Mentre il dibattito pubblico è tutto concentrato sulla riforma della magistratura in vista del referendum, la macchina vera e propria della giustizia è sempre più in difficoltà, tra mancanza di strutture e carenze di personale, con gli obiettivi del Pnrr ancora da completare soprattutto nel settore civile.

Con un paradosso: il piano europeo ha permesso di assumere a tempo determinato e formare ben dodicimila persone – gli addetti dell’Ufficio per il processo – che sono diventati ormai vitali per il funzionamento quotidiano del servizio giustizia ma che il ministero non è in grado di stabilizzare. 

La situazione è sempre più preoccupante per i 12mila precari – funzionari Upp, funzionari tecnici e data entry – i cui contratti scadranno insieme al Pnrr il 30 giugno 2026.

La loro assunzione nel 2022 era stata pensata per realizzare finalmente una riforma strutturale nell’organizzazione giudiziaria, con l’obiettivo di raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Pnrr in termini di riduzione dell’arretrato e dei tempi dei processi.

Ad oggi, però, da via Arenula risulta la possibilità di stabilizzare solo circa 3000 degli addetti attualmente in servizio. Il che significherebbe il requiem definitivo dell’organizzazione del lavoro che in questi quattro anni ha permesso di ridurre i tempi della giustizia sia civile che penale. Secondo i dati ministeriali, infatti, nel 2025 il disposition time è diminuito del 37,8 per cento nel penale e -27,8 per cento nel civile, superando abbondantemente i target del Pnrr.

Chi sono

L’Ufficio per il processo è stato pensato come una struttura di supporto al giudice, comporto da funzionari che hanno il compito di coadiuvare il magistrato nella preparazione e gestione del lavoro. con attività di studio e analisi dei fascicoli, ricerche giurisprudenziali, predisposizione di schemi e bozze, attività di sintesi e organizzazione, gestione e monitoraggio dei procedimenti e utilizzo dei sistemi informatici.

Non a caso il personale è stato assunto tramite concorso tra laureati in giurisprudenza o scienze giuridiche e inquadrato nell’area “funzionari”, con l’obiettivo di creare una nuova figura diversa da quella del cancelliere - cui è richiesta attività prettamente amministrativa – che potesse essere un utile ausilio ai magistrati per velocizzare ed efficientare il loro lavoro.

Dopo un iniziale scetticismo e primi mesi di formazione, gli effetti di questa iniezione di personale nel sistema giustizia ha dato i suoi frutti: a distanza di quattro anni gli obiettivi di efficientamento e celerità della risposta giudiziaria sono effettivamente in via di raggiungimento.

Il rischio, però, è che tutto quanto ottenuto si interrompa e venga cancellato, insieme ai contratti dei funzionari.

Anche per questo il Comitato Nazionale Funzionari UPP ha organizzato in Cassazione un seminario dal titolo "La giustizia italiana oltre il PNRR: quale futuro per l'ufficio per il processo", a cui hanno preso parte funzionari da tutta Italia ma anche esponenti della magistratura, tra cui in particolare il segretario generale della Corte di cassazione, Stefano Mogini, e i consiglieri del Csm Marco Bisogni e Roberto Fontana, nonché il Viceministro Francesco Paolo Sisto. 

I rischi

La questione è diventata progressivamente sempre più impellente e anche gli organismi rappresentativi della magistratura hanno iniziato a farsi carico del problema. Anm e Csm si sono mossi per sollecitare soluzioni per stabilizzare questo personale, facendo presente al ministero come il rischio di tornare indietro rispetto ai risultati ottenuti con il Pnrr sia dietro l’angolo.

La situazione, però, è delicata e sottende un duplice rischio di cui i funzionari Upp sono ben consapevoli: da un lato il rischio di non venire stabilizzati, dall’altro quello di essere sì assunti ma inquadrati anche con funzioni di cancellieri, visto che anche il personale amministrativo negli uffici giudiziari è endemicamente sotto organico.

Proprio quest’ultimo è considerato il rischio da scongiurare: snaturare il ruolo dei funzionari Upp, faticosamente formati anche a fronte del grande turnover, perdendo così l’efficienza che questa figura ha prodotto.

Ecco perchè la richiesta del coordinamentno è quello di assicurare «la messa a regime dell’Ufficio per il Processo, mediante la stabilizzazione del complessivo contingente dei precari PNRR ed il suo riconoscimento quale nuovo paradigma normativo dell’organizzazione giudiziaria, tramite la puntuale declinazione nel nuovo ordinamento professionale dei profili delineati dal D.L. 80/21, con particolare riferimento all’auspicabile inquadramento contrattuale del funzionario UPP, quale figura chiamata a fornire un supporto qualificato alla giurisdizione e una conseguenziale attività di raccordo con i servizi di cancelleria».

La risposta del ministro

Durante Atreju, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto sul tema e – su sollecitazione della magistrata Silvia Albano –  ha detto che «nei limiti in cui il Pnrr e i vincoli internazionali ce lo permettono, faremo di tutto per stabilizzare, come abbiamo fatto già dall'inizio, rimodulando vincoli accettati dal governo in epoca antecedente».

Per ora solo un impegno verbale, che però rischia di valere sempre meno all’avvicinarsi della scadenza del 30 giugno 2026.
 

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