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Il neo presidente ha detto che «dobbiamo impegnarci per consentire il voto popolare» e «non cercare il pelo nell’uovo». Parole che gli regalano il plauso della politica, ma il 15 febbraio la Corte deciderà sui referendum e i quesiti rischiano l’inammissibilità.
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Il riferimento è ai referendum – eutanasia, cannabis e giustizia – su cui la Corte il 15 febbraio si esprimerà per dichiararne o meno l’ammissibilità. «Non è mai successo prima che un presidente intervenga in questo modo su una questione così delicata, pochi giorni prima della decisione», conferma un ex giudice costituzionale.
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Così facendo, però, Amato mette sotto pressione il collegio giudicante che presiede e che a breve si esprimerà: un conto è reggere la pressione esterna della politica; altro sarebbe dichiarare inammissibili i referendum per ragioni che lo stesso presidente ha appena definito un «pelo nell’uovo».
Giuliano Amato non è diventato presidente della Repubblica, ma a giudicare dalle sue parole non sembra essersene accorto. Il presidente della Corte costituzionale è intervenuto in modo irrituale per dettare se non un’agenda almeno un metodo interpretativo denso di significati in vista dei referendum su cui la Corte si esprimerà la settimana prossima. In un’occasione privata ha chiesto agli esperti della Corte di prestare più attenzione al peso della mobilitazione popolare referendaria che al ri



