«L’imperativo categorico è accelerare». Il commissario straordinario al Covid-19, generale Francesco Figliuolo ha annunciato questa settimana i nuovi obiettivi di vaccinazione. Secondo il generale, bisogna assolutamente «superare le 500mila vaccinazioni al giorno», il precedente obiettivo raggiunto a fine aprile (e successivamente quasi mai replicato). Potenzialmente, dice, si può arrivare a un milione di somministrazioni al giorno entro giugno.

Per raggiungere l’obiettivo ha deciso di aprire le prenotazioni ai 40enni e di dare il via libera alle vaccinazioni di massa nelle isole e, presto, nelle aziende e nelle località turistiche.

Nel frattempo, più di 5 milioni e mezzo di persone a rischio, soprattutto ultra 60enni, sono ancora in attesa della prima dose. Vaccinare in fretta e vaccinare bene rimangono obiettivi difficili da conciliare per il nostro sistema sanitario e mentre il commissario allarga le vaccinazioni a fasce d’età sempre più giovani nel tentativo di raggiungere i suoi obiettivi, i settantenni e i sessantenni italiani continuano a essere meno protetti dei loro coetanei che vivono in altri paesi europei.

Gli obiettivi

Il commissario Figliuolo ha sempre puntato molto sul raggiungimento di una serie di traguardi simbolici. Nel suo piano vaccinale del 13 marzo si parlava di raggiungere 210mila somministrazioni al giorno nella settimana tra il 10 e il 16 marzo, 300mila in quella tra il 17 e il 23 e 500mila in quella tra il 14 e il 20 aprile.

A causa della mancanza di dosi, questi traguardi, tranne il primo, sono stati tutti mancati. Soltanto il 30 aprile, ad esempio, è stato possibile arrivare a 500mila vaccinazioni in un giorno promesse da Figliuolo. Si è trattato di un risultato ottenuto una tantum e raggiunto grazie a un’accelerazione improvvisa delle somministrazione da parte delle regioni più virtuose, che in quell’occasione hanno ulteriormente allargato il divario con quelle più in difficoltà. Da allora, la media di somministrazioni giornaliere è scesa, attestandosi intorno o poco sopra le 450mila vaccinazioni al giorno.

Escamotage

Le dosi in arrivo sono in aumento, ne sono attese 25 milioni nel corso del prossimo mese. Il commissario teme che agli attuali ritmi le regioni non riusciranno a somministrarle abbastanza in fretta e ha così deciso una serie di nuove misure per rendere più facile il loro lavoro.

La più importante è l’apertura delle prenotazioni per la fascia d’età degli ultra 40enni a partire dal 17 maggio. Il commissario ha anche annunciato che d’ora in poi le regioni più rapide a vaccinare riceveranno un surplus di dosi preso dagli stock delle regioni in ritardo. Dalla struttura del commissario specificano che si tratta di un «anticipo» di future consegne sulla base di criteri «meritocratici».

La settimana scorsa, inoltre, è iniziato il programma di vaccinazione delle isole minori, fortemente voluto da comuni e da alcune regioni (e contrastato da altre, che lo considerano un modo di velocizzare la vaccinazione di alcune prestigiose località turistiche).

I problemi

Più cresce il numero di vaccinati in una certa fascia d’età, più le somministrazioni rallentano. È un problema che paesi più avanti di noi nelle vaccinazioni, come Israele, Stati Uniti e Regno Unito, hanno già dovuto affrontare. All’inizio di una campagna si vaccina in fretta. Poi, inevitabilmente, si arriva alle persone che abitano in aree remote, a quelle che hanno difficoltà a spostarsi e quelle che sono scettiche nei confronti del vaccino.

Un sistema sanitario con risorse limitate a un certo punto è costretto a decidere se concentrare le energie sugli appartenenti alle fasce più fragili più difficili da raggiungere, o se allargare la platea di chi si può vaccinare, così da mantenere alti i ritmi di somministrazione.

Il commissario Figliuolo ha cercato di fare entrambe le cose. Ha chiesto alle regioni di rispettare le priorità di vaccinazione di anziani e fragili, al punto da sospendere la vaccinazione degli insegnanti, ma ha anche imposto quote giornaliere di vaccinazioni sempre più alte e ha consentito un allargamento crescente della platea di chi si poteva vaccinare. Alla fine, il pendolo ha finito con lo spostarsi decisamente a favore della rapidità, piuttosto che della precisione.

Oggi, quasi mezzo milione di ultra ottantenni, un milione e mezzo di settantenni e quasi 4 milioni di sessantenni, sono ancora in attesa della prima dose di vaccino. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ecdc, in Italia abbiamo vaccinato il 71 per cento dei settantenni e circa il 45 per cento dei sessantenni. In Francia le percentuali sono 79 e 58 per cento. In Spagna 92 e 74 per cento.

Come ha scritto la Fondazione Gimbe nel suo ultimo rapporto «la copertura degli over 60 è complessivamente insufficiente». A loro bisogna aggiungere gli ultrafragili, persone così ammalate da essere costrette a rimanere in casa, che, come ha scoperto Domani, sono state trascurate in molte regioni e a migliaia sono ancora in attesa di vaccino. Persino nelle Rsa, le strutture con la maggior priorità in assoluto, i cicli di vaccinazione non sono completi e circa 1.500 vaccini vengono ancora distribuiti ai loro ospiti ogni giorno.

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