La premier Giorgia Meloni sostiene che «la maggioranza dei magistrati è d’accordo» con i test psicoattitudinali introdotti con l’ultimo decreto legislativo approvato dal consiglio dei ministri.

Per contro, l’Associazione nazionale magistrati proprio questo fine settimana deciderà se proclamare o meno uno sciopero contro un’iniziativa che è stata definita dal presidente Giuseppe Santalucia «una norma simbolo», con lo scopo di «creare la suggestione nell’opinione pubblica che i magistrati hanno bisogno di un controllo psichiatrico». Nel mezzo c’è il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha licenziato formalmente il testo e, come test su cui modellare quello delle toghe, ha citato il Minnesota.

Visto che ancora non ci sono certezze di merito, se non che i test verranno introdotti dal 2026 e la procedura sarà nelle mani del Csm, con la commissione esaminatrice dei futuri magistrati coadiuvata da psicologi, proprio l’evocazione del test Minnesota è l’unico esempio empirico a cui rifarsi per capire meglio a cosa andranno incontro le toghe.

Il test

Il Minnesota Multiphasic Personality Inventory, abbreviato in Minnesota, è uno dei più diffusi test psicologici per valutare le principali caratteristiche della personalità ed è utilizzato sia in contesti clinici sia in quelli concorsuali. Il test da solo non è sufficiente ma prodromico di un colloquio orale con uno psicologo o psichiatra e così sarà anche per i magistrati in sede d’esame.

La prima versione del test è stata realizzata nel 1942 dall’ospedale dell’Università del Minnesota e serviva per avere una prima diagnosi che determinasse la gravità dei disturbi psicopatologici dei pazienti. Dopo anni di studi, il test è stato aggiornato prima nel 1989 e poi nel 2001.

I progressivi adattamenti hanno ampliato la portata del test, così da poter testare anche la stabilità emotiva, la personalità e l’adattabilità di chi vi si sottopone. La versione italiana è stata realizzata nel 1995 e curata da Paolo Pancheri e Saulo Sirigatti ed è composta di 567 domande. Il funzionamento è sempre lo stesso: il candidato deve rispondere con vero o falso a seconda che consideri l’affermazione prevalentemente vera o prevalentemente falsa.

Le risposte, poi, vengono valutate sulla base di una serie di scale: di validità che rilevano risposte non pertinenti, inconsistenti e incoerenti; cliniche che valutano il grado di presenza di varie patologie (con tre aree principali: l’area nevrotica, l’area sociopatica e l’area psicotica) e di singoli sintomi; e di contenuto, che approfondiscono diversi aspetti della personalità.

Il test è stato progettato e poi affinato in modo empirico: i medici hanno studiato circa un migliaio di quesiti che poi sono stati sottoposti ai pazienti e ai loro visitatori: da quel primo nucleo di domande sono state selezionate quelle che, secondo i medici, erano in grado di discriminare il gruppo dei normali da quello dei patologici, divisi poi per gruppi di patologie.

Le domande

Il test si compone di affermazioni lineari, queste sono le prime venti: mi piacciono le riviste di meccanica; ho un buon appetito; mi sveglio fresco e riposato quasi tutte le mattine; penso che mi piacerebbe il lavoro di bibliotecario; mi sveglio facilmente a causa del rumore; mio padre è un brav’uomo (o se tuo padre è morto) mio padre era un brav’uomo; mi piace leggere articoli di giornale sulla criminalità; le mie mani e i miei piedi sono solitamente abbastanza caldi; la mia vita quotidiana è piena di cose che mi tengono interessato; sono in grado di lavorare più o meno come sempre; sembra che abbia un nodo in gola per la maggior parte del tempo; la mia vita sessuale è soddisfacente; le persone dovrebbero cercare di comprendere i propri sogni e lasciarsi guidare o ricevere avvertimenti da essi; mi piacciono le storie poliziesche o misteriose; lavoro sotto molta tensione; di tanto in tanto penso a cose troppo brutte per parlarne; sono sicuro che otterrò una brutta esperienza dalla vita; sono tormentato da attacchi di nausea e vomito; quando accetto un nuovo lavoro, mi piace scoprire con chi è importante essere gentile; sono molto raramente disturbato dalla stitichezza.

Il test ha normalmente una durata di 120 minuti, quindi per ogni domanda si hanno circa 12 secondi di risposta. L’obiettivo è che il candidato risponda di getto e in maniera sincera e ci sono quesiti che servono a testare la coerenza delle risposte. Esiste poi un riferimento di risposte considerate “normali”, rispetto a cui si comparano quelle date dal candidato e così vengono valutati i comportamenti problematici.

Il giudizio

Il test è attualmente utilizzato in particolare per l’ammissione nelle forze dell’ordine, con una motivazione specifica: il possesso e l’uso delle armi e la possibilità di dover decidere se sparare o meno in pochi secondi, per cui è considerato necessario individuare instabilità emotiva o vulnerabilità allo stress. In questo sta la differenza tra poliziotto e magistrato, per cui è difficile equiparare le due figure ai fini del test: nel tempo che i due profili hanno per prendere una decisione.

Come per tutti i test d’accesso, anche per il Minnesota sono disponibili corsi che preparano i candidati a sostenere il test e a svolgerlo in modo da superarlo. Le cosiddette “domande di controllo” per testare la sincerità e quelle che identificano particolari patologie sono infatti identificabili ad una lettura attenta.

Per esempio, sono reperibili online delle possibili soluzioni, che dovrebbero permettere di superare il test psicoattitudinale per entrare nell’esercito. Riferendosi alle prime dieci domande, le risposte coerenti sarebbero: falso; vero; vero; falso; falso; vero; falso; vero; vero; vero.

Secondo i formatori, i segreti sono due. Il primo è quello di leggere bene le domande e prestare particolare attenzione agli avverbi: sempre, spesso, talvolta, mai, raramente, poco. Questi, infatti, impongono di quantizzare la frequenza o l’ammontare con cui si verifica il fenomeno oggetto dell’affermazione.

Il secondo è di stare attenti alle frasi costruite con doppie negazioni, che rischiano di trarre in inganno nella risposta. L’indicazione comunemente data ai candidati che si sottopongono al test per carriere militari è quella di rispondere a tutti i quesiti perché altrimenti il test rischia di essere invalidato, di non forzare le risposte per tentare di apparire migliori mentendo, perché rischia di emergere facendo trasparire insicurezza e di non interpretare le frasi immaginando significati nascosti, che rischiano di mandare fuori strada.

Il problema, tuttavia, nel caso dei magistrati sarà quello di individuare sulle varie scale di interpretazione del test quali sono, ipoteticamente, le caratteristiche necessarie per un buon magistrato e quelle da non avere.

L’attendibilità

Il presidente della Società Psicoanalitica Italiana Sarantis Thanopulos, in una analisi pubblicata su Questione giustizia, ha spiegato che i test di valutazione psicoattitudinali per i magistrati sono «inappropriati sul piano psicologico» perché fanno «coincidere il senso di responsabilità con l’assenza di sofferenza psichica».

L’utilizzo generalizzato dei test viene dal mondo delle imprese e «risponde alla necessità di valutare l’adesione psicologica delle persone assunte ai princìpi regolatori del sistema di cui entrano a far parte», perché i test «verificano il grado di conformazione alla mentalità performativa anonima che l’impresa pone a fondamento di un suo funzionamento». Nei magistrati, invece, è opinabile che l’adesione a standard omologati sia un pregio e non lo siano invece la capacità di valutazione critica e l’originalità creativa.

In concreto, inoltre, Thanopulos contesta lo strumento, proprio perché esistono – come facilmente si scopre con una ricerca online – corsi di preparazione che forniscono le risposte adeguate e «l’approccio “giusto” ai partecipanti a un concorso».

Questo perché alla base del test c’è la «configurazione di una personalità “normale” a cui nessuno di noi corrisponde veramente». In altre parole, «alla base delle risposte al test psicodiagnostico non c’è alcuna “sincerità”, ma piuttosto una conveniente imitazione della mentalità richiesta» e «la cosa importante è che al posto dell’esercizio della critica subentri l’obbedienza».

Proprio la questione dell’attendibilità delle risposte è centrale. Il test, infatti, è stato progettato in ambito clinico e in quella sede il soggetto ha interesse a collaborare per capire il suo malessere e quindi la cura. Dunque, «più la sua applicazione si allontana dal campo della clinica, più la sua attendibilità si riduce».

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