Il Consiglio superiore della magistratura ha risolto definitivamente ieri la tormentata questione del vertice della procura di Roma, terremotata nel 2019 con lo scoppio del caso Palamara. Nell’ultima seduta prima di Natale, il plenum ha scelto il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, come nuovo procuratore capo della Capitale al posto di Michele Prestipino, la cui nomina era stata annullata dalla giustizia amministrativa.

La nomina era quasi scontata, dopo che Lo Voi aveva ottenuto la maggioranza di quattro voti su sei anche in commissione. L’assemblea lo ha scelto a maggioranza, con 19 voti a favore e solo due all’altro candidato, il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. A votarlo, come del resto in commissione, è stato il gruppo associativo di Magistratura e Indipendenza che conta due consiglieri: Sebastiano Ardita e Nino di Matteo. Tre le astensioni, da parte dei consiglieri laici  Lega Stefano Cavanna e Emanuele Basile e del M5S Fulvio Gigliotti.

Il nuovo procuratore ha ringraziato «il Csm e Michele Prestipino che è un grande amico ed un grande magistrato», chiudendo così una delle vicende più controverse della storia recente della magistratura. Non a caso, buona parte degli interventi dei consiglieri hanno evocato la vicenda dell’hotel Champagne e il tentativo di pilotare la nomina del successore di Giuseppe Pignatone a Roma.

I più polemici sono stati Di Matteo e Ardita, che hanno invitato i colleghi a uscire dall’«ipocrisia» e riconoscere che Viola sia stato «ingiustamente penalizzato» nella sua ambizione di diventare capo della procura romana. Accusa rifiutata dai colleghi di Magistratura Indipendente, che hanno ribadito di aver scelto un candidato inattaccabile, per non incorrere in ulteriori annullamenti dei giudici amministrativi.

Lo Voi, infatti, vanta un curriculum dirigenziale che rispecchia le prerogative della nomina ora ottenuta: guida la procura di Palermo dal 2014, è stato membro italiano ad Eurojust e consigliere del Csm. Lo sconfitto Viola, invece, attende l’esito delle nomine per i vertici di altri due importanti incarichi per cui concorre e in cui spera di concludere la carriera:  la procura di Milano e la procura nazionale antimafia. Per questi posti, però, gli avversari sono di peso: Nicola Gratteri e Giovanni Melillo per la Dna, il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato per Milano.

 

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