Totò' Riina entra nell'aula bunker del palazzo di Giustizia di Palermo /Foto LaPresse
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Totò' Riina entra nell'aula bunker del palazzo di Giustizia di Palermo /Foto LaPresse
  • Subito dopo il fermo di Totò Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, gli ufficiali dei reparti speciali assicurano “un costante e attento controllo” del covo per più di due settimane. Si scoprirà però che la sorveglianza della casa del boss viene inspiegabilmente abbandonata poche ore dopo.
  • Sotto processo per favoreggiamento, il colonnello Mario Mori e il capitano “Ultimo” verranno assolti perché “il fatto non costituisce reato”. Ma i dubbi sul loro operato restano: per alcuni Mori è un diavolo, per altri un salvatore.
  • L’ambiguo ruolo del mafioso Balduccio Di Maggio che, “casualmente” individuato in Piemonte, chiede di parlare con il generale Francesco Delfino e vuota il sacco su Riina.

Su quello che è accaduto a Palermo il 15 gennaio del 1993 sappiamo ancora molto poco. Erano le 8.55 del mattino, qualcuno in un atto ufficiale riporterà che erano però le 9.01. Sei minuti in più o sei minuti in meno, dettaglio decisamente irrilevante dal momento che trent’anni dopo siamo sempre qui a chiederci come lo hanno preso. Spacciata come “la più clamorosa operazione antimafia del secolo”, compimento di una sofisticatissima indagine di polizia giudiziaria, la notizia ha fatto il giro del

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