La commissione parlamentare Antimafia ha pubblicato venerdì la lista dei candidati «impresentabili» alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre, individuati in base a carichi pendenti o sentenze definitive per un elenco di reati previsto dal codice di autoregolamentazione della commissione. L’elenco è composto da nove nomi, di cui quattro sono candidati al consiglio comunale di Roma: Marcello De Vito, ex M5s passato a Forza Italia, Maria Capozza di FI,  Viorica Mariuta e Antonio Ruggiero del Movimento Idea Sociale.

Per quanto riguarda le regionali in Calabria, l’unico candidato inserito nella lista è Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace condannato a 13 anni di carcere per associazione a delinquere. Lucano si presenta a sostegno di Luigi De Magistris con la lista Un’altra Calabria è possibile. Altri «impresentabili» compaiono negli elenchi di candidati ai consigli comunali di Napoli e Bologna.

La polemica sull’Antimafia

«Poche ore fa Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica a Catanzaro, ha invitato i calabresi a non votare chi promette posti di lavoro. Credo che tale suggerimento vada apprezzato anche dai non calabresi. E penso che si possa arricchire con altre preclusioni», ha scritto su Facebook il senatore Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. «Non votiamo per chi è congiunto, marito, moglie o cognato di impresentabili e non ha mai proposto un’idea politica, ma si propone perché rappresenta un cognome».

La lista ha suscitato polemiche anche per i tempi della pubblicazione, proprio alla vigilia del voto del 3 e 4 ottobre. Attacchi a Morra sono arrivati da Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia: «Non si capisce perché si consenta a questo tale di fare un uso discutibile e improprio della commissione Antimafia. Da anni costui agisce in maniera approssimativa e inadeguata, Forza Italia ne chiede da tempo le dimissioni».

Cosa (non) è il codice etico

Il codice etico della commissione Antimafia, approvato nel 2014 da tutti i partiti, chiede alle formazioni politiche di non candidare persone rinviate a giudizio, indagate, sottoposte a misure cautelari o condannate per i reati di stampo mafioso e per usura, riciclaggio e traffico di rifiuti. L’adesione di partiti e movimenti era volontaria e il codice non ha valore di legge: sui candidati presenti nella lista pesa soltanto un giudizio etico e politico, le loro candidature restano valide a tutti gli effetti.

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