Ieri mattina, mentre era ospite a un convegno di Confindustria, il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha lanciato una sfida diretta al governo di Mario Draghi e al suo commissario straordinario al Covid-19, il generale Francesco Figliuolo.

«Una volta completate le vaccinazioni agli ultra 80enni e alle fasce fragili, in Campania non intendiamo procedere esclusivamente per fasce d’età», ha detto De Luca.

In risposta il commissario Figliuolo, che venerdì aveva pubblicato una nuova ordinanza per ribadire che le regioni devono vaccinare prima i più anziani, ha diffidato la Campania dal proseguire su questa strada.

Lo scontro sul piano vaccinale che covava da mesi e che il presidente del Consiglio Draghi aveva fino a oggi cercato di evitare, rischia così di esplodere nel momento meno opportuno.

La situazione dei vaccini

L’Italia è uno dei paesi europei che è più indietro nella vaccinazione degli anziani, le persone maggiormente a rischio di subire gravi conseguenze dal Covid-19.

È una situazione in parte dovuta alla decisione del ministero della Salute di dare priorità alla vaccinazione di tutto il personale sanitario e alle categorie ritenute prioritarie, come insegnanti e forze dell’ordine. Ma anche le regioni sono state accusate di privilegiare alcune categorie e di vaccinare persone più facili da raggiungere degli anziani, così da non perdere posti nelle classifiche di chi sta vaccinando più in fretta.

Da settimane il presidente Draghi ripete invece l’importanza di vaccinare seguendo l’ordine di priorità legato all’anzianità. «Basta vaccinare chi ha meno di 60 anni», ha ripetuto nel corso di una conferenza stampa giovedì scorso.

Il giorno dopo, il commissario Figliuolo ha tradotto in pratica questa richiesta con un’ordinanza destinata alle regioni in cui viene ribadita l’importanza di procedere seguendo l’ordine prioritario dell’età. Ma per il governo non è semplice imporre criteri di vaccinazioni alle regioni. Nonostante diverse sentenze della giustizia amministrativa abbiano confermato che nell’attuale situazione di emergenza l’ultima parola spetta allo stato centrale, le regioni esercitano un controllo diretto sulle strutture sanitarie che somministrano i vaccini e hanno quindi ampi margini di autonomia.

Le richieste del presidente

Ieri De Luca ha detto che nella sua regione la priorità delle vaccinazioni sarà decisa in base ai «settori economici» ritenuti più importanti. Ad esempio sarà data la priorità alla vaccinazione di chi lavora sulle isole e nelle aree costiere turistiche. Dopo si passerà ad altre categorie economiche ritenute rilevanti, senza tenere conto dell’età.

«Una cosa è il rigore, altro è la stupidità – ha detto De Luca – lavoreremo anche sui settori economici perché se decidiamo di andare avanti solo per fasce d’età, quando avremo finito le fasce d’età l’economia italiana sarà morta».

De Luca ha anche minacciato di non partecipare più agli incontri con i rappresentati del governo se la Campania non riceverà dosi aggiuntive di vaccino. «Se per aprile non arrivano in Campania i 200mila vaccini in meno che ci hanno sottratto nei tre mesi che abbiamo alle spalle prenderemo misure clamorose», ha detto De Luca.

Il presidente si riferisce al fatto che fino alla fine dello scorso marzo le dosi di vaccino erano distribuite alle regioni sulla base del numero di anziani e altre categorie prioritarie residenti sul territorio. La Campania è la regione più giovane d’Italia e per questo ha ricevuto meno vaccini in proporzione alla popolazione.

In base ai nuovi accordi tra stato e regioni raggiunti a marzo, le dosi mancanti dovrebbe essere compensate da maggiori forniture che d’ora in poi saranno distribuite solo sulla base della popolazione.

Guerra fredda, guerra calda

Fino a oggi Draghi si è sempre mosso con grande diplomazia, cercando di evitare uno scontro diretto con le regioni. «Sono molto incoraggiato dal clima di collaborazione che c’è sulle vaccinazioni», aveva detto la scorsa settimana. Il governo, sosteneva, «sta lavorando molto bene con le regioni» con le quali c’è un «clima di cooperazione».

La dura diffida pubblica dal generale Figliuolo in risposta a De Luca rappresenta invece uno dei momenti di confronto più duro con le regioni da quando si è insediato il nuovo governo.

La questione è complessa dal punto di vista legale. Il commissario Figliuolo possiede il potere di emanare ordinanze sull’emergenza in base al decreto legge che il marzo scorso ha istituito il commissario straordinario. L’ordinanza di venerdì, che impone di rispettare le priorità sull’età, è vincolante e dopo la sua pubblicazione diverse regioni hanno sospeso la vaccinazione di insegnanti e forze dell’ordine.

Per il momento quella di De Luca è invece un’indicazione non sostenuta da atti formali. Se dovesse essere messa in pratica, Figliuolo potrebbe arrivare fino al punto di commissariare la gestione del piano vaccinale regionale.

Se invece il presidente della Campania decidesse di inserire le sue indicazioni in un’ordinanza, si genererebbe un conflitto gerarchico tra l’ordinanza di Figliuolo e quella regionale. Il conflitto andrebbe risolto in un tribunale amministrativo e, in base a una serie di orientamenti emersi nell’ultimo anno, sembra probabile che alla fine sarebbe il governo a spuntarla. Resta da vedere se Draghi deciderà di cambiare il suo atteggiamento conciliante e di entrare in conflitto diretto con uno dei più popolari, e turbolenti, presidenti di regione italiani.

 

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