommesse e permesso di distribuire vincite, finite soprattutto nelle tasche di chi aveva organizzato quelle truffe.

Un dettaglio che proietta dubbi sull’intera catena organizzativa delle scommesse online, con speciale riferimento al segmento di distribuzione dei dati sulle gare bancate. Se davvero quelle partite non sono state giocate, o hanno visto in campo dei figuranti, qual è stato in tutto ciò il ruolo degli scout che dai campi hanno fornito i dati per le scommesse live?

Perché proprio qui sta l’elemento fondamentale della questione: le puntate avvengono a partita in corso, le variazioni delle quote, governate da sofisticati algoritmi, dipendono da quel che avviene in campo (gol, espulsioni, o altri passaggi cruciali della gara). Un meccanismo alimentato dalle informazioni provenienti dai campi, che quanto più sono remoti (quindi, senza dirette tv o streaming) tanto più dipendono dagli scout presenti in loco. E dunque: anche questi scout sono corruttibili?

Chi controlla i dati

Il diffondersi dei sospetti sulle gare ucraine, per coincidenza, ha portato allo stop del torneo amichevole fra le quattro squadre e alla scomparsa da Facebook della pagina del Fc Berdyansk. Ma intanto la situazione si era fatta imbarazzante per Bet Genius, l’agenzia posta sotto il controllo della multinazionale Genius Sport cui facevano capo gli scout che hanno diffuso i dati sulle gare ucraine.

In quei giorni l’agenzia ha diffuso un imbarazzato comunicato per rendere noto di essere stata truffata unitamente ai clienti (cioè, le agenzie di scommesse online che hanno utilizzato quei dati), ma ha aggiunto che le partite sospette sono state comunque giocate. Niente ghost matches, insomma: i giocatori erano davvero in campo.

Dunque, secondo la versione dell’ente diffusore dei dati, la catena di trasmissione delle informazioni andava esclusa da ogni sospetto. Cosa poi abbiano potuto vedere gli scout presenti in quegli sperduti campi da gioco ucraini è altro discorso. Perché, che si trattasse di partite “ghost” o “fake”, una certezza esiste: non erano partite vere.

Ma guai a mettere in dubbio quella catena di trasmissione, poiché salterebbe l’intero business. E il business si basa non soltanto sulle gare sportive dall’elevatissima copertura mediatica, quelle che non rendono necessaria l’azione degli scout (o, meglio, la rendono importante solo per ottenere un prodotto migliore, per via del seppur minimo ritardo tra l’avvenimento live e la diretta televisiva), ma anche e soprattutto sugli eventi delle leghe periferiche o delle categorie minori, persino quelle giovanili. Un vasto territorio dove l’intermediazione del personale che raccoglie i dati si converte in sigillo di verità.

Mettere in discussione quell’anello significa disarticolare l’intera catena. Che inoltre costa ingenti investimenti alle agenzie come Genius (una delle tre più importanti, insieme a Sportradar e Stats Perform), che il diritto a raccogliere e utilizzare quei dati lo comprano dalle leghe nazionali di categoria (o comunque da chi è titolare di quei diritti). Queste, a loro volta, pongono le campagne per l’integrità e contro le frodi fra i punti qualificanti della propria azione di governo ma poi cedono l’utilizzo dei dati sulle partite (spesso per cifre molto basse) senza curarsi della loro destinazione.

Tennistavolo su sfondo blu

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Resta il fatto che le gare in questione, così come una sfilza di partite (circa una ventina) che sempre a marzo 2020 sarebbero state giocate in Russia (fra cui una fra Zenit Mosca e Kraskovo, la cui disputa è stata smentita dallo Zenit attraverso il sito ufficiale), hanno generato un volume di scommesse su cui qualcuno ha lucrato (e che, guarda caso, si sono interrotte non appena scoperto lo scandalo ucraino). Una situazione che ha generato allarme presso la Uefa, che in un messaggio riservato al gruppo degli integrity officer delle singole federazioni nazionali d’Europa ha invitato a rafforzare la vigilanza.

Ma la lista delle gare sospette non si limita al territorio europeo né al suo quadrante dell’est remoto (molto chiacchierate alcune amichevoli “giocate” a Cipro e in Repubblica Ceca). Una corposa lista di gare amichevoli sospette si registra in Vietnam tra maggio e luglio 2020, e lì vallo a sapere chi e come controlli la regolarità di gare come Dong Nay Berjaya-Binh Thuan o Kon Tum-Fishsan Khanh Hoa e molte altre.

Un caso molto chiacchierato giunge dal Brasile e riguarda una gara “giocata”, ancora una volta a marzo 2020, fra due squadre semisconosciute: Clube Andraus Brasil e Gremio Recreativo Serrano. La partita, di carattere amichevole, sarebbe stata disputata nelle strutture di allenamento dell’Andraus e risulta essersi conclusa sul punteggio di 1 a 2. Si sospetta che quella gara non sia mai esistita, ma intanto viene riportato che intorno a essa sia stato raccolto un volume di scommesse da circa 1,6 milioni di euro.

Né il circo delle scommesse su eventi sportivi dalla discutibile veridicità si ferma al calcio. Si può puntare sui match di qualsiasi disciplina o competizione, compreso il tennistavolo. Che in questo variegato quadro assume una rilevanza narrativa particolare. Un lungo servizio pubblicato da Espn a maggio 2020 raccontava di strane gare che attiravano un eccezionale flusso di puntate.

Partite organizzate dalla Liga Pro russa e da fantomatiche Leghe ucraine, che venivano trasmesse in diretta via web e attiravano l’attenzione di un pubblico di scommettitori in astinenza da eventi di caratura superiore.

La scena che gli spettatori si vedevano presentare in streaming era da snuff movie: inquadratura sghemba, come se la ripresa avvenisse tramite un telefono mobile, due giocatori a effettuare gli scambi, un giudice di gara seduto a osservare e tutt’intorno un ambiente coperto da teloni blu.

La federazione russa e quella internazionale del tennistavolo hanno dichiarato di essere estranee a quelle gare, che ancora una volta venivano disputate mentre il resto dell’attività agonistica era ferma.

I tornei di tennistavolo su cui puntare proliferavano prima del lockdown e hanno continuato a farlo dopo, ancora oggi. Vi partecipano giocatori di ogni caratura, da quelli di discreto valore a quelli chiaramente impresentabili. Ma si può scommettere su chiunque, e sulle gare di chiunque produrre dati da commercializzare nello sterminato mercato del betting globale. Ci guadagnano in tanti, a perdere è la credibilità dello sport. Un gigantesco calderone in cui nessun filtro di accountability potrà mai frenare la mobilità del denaro e della truffa che si attiva nel tempo di un clic.

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