C’è un documento dell’antiriciclaggio in cui emerge il nome di Vannia Gava, la nuova sottosegretaria in quota Lega Salvini al ministero della Transizione ecologica.

In uno dei primi numeri di questo giornale vi abbiamo raccontato il metodo Lega emerso da alcune relazioni dell’antiriciclaggio, che passa ai raggi x i flussi finanziari sui conti della Lega, al centro di numerose inchieste delle procure che stanno cercando di fare luce sulle anomalie delle finanze leghiste.

Giroconti che hanno destato più di un sospetto. Si tratta di quelli in cui i soldi passano dalle casse del partito alle tasche di deputati e senatori.

«Meno tasse»

«Si evidenziano reiterati accrediti di bonifici disposti da parlamentari della stessa Lega, con causali quali “erogazione liberale”, e successiva restituzione delle somme all'ordinante con causale “restituzione prestito infruttifero”», si legge nella relazione che sintetizza alcune segnalazioni di operazione sospette (Sos) arrivate agli uffici dell’antiriciclaggio di Banca d’Italia.

Al riguardo, lo stesso istituto bancario che ha fatto la segnalazione, riferisce che «probabilmente tali giri di fondi sono finalizzati alla fruizione di sgravi fiscali.

Qui l’inchiesta integrale: Dai conti della Lega 600 mila euro ai suoi deputati. L'antiriciclaggio: bonifici e «giri di fondi per pagare meno tasse»

Gava presente

A conferma del sospetto i detective dell’antiriciclaggio fanno riferimento a un bonifico di 20mila euro dell’8 agosto 2018 che la Lega fa a favore «della deputata Vannia Gava, con causale “restituzione prestito infruttifero”». Un versamento che «addirittura precede di due giorni», si legge nella segnalazione, «il bonifico di pari importo disposto dalla stessa parlamentare a favore della Lega».

Gava è friulana, sottosegretaria all’Ambiente del primo governo Conte e in commissione Bilancio nel Conte bis e ora la nomina di sottogoverno nel nuovo ministero della Transizione ecologica.

Spulciando il suo 730 per l’anno 2018 pubblicato sul sito della Camera, si scopre che ha detratto, alla voce “oneri e erogazioni liberali”, poco più di 8mila euro.

Sgravi fiscali che Gava ha negato nonstante siano scritti su documenti ufficiali: «Sono stati semplicemente restituiti a me dal partito, in quanto ero stata io stessa, attingendo alle mie risorse personali a prestarli alla Lega per affrontare la campagna elettorale», aveva risposto Gava ai giornali locali dopo l’inchiesta di Domani: «Non ho ottenuto alcuno sgravio fiscale da quelle operazioni: è tutto trasparente, si trattava di un prestito infruttifero al partito che mi è stato restituito». 

Secondo il documento, in pratica, sfruttando una legge del febbraio del 2014 che consente a chi eroga soldi a partiti, onlus e associazioni di scaricare dalle tasse il 26 per cento della donazione (fino a un ammontare massimo di 30 mila euro annui), il partito di Salvini avrebbe messo in piedi un sistema per far girare soldi sul conto e permettere nel contempo ad alcuni suoi parlamentari di ottenere sconti fiscali su somme donate che, di fatto, che tornavano al mittente.

Non è l’unica

Nei documenti dell’antiriciclaggio l’elenco di chi versa e riceve è lungo. C’è per esempio anche Giancarlo Giorgetti, il mediatore che ha portato la Lega nel governo Draghi e che ha ottenuto per lui l’importante poltrona dello Sviluppo economico. 

Contattato da Domani ai tempi dell’inchiesta giornalistica ha risposto: «Non ho mai percepito alcun compenso per incarichi o prestazioni dalla Lega. I bonifici in arrivo sono solo il rimborso di un prestito infruttifero». Come mai i parlamentari prestano soldi al partito? Giorgetti è stato evasivo ai tempi: «Immagino che le banche non dessero il fido alla Lega. Però deve chiedere al tesoriere». 

All’epoca avevamo chiesto anche a Centemero, che però non ha mai risposto. 

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