La crisi ucraina, il rischio di una guerra tra Russia e Nato e i combattimenti intorno alle centrali nucleari ucraine hanno riacceso in Europa la paura in di un disastro atomico. Cosa c’è di vero e quanto c’è da preoccuparsi?

Chernobyl

La centrale di Chernobyl che nel 1986 è stato teatro del più grave incidente nucleare della storia, è fin dall’inizio del conflitto al centro delle preoccupazioni. L’ultima notizia che la riguarda è la disconnessione dalla rete elettrica ucraina, rilevata questa mattina.

Non è chiaro se sia frutto di danni alla rete elettrica in seguito ai combattimenti o se sia stato un atto intenzionale. In ogni caso, ora i dispositivi di sicurezza funzionano in modalità di emergenza e rischiano di esaurire il carburante che li alimenta nel giro di 48 ore.

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha fatto sapere oggi che questo distacco non deve preoccuparci troppo. La riserva d’acqua impiegata per raffreddare il carburante radioattivo impiegherà molto tempo prima di evaporare tutta e nel frattempo svolgerà il suo ruolo di contenimento. Inoltre, il carburante si trova in una moderna struttura di contenimento che difficilmente consente fughe di materiale radioattivo.

Infine, il reattore numero 4, quello esploso nel 1986, si trova al sicuro sotto la nuova struttura di contenimento terminata nel 2016. L’assenza di energia elettrica significa che sotto l’enorme copertura potrebbe formarsi della condensa che, a sua volta, potrebbe erodere il metallo della struttura. Ma questo problema non porterà ad alcuna diffusione di radiazioni nel breve periodo.

Le altre centrali

Chernobyl ovviamente preoccupa molto poco perché da oltre dieci anni non è più in funzione. Nei pressi della centrale è ancora presenta una grande quantità di materiale radioattivo, ma non c’è un reattore in funzione che rischia di esplodere o prendere fuoco (entrambe circostanze occorse nel 1986).

L’Ucraina ha altre quattro centrali nucleari ancora in funzione, con un totale di 15 reattori. Zaporizhzhia, la più grande, è stata occupata dall’esercito russo la scorsa settimana. I combattimenti intorno alla centrale, ripresi e trasmessi in tutto il mondo da una telecamera streaming, hanno fatto temere molti.

Anche in questo caso però i rischi reali sono stati minimi. I combattimenti sono avvenuti in un edificio secondario, molto lontano dai reattori. Questi ultimi sono custoditi all’interno di enormi strutture di cemento rinforzato e sono, essi stessi, degli oggetti massicci e molto difficili da danneggiare.

Inoltre, nella centrale di Zaporizhzhia c’è pochissima grafite, il materiale di cui era invece pieno il reattore di Chernobyl e che, dopo lo scoppio, alimentò un incendio durato per giorni che a sua volta è stato il principale veicolo della diffusione della radioattività nella vicina Bielorussia e poi in tutta Europa.

Infine, vale la pena sottolineare che le centrali nucleari non sono bombe nucleari pronte ad esplodere. Si può sparare per giorni contro una centrale nucleare senza per questo causare un’esplosione atomica, che è una reazione che si verifica soltanto nelle particolarissime circostanze che si trovano all’interno di una bomba nucleare.

Il peggio che può accadere in caso di attacco e, soprattutto, di incendio prolungato nel tempo all’interno di un reattore, è che si verifichino conseguenze simili a quelle avvenute ai tempi di Chernobyl. Rimane però una possibilità piuttosto remota.

E lo iodio?

Vari media hanno riportato in tutta Europa la notizia di farmacie prese d’assalto da persone in cerca di pastiglie di iodio per proteggersi da un’imminente contaminazione radioattiva. Mentre queste notizie non sembrano sempre estremamente affidabili, è vero che lo iodio ha una funzione protettiva nei confronti dell’avvelenamento da radiazioni.

In sostanza sono semplici pillole che aiutano a evitare che la tiroide assorba iodio radioattivo, una delle principali sostanze disperse in caso di incidenti o fallout nucleari. 

Nonostante la loro utilità in specifiche circostanze, le pillole di iodio non garantiscono protezione contro elevate dosi di radiazioni mortali. 

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