Il ministro delle Imprese è intervenuto sulla vicenda della scorta, che ha fatto saltare la fila al check in di Fiumicino alla moglie Sokhnenko come denunciato in un filmato sui social dall’attore romano: «È stata minacciata, al Mimit è arrivata una lettera minatoria con due proiettili»
«Sono costretto a rivelarle che, in data 27 ottobre 2023, è giunta al Mimit una lettera minatoria con due proiettili in cui si faceva esplicito riferimento alla possibilità di colpire mia moglie». A scrivere è il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che indirizza a Repubblica la sua replica sulla vicenda di sua moglie Olga Sokhnenko, accompagnata insieme al figlio di 7 anni al check in del suo volo all’aeroporto di Fiumicino, martedì 15 luglio, dal ministro e dalla scorta.
Il caso era montato sull’onda della videodenuncia di Luca Zingaretti. Sui suoi social, l’attore aveva raccontato di aver visto «la moglie di un politico nazionale» che superava la fila del check in affiancata dalla scorta. «Ma anche per andare in vacanza? – si chiede l’attore – Ma vergognatevi!».
Da quel momento, sotto al video dell’attore romano si sono accumulate centinaia di commenti di utenti – e anche di diversi politici – che chiedevano a Zingaretti di fare nome e cognome del «politico nazionale» al centro della vicenda. Ma l’attore non ha mai risposto, né ha rivelato altri dettagli ai giornalisti. L’identità di Urso è stata poi svelata in serata.
La risposta del ministro
Consultato sulla vicenda, il ministro aveva in un primo momento raccontato di aver accompagnato Sokhnenko e suo figlio in aeroporto prima di andare al ministero. «È compito della scorta la valutazione delle condizioni di sicurezza. Mi rammarico se questo possa aver recato disagio ad altri», ha risposto Urso in un’intervista a Repubblica.
Il ministro dice di essere stato vicino a sua moglie quando la scorta l’ha fatta passare avanti: «Avevo un incontro importante (il tavolo sull’ex Ilva, ndr), quindi ho trascorso tutto il tempo al telefono per preparare ogni cosa al meglio».
Ora, con la sua lettera, Urso aggiunge un ulteriore tassello alla vicenda raccontando delle minacce, ma continuando a spostare la responsabilità della decisione in capo alla scorta. La lettera minatoria ricevuta dal ministero «faceva riferimento a decisioni precedentemente assunte, sostenendo di conoscere luoghi di residenza e abitualmente frequentati, nonché altri inquietanti elementi che mi hanno imposto di non rendere pubblica la denuncia» continua Urso. Di conseguenza, «io e mia moglie abbiamo deciso di mantenere una particolare discrezione e cautela».
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