- Chi lo segue da prima che arrivasse la botta di gloria nazionalpopolare avrà notato una venatura esotica, nella romanità radiosa di Matteo Berrettini e in quell’aprirsi al prossimo con un sorriso che conquista.
- Il primo finalista italiano nella storia di Wimbledon è un italianissimo frullato di culture e approcci alla vita in cui si ritrovano tratti del territorio, come la ricerca della cucina italiana anche in capo al mondo e quella leggerezza nel vivere il momento che altrove, più che in occidente, si tramanda fin da piccoli.
- Il percorso di Berrettini dal Nuovo Salario, dove mamma gestiva un negozio di sigarette elettroniche, alla finale di Wimbledon è un cammino che pullula di scelte. Anzi, no: su tutto, origina da un potenziale raro.
Chi lo segue da prima che arrivasse la botta di gloria nazionalpopolare avrà notato una venatura esotica, nella romanità radiosa di Matteo Berrettini e in quell’aprirsi al prossimo con un sorriso che conquista. Forse lo sguardo scuro e intenso, oppure il casco di capelli alla Toninho Cerezo, edizione Mondiali 1982 – un richiamo che oggi ha il suo perché, volgendo il pensiero a Wembley. O quelle dediche talora un po’ strampalate, scarabocchiate a pennarello sull’obiettivo della telecamera do



