«Con la presente le comunichiamo il recesso della nostra società dal rapporto di lavoro con lei intercorrente con effetto immediato». Bastano poche righe per comunicare il licenziamento ai 340 lavoratori dello stabilimento Whirlpool di Napoli. Le prime raccomandate, firmate dal responsabile delle risorse umane del ramo europeo del gruppo, sono state inviate il 3 novembre ai dipendenti dell’azienda. 

I licenziamenti sono partiti dopo che martedì sera, durante l’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico sulla crisi del sito produttivo campano, il governo ha formalizzato a Fim, Fiom e Uilm che non sarà possibile garantire la «continuità lavorativa»: il contrario di quanto era stato promesso dal ministero del Lavoro il 19 ottobre.
 

L’incontro al Mise

Il sindacato aveva chiesto che i lavoratori fossero «trasferiti» a un altro datore di lavoro, in modo da non interrompere retribuzioni e contratti. I sindacati speravano nell’individuazione di un’entità ponte che assumesse i lavoratori in attesa che l’ipotesi di un nuovo consorzio prospettata al tavolo di crisi diventasse realtà. Ma il governo ha chiarito che questo passaggio non sarà possibile.

Da qui l’accelerazione nell’invio delle lettere di licenziamento, con Whirlpool che ha deciso di non attendere il pronunciamento del giudice sul ricorso presentato dalle sigle dei metalmeccanici per comportamento antisindacale.

Le manifestazioni di interesse

Sempre durante l’incontro di martedì al Mise, la vice ministra Alessandra Todde ha parlato di «varie manifestazioni di interesse» per risolvere la vertenza: «Il governo sta vagliando le proposte non unicamente in base alle assunzioni, ma al fine di scegliere chi possa rispettare il piano industriale», ha detto Todde. Al tavolo hanno partecipato il ministero del Lavoro, Invitalia, Regione Campania e i sindacati, mentre non era presente la società.

Nelle lettere di licenziamento l’azienda conferma che «restano confermate le offerte di un incentivo all’esodo pari a 85.000 euro o in alternativa il trasferimento presso l’unità produttiva di Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese». Le offerte prevedono la rinuncia ai ricorsi contro i licenziamenti. Un’assemblea di fabbrica è stata indetta per giovedì mattina.

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