Da almeno un decennio gli scienziati sanno che il livello relativo del Mare Mediterraneo aumenterà alla stessa velocità degli oceani, con conseguenze letali per Venezia se qualora non si intervenga tempestivamente: in vista del vertice sulla crisi climatica Cop26, l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti rivolge un appello al premier Mario Draghi affinché si adottino le misure necessarie a fermare il disastro. L’appello è stato condiviso dal premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk. 


Signor presidente del Consiglio,  nella primavera del 2009 ho trascorso un semestre insegnando letterature comparate all'Università Ca' Foscari di Venezia. Non dico questo solo perché la bellezza di ciò che mi circondava ha fatto sì che quelli diventassero i giorni più magici della mia vita; lo dico perché sappia che parlo come qualcuno che ha vissuto e lavorato a Venezia, e che si rivolge a Lei, come veneziano, dall'interno della città stessa. Queste parole accorate non sono solo quelle di un uomo che da sempre risiede a Istanbul, ma sono anche quelle di un veneziano.  

Signor Presidente del Consiglio, il futuro di Venezia è nelle sue mani!

Ogni mattina, mentre andavo a Ca' Foscari, prendevo una gondola da San Samuele a Ca' Rezzonico e camminavo fino a Ca' Macana, dove sorseggiavo un caffè nel tranquillo mattino primaverile riflettendo sul perché trovassi questa città così affascinante e, mentre tenevo le lezioni nella sala a specchi di un grande palazzo, mi veniva in mente che conservare la Storia e proteggere il passato sono tra le più grandi virtù dell'umanità.

Dopo la lezione, le mie gambe prolungavano di loro iniziativa il viaggio di ritorno a casa, a Palazzo Malipiero, e mi ritrovavo sulla strada per Rialto. Come sempre, mi perdevo nei vicoli di Do Draghi o di San Pantalon o vicino alla Chiesa di San Tomà tanto che, quando lasciavo quelle calli tortuose e raggiungevo il Ponte di Rialto, erano già passate alcune ore. 

© Lorenzo Masi LaPresse

In quei due mesi avevo memorizzato il percorso da Rialto al Palazzo in cui alloggiavo, eppure ogni giorno attraversavo quelle stesse strade come se fosse la prima volta - il passo tranquillo, lo sguardo pieno di meraviglia - e ogni tanto riuscivo a perdere l'orientamento anche in quel breve tragitto. Perché, come avrei capito più tardi, perdersi per le strade di Venezia non è una questione geografica, ma un'esperienza inquietante come la sensazione di perdersi nella Storia.

Sotto l’effetto di questa sensazione e di questa trasformazione metafisica, cominciavo a recitare i nomi dei luoghi che vedevo come se fossero i versi di una poesia che mi era venuta spontanea. 

«Ecco, Santa Maria della Salute!», mi dicevo. «C’è il Teatro La Fenice dove ho tenuto quel discorso... Quella è la Chiesa della Madonna dell'Orto... Il Ponte dell'Accademia, l'Isola di San Giorgio Maggiore, Palazzo Santa Sofia... Piazza San Marco... La Chiesa di San Zaccaria, il Museo Correr...».

A volte leggevo i libri di scrittori che avevano visitato Venezia molti anni prima di me e sognavo a occhi aperti durante le mie interminabili passeggiate. Qui c'era il Palazzo Mocenigo, dove aveva soggiornato Lord Byron. Il protagonista di Morte a Venezia di Thomas Mann doveva aver preso un vaporetto come questo alla partenza dal Lido. Qui c'era il palazzo che aveva ospitato Henry James, il cui romanzo Il Carteggio Aspern è uno dei libri più belli che siano mai stati ambientati a Venezia.

Ma come lei sa, signor presidente del Consiglio, il miglior "romanzo veneziano" di tutti i tempi è stato scritto da un autore italiano, Italo Calvino. Le sue vicende si svolgono altrove. Ne Le Città Invisibili, il veneziano Marco Polo racconta all'imperatore cinese, Kublai Khan, tutte le città che ha visto nel suo viaggio da Venezia a Pechino.

Ma i lettori attenti, e quelli come me che si dilettano a perdersi nei labirinti e nella Storia di Venezia, capiranno dalle descrizioni delle torri, dei panni stesi ad asciugare nelle calli anguste, e da tanti altri segni, che ogni città che appare nel libro è, in realtà, Venezia stessa.

Certo! Un'idea del genere solo un italiano poteva averla! E allora, ispirandoci al grande Italo Calvino, dichiariamo:

Venezia è Pechino... Venezia è Boston, Venezia è Kyoto, Venezia è Calcutta, Venezia è San Pietroburgo, Venezia è Madrid, Amburgo, Parigi e Istanbul. Salvare Venezia è salvare tutta l'umanità e ogni città del mondo… Lagos, Cairo, San Paolo, New York e Hong Kong.

La decisione che lei sta per prendere, signor presidente del Consiglio, non salverà solo Venezia.... Servirà anche come esempio per tutta l'umanità e mostrerà a tutti noi che salvare e conservare le nostre città significa anche salvare le nostre memorie e le nostre identità e, soprattutto, preservare esempi unici dei diversi modi in cui si puo' essere umani.

Signor primo ministro, il futuro di Venezia e di ogni altra città invisibile del mondo è nelle sue mani!

© Orhan Pamuk, 2021


Scritto in sostegno dell’appello a Mario Draghi dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

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