È con l’accusa di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi che il pm Giovanni Musarò ha chiesto il fermo di Claudio Campiti per aver ucciso tre donne e ferito gravemente altre quattro persone durante una riunione di condominio all’interno di un bar di Fidene a Roma.

Nel decreto di fermo il pm contesta anche il porto abusivo di armi. Secondo una prima ricostruzione il killer aveva prelevato la mattina dell’11 dicembre una pistola Glock semi automatica al poligono di tiro di Tor di Quinto a Roma, dato che in passato gli era stato negato il porto d’armi.

Le testimonianze e la tentata fuga

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Claudio Campiti è stato trovato in possesso complessivamente 170 proiettili. All’interno del bar ha sparato circa 7-8 colpi di pistola, mentre altri sette erano nel caricatore dell’arma e altri 155 gli sono stati trovati addosso. Oltre ai proiettili con se aveva anche un passaporto e uno zaino contenente denaro liquido – circa seimila euro – e alcuni indumenti di ricambio.

Una volta dentro il bar il killer ha urlato che avrebbe ucciso tutti. Dopo aver sparato i primi colpi l’arma si è inceppata e i presenti sono riusciti a fermarlo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. «Mi sono gettato addosso a lui e l’ho bloccato», ha raccontato agli inquirenti il 67enne che attualmente si trova ricoverato al policlinico Gemelli. «Ha esploso il primo colpo, poi ha esploso il secondo proiettile uccidendo la seconda persona. Ha colpito poi la terza donna. Io ero il quarto, ma sono intervenuto», ha aggiunto il testimone.

«Ho provato a saltargli addosso ma già altri gli si erano buttati addosso. Aveva bloccato la porte e ci ho messo un po’ per far uscire la gente. Se non fosse stato per noi sarebbe stata una strage, aveva 2 caricatori e altre cartucce. Ho visto una ragazza accanto a me che è stata colpita ed è morta», ha detto invece un uomo presente alla sparatoria.

Il movente

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Secondo chi lo conosceva l’uomo aveva cambiato carattere dopo la morte di suo figlio 14enne avvenuta per via di un incidente sugli scii. Le vittime facevano parte del Consorzio Valleverde una organizzazione che gestisce alcune villette nella zona del lago di Turano, nel Lazio. Nella zona c’era anche la casa di Campiti, una struttura rimasta incompiuta e la cui gestione aveva già dato vita a diversi scontri tra il killer e il consorzio, più volte minacciato da quest’ultimo. In un blog l’uomo scriveva del suo rapporto conflittuale con l’organizzazione, che invece si lamentava dei mancati pagamenti di gestione relativi alla sua casa. «Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità», si legge in un post del novembre 2021.

Le reazioni

«Nicoletta era mia amica. Lascia il marito Giovanni e uno splendido bambino di dieci anni, Lorenzo. Con la sua, altre famiglie, alle quali esprimo tutta la mia vicinanza, sono state distrutte», ha scritto su Facebook la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riferendosi a una delle vittime. «L’uomo che ha ucciso queste tre donne innocenti, e ha ferito altre tre persone, è stato fermato e spero la giustizia faccia quanto prima il suo corso. Il poligono dal quale aveva sottratto la pistola (il porto d'armi gli era stato rifiutato) è sotto sequestro», ha aggiunto la premier.

«Gravissimo l’episodio di violenza che sconvolge la nostra città. Tre vite spezzate e feriti gravi per una sparatoria durante una riunione di condominio. Sono in contatto con il Prefetto e domani parteciperò al Comitato per l’ordine e la sicurezza. La mia vicinanza alle famiglie», ha scritto su Twitter, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. 

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