Nel 25esimo giorno di guerra in Ucraina il dipartimento della Difesa americano conferma che in base alle sue informazioni l’offensiva russa è bloccata. Non si fermano però i bombardamenti. A Mariupol, non ci sono notizie delle 400 persone che avevano trovato rifugio in una scuola colpita dalle bombe. Oggi previsti nuovi colloqui di pace tra ucraini e russi, ma l’entusiasmo degli ultimi giorni si è molto raffreddato.

Vittime e rifugiati

Sono almeno 902 i civili uccisi nei combattimenti in ucraina e 1.429 i feriti, secondo l’ufficio per i diritti umani delle Nazioni unite. Questa cifra tiene conto soltanto delle vittime accertate ed è probabile che il vero bilancio sia molto più alto, specifica l’Onu.

Sono invece milioni le persone che hanno abbandonato le loro abitazioni. Sempre secondo l’Onu, il numero totale di ucraini in fuga ha raggiunto i dieci milioni, quasi un abitante del paese ogni quattro. Di questi, oltre 3,3 milioni sono fuggiti all’estero e poco meno della metà sono minori. Gli altri rifugiati si trovano ancora in Ucraina.

Mariupol

La città costiera sotto assedio da quasi tre settimane è uno dei pochi punti dove i combattimenti rimangono intensi. I soldati russi sono ormai penetrati in città, dove si combatte strada per strada. L’amministrazione cittadina ha detto che i combattimenti impediscono di verificare la situazione nella scuola di teatro bombardata venerdì, dove si ritiene avessero trovato rifugio circa 400 persone.

Le autorità locali denunciano anche la deportazione in Russia di parte della popolazione che è riuscita a lasciare la città. Secondo questa versione, i soldati russi fermano gli abitanti fuori città, controllano i loro telefoni e poi li inviano verso il territorio russo.

Zelensky

Ieri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha parlato in video collegamento con il parlamento israeliano. «Perché non proteggete gli ebrei ucraini? Perché non vi siete uniti alle sanzioni?», ha detto Zelensky nel corso di un intervento particolarmente duro. Zelensky è di famigla ebraica e in questi giorni si è spesso consultato con il primo ministro israeliano Naftali Bennett, che ha svolto il ruolo di mediatore tra lui e Putin.

Nel corso di un’intervista alla rete televisiva americana Cnn trasmessa domenica pomeriggio, Zelensky ha insistito di nuovo sulla sua volontà di incontrare personalmente Putin e di trattare direttamente con lui. «Se questi tentativi falliranno, significa che questa guerra è la terza guerra mondiale».

Colloqui di pace

Oggi ci sarà un nuovo incontro in videoconferenza tra i delegati ucraini e quelli russi per cercare di raggiungere un cessate il fuoco. Ieri, il ministro degli Esteri della Turchia Mevlut Cavusoglu ha detto che le due parti «sono vicine a un accordo sulle questioni fondamentali».

La Turchia è uno dei paesi che stanno cercando di fare da mediatori tra Ucraina e Russia. Negli ultimi giorni però, sempre meno esperti e diplomatici condividono l’ottimismo di Cavusoglu.

Mentre la questione dell’adesione alla Nato sembra essere stata risolta, con l’implicita ammissione da parte di Zelensky che l’Ucraina non entrerà a farne parte, rimangono aperte una serie di questioni chiave: lo status del Donbass, quello della Crimea annessa alla Russia e quelli dei territori ucraini che i russi occupano al momento.

Lo stallo

A fare sperare nelle trattative ci aveva pensato anche la situazione dell’esercito russo che dopo quasi quattro settimane di combattimenti molto più duri del previsto non è riuscito a raggiungere nessuno dei suoi principali obiettivi.

Secondo il segretario del dipartimento della Difesa americano Lloyd Austin, la campagna militare russa in Ucraina ha raggiunto una fase «essenzialmente di stallo». Significa che le truppe russe non riescono più ad avanzare e che hanno bisogno di tempo per rifornirsi e organizzarsi.

Analisti ed esperti parlavano da diversi giorni delle difficoltà dell’esercito russo e della pausa di cui aveva bisogno. Quella di Austin, è la prima conferma di alto livello di questa situazione.

Il fronte interno

Domenica è stata anche la giornata in cui il governo ucraino ha dato un giro di vite al fronte interno. Nella notte tra sabato e domenica, Zelensky ha annunciato che undici partiti politici di opposizione «con noti legami con la Russia» verranno sospesi dall’attività fino a che sarà in vigore la legge marziale. La lista include anche i principali partiti di opposizione che hanno partecipato alle ultime elezioni legislative. Non è chiaro cosa significherà nel concreto e nel comunicato Zelensky precisa che dei dettagli della sospensione si occuperà il ministero della Giustizia.

Nel comunicato si precisa anche «le attività dei partiti finalizzate alla secessione o alla collaborazione con l’aggressore non avranno successo, ma riceveranno una dura risposta». In una seconda nota comparsa sul sito della presidenza si parla inoltre dell’unione su «un’unica piattaforma» di tutti i canali televisivi ucraini. Non sono stati comunicati altri dettagli su cosa significhi questa decisione, su cosa comporta e sui tempi nei quali sarà messa in pratica.

 

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