Botta e risposta a distanza tra il procuratore di Locri, che aveva chiesto la condanna a 7 anni e 11 mesi per Mimmo Lucano e la ha vista lievitare a 13 anni e 2 mesi per decisione del tribunale, e l’avvocato difensore di Lucano.

Il procuratore Luigi D’Alessio ha concesso una lunga intervista al quotidiano La Stampa, in cui dice di sentirsi vittima di «un’aggressione mediatica. Amareggiato ma sereno con la coscienza. Non ho agito con intento persecutorio». 

Ha ammesso di considerare la pena aumentata molto alta e «mi auguro che in appello sia ridotta». Tuttavia, D’Alessio si difende dall’accusa di aver “processato l’accoglienza”, come è stato detto da più parti e anche durante la manifestazione di solidarietà per Lucano. Invece, il magistrato riconosce a Lucano «una mirabile idea di accoglienza», ma gli contesta di averla «riservata a pochi eletti che avevano occupato le case»: la sua tesi è che Lucano tenesse solo alcuni migranti, «sempre gli stessi, sottomessi», mentre gli altri finivano nelle baraccopoli di Rosarno. 

Inoltre nessun migrante parlava italiano, benchè il comune incassasse fondi per i corsi di lingua. Il meccanismo, secondo l’impianto accusatorio,  era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali». Questo giustificherebbe la condanna per associazione a delinquere.

Il procuratore ha usato parole molto dure per descrivere la comunità di Riace: «Una corte celeste di accoliti che campava così». Mentre Lucano viene paragonato al protagonista di un film western: «Il bandito di Giù la testa proclamato capo dei rivoluzionari suo malgrado. Idealista, improvvisamente issato su un piedistallo, ubriacato da un ruolo più grande di lui, inconsapevole della gravità dei suoi comportamenti, forse guidato da altre persone». In sintesi, uno che ha interpretato male il suo ruolo di sindaco, infischiandosene delle leggi.

L’avvocato Pisapia

Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e avvocato di Mimmo Lucano, ha commentato la sentenza sul quotidiano La Repubblica, definendola «ingiustificata e ingiusta» e dicendo che si impegnerà «al suo fianco in appello per arrivare a ribaltare l'esito».

 In oltre 40 anni di Tribunale sostiene di non aver mai visto un verdetto simile, ma si è detto convinto che «non ci siano state interferenze» politiche.

Pisapia segnala anche due motivi processuali per cui la sentenza sarebbe ingiusta, anticipando i motivi d’appello. «Lucano ha ammesso di aver fatto errori di carattere amministrativo, che però eventualmente riguardano il Tar o la Corte dei Conti e non hanno rilevanza penale».

Inoltre lo stesso pm ha modificato l’accusa da vantaggio economico a vantaggio di tipo politico, «ma, anche in questo caso, abbiamo dimostrato come Lucano, che ha rinunciato a essere candidato nel 2018 alle Politiche e nel 2019 alle Europee, ha seguito solo i suoi valori, gli stessi della Costituzione».

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