Tra vaccini e quarantene, si riparte in vacanza, ma non è come prima. Quest’anno è previsto che si spostino 41 milioni di italiani, 11 milioni in più rispetto all’anno della pandemia, ma ancora non è stato bilanciato il calo del 2020, che ha segnato una riduzione di 17 milioni di persone rispetto al 2019: in totale 6 milioni in meno di vacanzieri rispetto al pre Covid. Queste le stime del sondaggio “Gli italiani e le vacanze della ripartenza” realizzata da italiani.coop per Robintur Travel Group, la rete di agenzie viaggi Coop.

La crisi economica

Per chi rinuncia anche quest’anno, il primo problema non è il virus, ma la crisi economica che costringe a casa le famiglie o le trattiene dal prenotare. La necessità di risparmiare è infatti il primo problema, indicato dal 38 per cento del campione (l’anno scorso era il 25 per cento), segue l’aumento dei prezzi della villeggiatura (22 per cento) e poi le difficoltà economiche e lavorative direttamente causate dall’emergenza Covid-19, risposta data dal 19 per cento degli intervistati. L’Istat ha segnalato che il 2020 è stato l’anno di maggior povertà dal 2005, il nord ha superato il sud nel numero di poveri, un dato che fa il paio con quello dell’indagine, che vede chi abita nelle regioni meridionali più pronto a partire rispetto all’anno scorso, mentre al nord la ripresa c’è ma è più lenta.

Il clima in relazione alla pandemia tuttavia è più rilassato. Il 19 per cento ha il timore di contrarre il Covid-19, una paura che l’anno scorso invece è stato un freno nel 48 per cento dei casi. Le restrizioni e le regole sono un problema per il 16 per cento degli intervistati. Meno della metà del campione ritiene indispensabile portarsi dietro il gel disinfettante, ed è sceso dal 93 per cento al 62 per cento il bisogno di avere le mascherine.

Tuttavia, secondo quasi tutti è bene che ci siano restrizioni: lo pensa l’87 per cento degli intervistati, in calo solo dell’un per cento rispetto all’anno scorso.

Il richiamo

Il problema del vaccino, prima o seconda dose, è molto avvertito. Tra coloro che non saranno ancora vaccinati, i giovani, e parliamo dei giovanissimi, la cosiddetta Generazione Z che è nata dopo il 1995, non vede l’ora di partire (pronti a farlo l’82 per cento dei casi), ma il 60 per cento varierebbe le date del soggiorno a seconda del richiamo, e quasi la metà –  43 per cento - è pronta a rinunciare a partire. Al contrario i “baby boomers”, ovvero i nati prima del 1964, hanno dichiarato che partiranno nel 68 per cento dei casi – con un aumento sull’anno scorso del 20 per cento – e sono meno disposti a rinunciare: solo 25 per cento dei casi, mentre nel 45 per cento la data del richiamo influenzerà i programmi. Sono tutti d’accordo: l’ideale sarebbe poter fare il richiamo in vacanza. Se fosse possibile lo farebbe l’82 per cento della Generazione Z, il 79 per cento dei Millennials (1981-1994), il 74 per cento della Generazione X (1965-1980) e il 75 per cento dei Baby Boomers. Tuttavia la maggior parte de vacanzieri ritiene che sarà vaccinata (6 su 10).

Stessa Italia stesso mare

Sulle vendite delle agenzie «la necessità di risparmiare – ha spiegato il direttore Ancc Coop, Albino Russo, che ha curato il sondaggio – ha pesato molto». Dopo aver rinunciato alla villeggiatura nell’estate 2020, si torna in viaggio per lo più in Italia e soprattutto verso il mare, anche se le città d’arte iniziano una lenta risalita. Il sondaggio segnala che la meta preferita è la Puglia, seconda la Sicilia e terza la Toscana. Dall’ “Osservatorio” Robintur basato sui dati delle trecento agenzie di viaggi sparse in tutta Italia emerge che le vendite di viaggi sono ripartite in maniera più solida rispetto al 2020. L’Italia è preferita dall’80 per cento dei viaggiatori – Sardegna in testa - mentre si riavvia con slancio il mercato delle crociere, che ha raggiunto quasi il 90 per cento delle vendite del pre pandemia. «Da metà maggio abbiamo recuperato la metà delle vendite del 2019, ci permette di pensare a una ripresa. Importante consolidare questo zoccolo» e adesso «stiamo vendendo quasi quanto il 2019» ha detto l’amministratore delegato di Robintur, Claudio Passuti.

L’estero stenta a ripartire. «I nostri consulenti dedicano ad assistere i clienti e a chiarire i vincoli prima ancora di pensare ai dettagli della vacanza». L’abbassamento delle barriere è fondamentale, dunque di quarantene e divieti. Le agenzie si sono attrezzate con assicurazioni Covid già dall’anno scorso e hanno stipulato convenzioni per i tamponi, «e speriamo nel Green pass».

I sostegni

Pensa di andare fuori dall’Italia solo l’11 per cento degli intervistati, e soprattutto in Unione Europea. Prima meta Grecia, seconda Spagna e terza Francia che «probabilmente hanno rassicurato prima e meglio i vaggiatori» ha spiegato Russo. Per il 2022 il 21 per cento degli intervistati sogna l’America: nell’ordine Stati Uniti, Caraibi e Cuba. Il 18 per cento l’Asia, e nello specifico al primo posto le Maldive. Nella prossima stagione sperano di andare oltre confine 4 italiani su 10.

Nonostante i buoni auspici, per il momento il settore è ancora in forte sofferenza. Il presidente di Robintur, Stefano Dall’Ara, ha chiesto che il governo e soprattutto il ministro del turismo, il leghista Massimo Garavaglia, facciano due conti. Rispondendo a Domani ha spiegato: «L’anno scorso eravamo in attesa e poi si è concretizzato un aiuto importante. Ad agosto il consiglio dei ministri deliberò un sostegno di quasi 650 milioni per il periodo febbraio luglio 2020, un periodo devastante. Poi siamo rimasti fermi lì», e ha proseguito: «La nascita del nuovo ministero – creato dal governo Draghi, ndr - ha sicuramente rallentato. Capisco le difficoltà di Garavaglia e del suo team, ma quello che chiediamo ora è che vengano assegnati al mondo del turismo risorse importanti per fronteggiare questo 2021 che, ricordiamo, è partito malissimo». Per andare avanti non basta la ripartenza, «resta un problema di sostenibilità» ha detto Russo.

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