Wärtsilä, la multinazionale finlandese di motori navali, è stata condannata per condotta antisindacale dal tribunale di Trieste che ha accolto il ricorso presentato dai sindacati contro il licenziamento di 451 operai dello stabilimento di San Dorligo, nel triestino. L’azienda non soltanto dovrà bloccare, dunque, la procedura di licenziamento, ma anche risarcire per danno d’immagine le sigle sindacali pagando a ognuna 50mila euro. 

La vicenda 

A metà luglio 2022 Wärtsilä annuncia l’intenzione di chiudere tutta la produzione a Trieste e delocalizzarla in Finlandia, avviando il licenziamento degli operai metalmeccanici dello stabilimento. «L’Italia e Trieste rimarranno molto importanti per Wärtsilä. Il nostro sito a Trieste si concentrerà su attività di ricerca e sviluppo, vendite, project management, sourcing, servizi e formazione», dicono, in quell’occasione, i vertici dell’azienda.

Una decisione che il segretario nazionale Fiom-Cgil, Luca Trevisan, aveva definito «totalmente inaccettabile». Dello stesso avviso era il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, che non solo condannato «l’atto scellerato» ma anche le modalità con cui la decisione era stata comunicata ai dipendenti, «un collegamento in videoconferenza di pochi minuti». 

I sindacati avevano, dunque, presentato ricorso al tribunale, che oggi ha dato loro ragione.

I commenti alla sentenza 

Il verdetto del giudice è stato accolto con «grandissima soddisfazione» dai rappresentanti sindacali territoriali che lo hanno definito una «sentenza importante» che, entrando a far parte della giurisprudenza, costituirà «un deterrente anche per altre multinazionali». Anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che la decisione del giudice «dimostra che l'approccio di Wärtsilä era sbagliato, come ripetutamente segnalato all'azienda. Siamo contenti per i lavoratori». 

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