Caso Almasri, verbali inutilizzabili e garanzie violate: ecco la difesa di Bartolozzi

Da cappio al collo del governo, il caso Almasri potrebbe diventare un boomerang per le toghe e proprio nei mesi caldi in cui si vota la riforma della giustizia. Secondo fonti di centrodestra, a questo starebbe lavorando Giulia Bongiorno nel costruire la linea difensiva, nelle vesti di avvocata non solo di Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, ma anche della capo di gabinetto Giusi Bartolozzi. La strada è quella di trasformare Bartolozzi, da anello debole in quanto l’unica senza la copertura dell’incarico di governo, a cavallo di Troia per scardinare la linea dell’accusa. I silenzi sul libico Almasri. L’atto di accusa contro il governo La strategia La strategia è sottile, tutta processuale e si articola su più livelli. Per capirla bisogna rimettere insieme i pezzi. I ministri e il sottosegretario sono indagati dal Tribunale dei ministri per rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento per aver aiutato Almasri, con la loro inerzia, a sottrarsi alle investigazioni della Corte penale internazionale. Bartolozzi invece è indagata dalla procura ordinaria di Roma per false dichiarazioni al pm, con riferimento alla ricostruzione dei fatti da lei fornita davanti al Tribunale dei ministri: «Una versione da ritenere sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace». Questa ricostruzione tiene separate le condotte di Bartolozzi e dei ministri. Così si evita il concorso e quindi l’attrazione della posizione di Bartolozzi sotto il tribunale dei Ministri, che per procedere ha bisogno dell’autorizzazione della Camera. Secondo la difesa – e questo è il primo passo – la posizione di Bartolozzi non avrebbe invece dovuto essere scorporata da quella dei ministri perché sono gli stessi magistrati ad attribuirle un ruolo centrale nelle omissioni che hanno portato al rimpatrio di Almasri. Dunque avrebbe dovuto prevalere il profilo sistematico della sua condotta e Bartolozzi avrebbe dovuto essere “indagata laica” nel procedimento davanti al tribunale dei Ministri. Del resto, Nordio ha sempre mantenuto la linea della copertura degli atti di Bartolozzi, attribuendoseli in quanto vertice del ministero. Di qui la principale via difensiva: far sì che la Camera si attivi mediante la Giunta per le autorizzazioni a procedere, sollevando conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta e così sperando di riportare Bartolozzi sotto l’ombrello del tribunale per i ministri. In questo modo, servirebbe il sì della Camera per procedere anche nei suoi confronti e la maggioranza schiacciante di centrodestra è la miglior garanzia per tutti gli indagati. Caso Almasri, le manovre della maggioranza per evitare il processo a Bartolozzi Dichiarazioni indizianti Allo studio, però, c’è anche una seconda linea difensiva molto più ingegnosa. Leggendo la domanda di autorizzazione a procedere a carico dei ministri presentata alla Camera dal tribunale di Roma, emergono le dichiarazioni di Bartolozzi ai pm. La capa di gabinetto viene sentita come persona informata sui fatti riguardanti Almasri ed è proprio in questa posizione che le sue dichiarazioni la inguaiano: sono «inattendibili e mendaci» ma sostanziano anche il suo ruolo attivo nella vicenda, per non aver sottoposto al ministro la bozza del provvedimento su Almasri. Qui si impernia la mossa della difesa: Bartolozzi, con quelle parole, sta rendendo dichiarazioni indizianti. Ovvero, sta dicendo cose dalle quali emergono indizi di reità a suo carico. Quantomeno emergono gli indizi di un possibile suo coinvolgimento nel permettere la fuga di Almasri. Questo, però, avrebbe dovuto costringere i giudici a sospendere tutto: secondo l’articolo 63 del codice di procedura penale, infatti, se una persona non imputata rischia di autoaccusarsi, l’autorità giudiziaria ha l’obbligo di «interrompere l’esame, avvertendola che a seguito di tali dichiarazioni potranno essere svolte indagini nei suoi confronti e la invita a nominare un difensore». Quando è stata sentita Bartolozzi era senza difensore, ma dopo le sue parole autoindizianti i giudici avevano l’obbligo di interrompere l’audizione. Invece, questa garanzia difensiva a Bartolozzi non è stata data. Con un effetto devastante: di rendere potenzialmente inutilizzabili tutte le dichiarazioni indizianti da lei rese. A sostegno di questo, c’è costante e anche recente giurisprudenza della Cassazione secondo cui l'inutilizzabilità prevista dall'articolo 63 «ricorre anche in caso di dichiarazioni rese nella fase delle indagini da chi, sin dall'inizio dell'esame o dopo l'emersione di indizi a suo carico nel corso di tale atto, senza che lo stesso sia stato interrotto, avrebbe dovuto essere sentito in qualità di indagato o imputato di reato connesso o di reato collegato». Proprio il caso della capa di gabinetto, secondo la linea della difesa. Le bugie su Almasri. Bartolozzi è indagata ma Nordio la difende Le conseguenze Se accolta, questa eccezione di inutilizzabilità farebbe saltare buona parte delle dichiarazioni di Bartolozzi, ma complicherebbe anche per i pm la dimostrazione del reato di false informazioni. Non solo, però: offrirebbe un’arma politica contro i magistrati che, pur di inguaiare i ministri e la stessa Bartolozzi, non avrebbero rispettato le sue garanzie difensive. Argomento allusivo, ma di sicuro impatto mediatico per adombrare la volontà persecutoria a carico del governo. In questo modo, proprio la posizione più fragile nella spinosa vicenda Almasri potrebbe diventare l’arma in mano alla difesa per scardinare – almeno processualmente – le accuse. Caso Almasri, scontro sul relatore. La destra: va archiviato tutto