Sono almeno 118 i morti e oltre 400 i feriti a causa di una scossa di magnitudo 6.2 nelle province cinesi di Gansu e Qinghai, nel nord ovest. Lo scrivono i media statali. L’Istituto geologico degli Stati Uniti aveva invece registrato una scossa di 5.9. Le autorità di Gansu riportano 105 vittime e 397 feriti, a Qinghai invece 13 morti e 182 feriti, 20 le persone che finora risultano disperse.

Avvenuto ieri, poco prima della mezzanotte ora locale, è il terremoto peggiore, in termini di vittime, dal 2010, quando a Yushu erano morte quasi 2.700 persone per una scossa di magnitudo 6.9. 

Migliaia di case sono state distrutte e i residenti sono stati costretti a riversarsi per le strade, con temperature molto basse, -13 gradi. Secondo i media statali, il terremoto ha danneggiato anche le infrastrutture pubbliche, di trasporto e comunicazione, oltre a linee elettriche e idriche. 

Alla quella più forte sono seguite diverse scosse di assestamento tra 3.0 e 4.5, mentre sempre nel nord-ovest una scossa di magnitudo 5.5 ha colpito la regione dello Xinjiang.

Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto «sforzi a tutto campo»: per le operazioni di ricerca e salvataggio sono intervenuti più di 3mila vigili del fuoco e centinaia di militari. 

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