I capelli, corti, la mano sul viso, il volto insanguinato. La foto di Sara è diventata uno dei simboli della violenza della polizia sugli studenti in piazza a Torino, lì per ricordare la morte di Lorenzo e chiedere l’abolizione dell’obbligo di alternanza scuola/lavoro. Sara ha 17 anni, frequenta il liceo Regina Margherita e non sembra intenzionata ad indietreggiare di un passo, con una lucidità adulta e ricca di argomenti.

Intanto come stai Sara?

Dai. Siamo giovani, ci riprendiamo in fretta.

La tua foto con testa insanguinata è girata ovunque. Mi dai la tua versione dei fatti? Siete stati violenti come ha dichiarato il portavoce della polizia?

Ho ascoltato quello che ha detto con i peli dritti. Io venerdì sono arrivata in piazza e so solo che dopo dieci minuti hanno iniziato a manganellarci.

Il questore ha detto che avevate un furgone per avanzare oltre gli sbarramenti.

Ho letto anche le parole del questore, molto chiaro il tentativo di mistificare. Era il classico furgone da cortei, con le casse dentro.

Il portavoce della polizia ha anche detto: “Cosa avremmo dovuto fare”?

Glielo dico io cosa avrebbero dovuto fare: anziché picchiare dei ragazzi, potevano far partire un corteo pacifico e legittimo. Di cortei e manifestazioni ce ne sono sempre tantissimi, basta pagare per riempire una piazza con 400 persone che bevono… e noi no. Come se poi il problema fosse stato l’assembramento. Da quando una carica impedisce gli assembramenti? Anzi, provoca l’effetto contrario. È solo una becera giustificazione.

Perché siete contro l’alternanza scuola-lavoro?

L’alternanza non va riformata, va abolita, non vogliamo essere pagati o non pagati per lavorare anziché andare a scuola. Oggi siamo di fatto costretti a lavorare, altrimenti non possiamo fare la maturità. Ci voleva la morte di un ragazzo per indignare il ministro Bianchi e il Pd? Noi ne chiediamo l’abolizione da anni, queste sono lacrime da coccodrillo.

Vi aspettavate questa repressione così violenta?

No. Nei giorni precedenti abbiamo avvertito pressioni da parte della questura, ci hanno detto che il corteo non sarebbe partito, ma noi di fronte a un no arbitrario e alle minacce abbiamo comunque deciso di non arretrare. Avevamo un barlume di speranza.

Il questore ha parlato di cariche di alleggerimento.

La violenza è stata indiscriminata e mirata. Ho visto con i miei occhi celerini che andavano a cercare la persona che avevano puntato per spaccarle la testa, altro che cariche di alleggerimento.

Tu sei stata colpita alla testa, eri in prima linea? Davi calci negli stinchi ai poliziotti come affermato dal portavoce della polizia?
Io non mi nascondo, ero davanti, in prima linea e lì volevo stare, credo e continuo a credere in quella causa. Ma le botte le ha prese anche chi era dietro, in fondo, quindi la versione della provocazione non regge. Non faccio il garante di nessuno, non so se qualcuno ha dato calci, ma io so che non ne ho dati.

Quando sei stata colpita? 

A me la testa l’hanno aperta nella seconda carica, ero già piena di sangue e mi hanno dato un’altra manganellata. La prima carica è partita quando abbiamo preso uno striscione, altro che provocazione. Una delle ultime cariche è stata provocata dalla scelta di provare ad andare col corteo verso la periferia, visto che le zone Ztl ci erano state vietate, chissà perché poi non si può fare un corteo nelle strade dei ricchi. Allora abbiamo fatto un tentativo di sfilare nella piazza, per poi sederci.

Lì è partita la carica?

Sì. Stavamo discutendo con una responsabile della celere, un ragazzo ha fatto un dito medio e c’è stata la carica più violenta, quella più documentata dai video. La cosa assurda è che quella carica ha travolto anche la loro responsabile delle mediazioni con noi. È gente che travolge pure i suoi negoziatori.

Come stanno i feriti?

C’è un ragazzo che ancora in ospedale, ha un’emorragia cerebrale che non si è riassorbita e lo tengono in osservazione. Poi altri con collari, fasciature, lussazioni punti, traumi cerebrali come me.

Il portavoce della polizia dice che a Torino c’erano “infiltrazioni dei centri sociali”.

Hanno fatto passare Torino per una piazza di antagonisti mascherati da studenti. I video parlano chiaro, c’erano ragazzini in prima linea, io per prima. C’erano anche dei ragazzi di centri sociali, sì, i giovani si incontrano anche nei centri sociali visto che altri spazi di confronto il governo non li concede. A Torino non è strano che costruiscano questa narrazione per giustificare la violenza, è una città molto specifica per la gestione dell’ordine pubblico, spesso quello che succede qui passa sotto silenzio, già la scorsa settimana c’è stata una guerriglia urbana con repressione violenta per impedire un corteo conto la cementificazione selvaggia.

Venerdì farete una nuova manifestazione?

Sì. Dopo questi fatti ci siamo detti: non finisce qui. Non  faremo le piagnine per le botte della polizia, le botte le mettiamo in conto e quello che è successo è una conferma di quello che pensiamo della nostra controparte. La morte di Lorenzo ci deve dare la forza per continuare un percorso di opposizione chiaro. Il corteo lo vogliamo fare e lo faremo.

Non avete paura?

No, abbiamo visto che sappiamo reggere di fronte alla violenza, nessuno è scappato venerdì e nessuno si è pentito di esserci stato, anzi. Il nostro nemico – perché di fatto chi si oppone agli obiettivi che ci poniamo è un nemico soprattutto se si oppone con la violenza inaudita di venerdì – sappia che noi andremo avanti. Abbiamo la forza di resistere.

In tanti siete minorenni, i vostri genitori non si mettono di traverso?

Siamo in un’età in cui i genitori possono comprendere. Certo, si spaventano, anche i miei si sono spaventati, ma devono apprezzare l’idea che che i loro figli non si tirino indietro quando si tratta di mettersi a disposizione per una causa ben più grande di loro e di qualunque paura.

© Riproduzione riservata