Basta con l’automatismo dei figli che prendono il cognome del padre. La piccola rivoluzione arriva dalla Corte costituzionale, che ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sulle norme che regolano, nell’ordinamento italiano, l’attribuzione del cognome ai figli.

La sentenza verrà depositata nelle prossime settimane, ma in un comunicato stampa la Consulta anticipa la decisione: «La Corte ha ritenuto discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre.Nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome».

Questo fa sì che la regola diventa che il figlio assumerà il cognome di entrambi i genitori nell’ordine concordato da loro, salvo che loro non siano d’accordo di attribuire solo il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori.

Il caso

Gi avvocati Giampaolo Birenza e Domenico Pittella, che hanno portato il caso davanti alla Consulta, hanno parlato di «Storico risultato», perchè «la pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione».

La vicenda è nata da un ricorso presentato a Potenza: due coniugi chiedevano di disapplicare la consuetudine dell’assegnazione del cognome paterno in modo che il terzo figlio assumesse esclusivamente il cognome materno, poichè le due sorelle – riconosciute per prima dalla madre e nate fuori dal matrimonio – portavano solo quello.

Il tribunale aveva rigettato il ricorso, ritenendo che la norma consuetudinaria del cognome paterno per figlio nato in costanza di matrimonio fosse superabile solo con un intervento legislativo.

Con il ricorso in appello, i legali dei coniugi hanno sostenuto che l’automatismo del cognome paterno fosse da disapplicare, «perchè in contrasto con numerose disposizioni, poste a tutela dell’identità dei minorenni, del principio di autonomia dei genitori nell’esercizio della responsabilità e del principio di eguaglianza tra i coniugi» e chiesto di sollevare questione di costituzionalità. 

La corte d’appello di Potenza ha accolto la richiesta, ritenendola rilevante e non manifestamente infondata, e ha inoltrato gli atti alla Consulta, che ha dato ragione ai genitori.

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