Grazie al referendum sulla cannabis legale, che ha raccolto più di 500mila firme in una settimana, il tema è tornato nel dibattito pubblico. Parallelamente all’iniziativa referendaria, però, è in discussione in commissione Giustizia alla camera anche un progetto di legge sullo stesso tema, di cui mercoledì 20 ottobre vengono presentati gli emendamenti prima dell’arrivo in aula.

Lo scontro

Una legge sul tema, se approvata prima del referendum, rischia di farlo saltare perché interverrebbe sul testo oggetto del quesito abrogativo.

Questo riaccende lo scontro tra sostenitori del referendum e i partiti alle prese con la stesura della nuova legge ed è stato esplicitato dalla senatrice di Più Europa, Emma Bonino: «La necessità è sventare le trappole di un Parlamento che ha dormito per anni e che ora, per svuotare i referendum cannabis ed eutanasia, faccia passare qualche leggina per farli cadere. Al palazzo i referendum non piacciono, non sono mai piaciuti e nel subbuglio generale dei partiti una cosa li accomuna: nessuno vuole i referendum».

La proposta di legge

Il testo base della legge sulla cannabis è stato approvato in commissione Giustizia ed è frutto della mediazione tra diverse proposte: quella di Più Europa, del Movimento 5 Stelle e della Lega. L’approvazione al testo è arrivata con il voto favorevole di Movimento 5 Stelle e Pd, l’astensione di Italia Viva e il voto contrario dei tre partiti di centrodestra.

Si prevede la possibilità per le persone maggiorenni di coltivare fino a 4 piante femmine finalizzate alla produzione di cannabis, e di detenerle per uso personale. Le piante femmine, infatti, sono le uniche che sviluppano le infiorescenze secche che poi vengono consumate.

Cambia il regime delle pene. La coltivazione per uso personale non autorizza la cessione e la vendita della cannabis e questo comportamento è punito con la reclusione da 3 a 12 anni e una multa da 20mila a 250mila euro. La pena è più lieve rispetto alla cessione e vendita illecite di altre sostanze stupefacenti, per cui la pena della reclusione è da 8 a 20 anni e la multa da 30mila a 300mila euro.

Nel caso di fatti di lieve entità per «i mezzi, la modalità o le circostanze dell'azione ovvero per la quantità delle sostanze», nel caso della cannabis la pena è della reclusione è fino a un anno e la multa fino a 6.500 euro; per le altre sostanze stupefacenti, di reclusione fino a due anni e la multa fino a 10mila euro.

Nel caso in cui il reato sia stato commesso da un tossicodipendente, la cui condizione è stata certificata da una struttura sanitaria, è possibile applicare la pena del lavoro di pubblica utilità (nel caso di richiesta dell’imputato, accordo del pubblico ministero e se non può essere concessa la sospensione condizionale della pena).

Non si applicano riduzioni di pena nel caso in cui le sostanze stupefacenti vengono consegnate a minori, mentre vengono soppresse le sanzioni amministrative, come la sospensione della patente. A questo testo base, entro il 20 ottobre, verranno depositati gli emendamenti in commissione Giustizia.

Il quesito referendario

Il quesito referendario proposto dai promotori e che entro il 31 ottobre verrà sottoposto al vaglio di ammissibilità si sovrappone in alcune parti alla proposta di legge in discussione. Propone di depenalizzare qualsiasi condotta illecita relativa tutte le sostanze coltivabili, tranne l’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito.

Questo non legalizza tutte le droghe, ma solo quelle coltivabili (quindi la cannabis e i funghi), perché tutte le altre sostanze stupefacenti richiedono passaggi e trattamenti per poter essere consumate e queste operazioni rimangono illecite.

Sul piano amministrativo, propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente, che oggi è prevista nel caso di tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente.

Le interferenze tra legge e referendum

Sia la proposta di legge che il quesito referendario si propongono di modificare il Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope (d.P.R. 309/1990) e in alcuni punti si sovrappongono.

Questo crea un problema di tempistiche: per legge, il referendum si può svolgere solo in una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno. Se la legge venisse approvata prima del referendum, andando a modificare gli articoli del Testo unico che sono oggetto dei quesiti, il referendum abrogativo rischia di saltare.

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