- Non si parla d’altro che della necessaria ripresa del turismo. Ma i sistemi con cui si calcola il “contributo” del turismo al Pil sono fondati su un gigantesco falso ideologico: il turismo, si dice, è un’industria che ha un indotto gigantesco.
- È vero il contrario: un terzo del valore aggiunto generato dal turismo è riconducibile all’utilizzo di case di proprietà per motivi turistici secondo la Banca d’Italia e il dogma dell’attrattività toglie fondi alle produzioni culturali.
- Il ruolo primario attribuito al turismo globale per la ripartenza del paese, anche all’interno del Pnrr, rischia di mettere in secondo piano due questioni: la necessità di trasformare radicalmente la gestione del turismo e di costruire alternative economiche per l’Italia.
Non si parla d’altro che della necessaria ripresa del turismo: per lavoro, per vacanza, per perseguire la salute del corpo e dell’anima. Sindaci e capi di governo sono pronti a usare qualsiasi mezzo perché il turismo si riappropri di fette sempre più grandi del Pil. Riappropriarsi è il termine adatto, e per due ragioni: la prima è che secondo le stime del World Travel & Tourism Council (Wttc) la ricchezza prodotta dal settore turistico si è quasi dimezzata nel 2020, passando da 9,2 trilioni



