Tre combattenti stranieri arruolati nelle forze armate ucraine sono stati condannati a morte da un tribunale della cosiddetta Repubblica popolare di Donetsk, lo stato fantoccio creato dalla Russia nell’Ucraina orientale. Si tratta dei cittadini britannici Sean Pinner e Aiden Aslin e del cittadino marocchino Saadoun Brahim.

Dopo la sentenza, il governo britannico ha detto di essere «profondamente preoccupato». Un portavoce del primo ministro ha ricordato che «in base alla Convenzione di Ginevra i prigionieri di guerra hanno diritto all’immunità e non dovrebbero essere perseguiti per aver partecipato alle ostilità». Il portavoce ha poi aggiunto che il governo britannico «continuare ad agire insieme alle autorità ucraine per assicurarci il rilascio di qualsiasi cittadino britannico che ha servito nelle forze armate ucraine e che è detenuto come prigionieri di guerra». La ministra degli Esteri britannica Liz Truss ha definito il giudizio «una farsa senza nessuna legittimità».

Sono diversi i giornalisti ed esperti che in queste ore scrivono che la sentenza ha soprattutto un valore di scambio e pressione diplomatica e che, con ogni probabilità, non sarà messa in pratica.

I tre sono stati condannati per le loro attività di «mercenari» e per aver compiuto «attività terroristiche». Secondo l’accusa, avrebbero sparato sui civili e causato danni alle infrastrutture della Repubblica popolare.

Si tratta dei primi membri delle forze armate ucraine ad essere condannati per eventi relativi all’invasione iniziata il 24 febbraio. Tribunali ucraini hanno già condannato tre miliari russi per crimini di guerra a pene detentive di varia lunghezza.

Secondo il sito Dna-News, i tre imputati si sarebbero dichiarati colpevoli nel corso del processo, iniziato il 6 giugno. Ora hanno un mese di tempo per ricorrere in appello contro la sentenza, una decisione che tutti e tre avrebbero già preso.

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