Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza d'appello, presidente del tribunale Raimondo Loforti, giudici Daniela Troja e Mario Conte


In ordine a Grado non può essere trascurato che con sentenza definitiva (acquisita agli atti del presente giudizio all'udienza del 30 ottobre 2012) relativa alla strage di Viale Lazio, il G.U.P. del Tribunale di Palermo del 12 dicembre 2008 aveva espresso un giudizio positivo sull'attendibilità intrinseca ed estrinseca del collaborante, concedendogli l'attenuante della collaborazione di cui all'art. 8 D.L. 13.5.1991, n. 152.

Nel corso della sua deposizione testimoniale (v. trascrizione dell'udienza del 30 ottobre 2012) resa nel presente giudizio di rinvio, Grado - dopo avere riferito fatti che erano caduti sotto la sua diretta percezione o che aveva appreso da altri esponenti mafiosi ed avere spiegato le ragioni della propria collaborazione e cioè che non credeva più in "cosa nostra" che aveva coinvolto nelle " stragi'' " donne, bambini", escludendo che dette ragioni fossero state dettate da motivi di convenienza personale ( stava invero per concludere il periodo di detenzione in carcere), ha affermato, con una particolare enfasi, alcune circostanze che ne . hanno irrimediabilmente annullato l’attendibilità soggettiva.

Richiamando, seppur brevemente le dichiarazioni, va ricordato che il collaboratore - fratello di Antonino Grado, uomo d'onore della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù a capo della quale vi era Stefano Bontade e che aveva guidato l'auto con la quale Di Carlo, Teresi, Cinà e lo stesso Bontade si erano recati all'appuntamento a Milano nel 1974 con Dell'Utri e Berlusconi - ha dichiarato che nel 1969 era entrato ritualmente a fare parte della suddetta famiglia; aveva iniziato il suo percorso di collaborazione da dieci anni e si era accusato di delitti per i quali non era neppure indagato; aveva partecipato inoltre alla strage di Viale Lazio avvenuta il 1 O dicembre 1969 con Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella, Emanuele D'Agostino e Damiano Caruso; si era reso responsabile degli omicidi di "tanti rappresentanti" della famiglia mafiosa dei corleonesi nell'ambito della guerra di mafia iniziata dopo la morte di Stefano Bontade, avvenuta il 23 aprile 1982.

Ha precisato che la rottura con i corleonesi era avvenuta dopo " la scarcerazione del processo dei 114" e che era stato lui a dire a Stefano Bontade e Gaetano Badalamenti di eliminare Salvatore Riina " perché spadroneggiava". Ha poi evidenziato che il fratello Antonino, scomparso "a lupara bianca" e che viveva a Milano, era uno dei più grandi "trafficanti di eroina"; il "boom" del commercio di detta sostanza era stato nel 1970 ed il fratello aveva continuato a trafficare fino a quando non era scomparso nel 1984.

Grado nel corso della sua deposizione ha in primo luogo dimostrato di conoscere fatti rientranti a pieno titolo nelle vicende oggetto del presente procedimento (l'assunzione di Vittorio Mangano ad Arcore, il coinvolgimento di Gaetano Cinà in detta vicenda ed il ruolo di quest'ultimo che, pur non essendo intraneo a "cosa nostra", sapeva più di quanto potesse sapere un uomo d'onore e che aveva saputo che era stato inserito nella famiglia mafiosa di Resuttana, solo dopo la guerra di mafia) e anche gli interessi economici di Bontade, Teresi e dello stesso fratello Nino Grado. Il collaborante ha in particolare ricordato che il fratello e Bontade, avevano investito nella realizzazione di "Milano l" e di "Milano 2" ( "Grado:" Ma guardi, su Milano Stefano Bontade a quanto ne sappia io, che mi diceva mio fratello e poi me lo confermava pure Stefano, era che stavano facendo Milano 1 e Milano 2 ").

Ha poi parlato del denaro da investire che veniva portato in contante dalla Sicilia a Milano da Vittorio Mangano o da un "certo" Rosario D'Agostino in auto o anche in altri modi e che gli investimenti erano avvenuti fin dal 1972/1973. In relazione alla destinazione di detti soldi appare rilevante sottolineare che Grado ha riferito che i soldi, giunti a Milano, venivano consegnati a Marcello Dell 'Utri. Lo aveva saputo da Stefano Bontade, dal fratello Nino Grado e da Vittorio Mangano : il denaro veniva investito nella costruzione di "Milano 1" o di " Milano 2", ma poi non sapeva che fine facesse .(Presidente:"( ... ) suo fratello e il Mangano le dissero mai a chi portavano il denaro?; Grado:"si,si";Presidente:" Glielo dissero? E che cosa le dissero?"; Grado" Si, mi dissero che lo portavano a Marcello Dell'Utri che era il riferimento di .. il referente di Berlusconi ").

Gaetano Grado ha riferito di avere tentato di recuperare i soldi investiti dal fratello su "Milano l" e "Milano 2", di essere stato arrestato nel 1989 e di avere conosciuto nel carcere di Vasto un ragazzo napoletano di nome Rossi che sarebbe stato scarcerato di lì a poco. Al carcere aveva conosciuto anche Giacomo Cavalcante che era capo della famiglia di cui faceva parte il Rossi, una famiglia "perdente".

Poiché quest'ultimo aveva mostrato di tenerlo in considerazione, Grado gli aveva chiesto di fargli un favore: uccidere un uomo, "un certo Vittorio Mangano a Milano" ed il Rossi gli aveva detto di si. Ha parlato poi delle tangenti pagate per le antenne televisive alla famiglia di Santa Maria di Gesù, ( Grado: " Un certo Salvatore Cucuzza, che pigliava soldi dalle antenne televisive di Berlusconi e che - per una buona parte - venivano presi da Stefano Bontade "), della destinazione di dette somme dopo la morte di Bontade affermando che, secondo la regola mafiosa, era naturale che i soldi andassero ai Pullarà atteso che costoro erano reggenti. ( P.G.:" - Le risulta che dopo Stefano Bontade questi soldi finivano a Pullarà? "; GRADO:" Ma naturalmente, se era lui il reggente, certo che li pigliava Pullarà''); ha inoltre mostrato di essere a conoscenza degli attentati a Berlusconi ed in particolare di quello avvenuto ''prima dell '80" per il quale si era voluto realizzare " un messa in scena": avevano fatto esplodere una bomba "carta" di "polvere di cave" che gli aveva annerito solo il cancello.

Per quel gesto tuttavia erano riusciti a prendere - tramite Mangano - dei soldi a Berlusconi. Grado poi ha dichiarato di essere a conoscenza di un tentativo di sequestro, ad opera dei calabresi, dei figli di Berlusconi e di quello che aveva fatto Stefano Bontade per impedirlo. I fatti narrati avrebbero costituito, con tutta evidenza, una conferma alle attività di investimento di cui aveva parlato Rapidarda, essendo riferibili non solo alla fase in cui erano vivi i due boss mafiosi Teresi e Bontade, ma anche al tempo in cui il potere era andato nelle mani di Totò Riina vincitore nella guerra di mafia.

Tuttavia, allorchè il collaborante si è soffermato sul tema dei traffici di stupefacenti, le dichiarazioni hanno assunto un tale grado di mendacio che, senza alcuna esitazione, non può che formularsi su di lui un giudizio di inattendibilità soggettiva.

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