Lo storico dell’arte Tomaso Montanari ha partecipato al programma di Michele Santoro, “Pace proibita”, realizzato in pochi giorni con il crowdfounding e trasmesso via web e da televisioni locali, con l’obiettivo di fare informazione contro l’invio di armi all’Ucraina.

A chi avete voluto parlare?

Il mondo di riferimento è quello marcatamente di sinistra e cattolico. In sala di destra non ne vedevo, per capirci. L’obiettivo alto dell’evento però era parlare di pace, non di politica. Non a caso il più citato è stato papa Francesco.

Nessun partito all’orizzonte?

Non credo proprio, anche perchè banalmente Michele Santoro e Marco Tarquinio voterebbero cose differenti. Siamo abituati alla nascita di mille progetti di corto fiato, invece l’evento di ieri aveva una portata di tipo morale.

Eppure si è parlato di politica.

Eravamo in un teatro, che dai tempi dei greci è il luogo della polis, in cui l’arte e la musica diventano i linguaggi della politica. Il nesso quindi è forte, soprattutto oggi che il nostro parlamento è così esautorato, e riportare le persone in uno spazio collettivo è stato un tentativo di ricostruire una comunità consapevole.

In sala c’erano politici di sinistra, da Nicola Fratoianni a Luigi de Magistris, sono loro che dovranno poi rappresentare questa comunità?

Questa comunità non si consegna a nessuno e sarebbe un errore farlo. I politici erano in sala per ascoltare, non per appropriarsi di qualcosa. Anzi, è una pessima idea se questo primo timido risveglio di coscienza collettiva finisce in un simbolo di partito. Ora c’è bisogno di ricostruzione culturale prima che politica.

E’ così squalificata, la politica?

A me della politica di oggi stupisce la mancanza di senso di responsabilità e di pathos rispetto a quello a cui stiamo assistendo in Ucraina. Quando Boris Johnson ha detto che questa per l’Ucraina è l’ora più bella, ho pensato a Lucio Dalla: “L’ora più bella per essere ammazzati”. Che politica è questa?

© Riproduzione riservata