I giudici della corte d’assise d’Appello di Caltanissetta hanno confermato l’ergastolo a Matteo Messina Denaro ritenuto uno dei mandanti delle stragi del 1992. Nel giudizio di primo grado, emesso nel 2020, l'ex superlatitante era stato condannato in contumacia all’ergastolo.

Da quando è stato catturato lo scorso 16 gennaio, dopo oltre trent’anni di latitanza, il boss di Castelvetrano ha deciso non presentarsi udienze nonostante le richieste di collegarsi in via telematica direttamente dal carcere dell’Aquila, dove si trova attualmente.

La sentenza di appello è stata emessa in un giorno simbolico, dato che oggi ricorre il trentunesimo anniversario dalla strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992 nella quale morirono il giudice palermitano Paolo Borsellino e gli uomini della scorta.

La difesa

Nel corso della sua arringa il legale di Matteo Messina Denaro Adriana Vella ha messo invece in discussione l'impianto accusatorio: «Sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, nonché delle sentenze irrevocabili acquisite nel corso dell’istruttoria dibattimentale, emerge l’assoluta incertezza dell’effettivo ruolo che Matteo Messina Denaro rivestiva all’interno della compagine mafiosa trapanese» ha affermato in aula la difesa di Messina Denaro, Adriana Vella, durante l’arringa. Le legale ha sottolineato anche la «mancanza anche solo di elementi indiziari gravi precisi e concordanti in merito alla partecipazione dell’imputato in seno alle riunioni in cui fu deliberato il piano stragista».

Immediato il commento di Messina Denaro che ha inviato un telegramma dal carcere: «Buona vita, del poco che so, mi è piaciuta la sua arringa», ha scritto.

(In aggiornamento)

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