Ha vinto il favorito della viglia: il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, è il nuovo procuratore nazionale antimafia. Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso a maggioranza che sarà lui a prendere il posto di Federico Cafiero de Raho, andato in pensione in febbraio.

Vicino alla corrente progressista di Area, Melillo ha lavorato in procura nazionale antimafia per 9 anni, ma la sua lunga esperienza professionale si è svolta a Napoli, prima come pm, poi come aggiunto e poi come procuratore capo. Nel suo curriculum c’è anche un passaggio da tecnico sia al Quirinale che come capo di gabinetto di Andrea Orlando, durante il suo mandato da ministro della Giustizia.

Melillo è stato preferito al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, con una maggioranza di 13 voti a 7. Per Melillo hanno votato i cinque togati di Area e i tre di Unicost (gruppo associativo che in commissione si era astenuto), i laici Benedetti, Donati, Cerabona. Decisivi in suo favore sono stati però i voti anche i due componenti di diritto della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio, che hanno ritenuto di votare perchè la procura nazionale antimafia è un ufficio inquadrato nella procura generale di Cassazione.

Per Gratteri invece si sono schierati i togati di Magistratura e Indipendenza e tre laici. Subito fuori dai giochi è risultato il terzo candidato, il procuratore aggiunto in Dna Giovanni Russo, che ha ottenuto i voti dei 4 togati di Magistratura indipendente e di un togato.

La nomina è particolarmente importante perchè quest’anno si commemorano i trent’anni dalla strage di Capaci e di via D’Amelio. Inoltre, la Direzione nazionale antimafia fu costruita e ideata proprio nel 1992 da Giovanni Falcone (che però il Csm non volle nominare al vertice, preferendogli un altro candidato), con il compito di impulso investigativo e coordinamento delle 26 procure distrettuali.

La firma della nomina di Melillo avverrà in tutta fretta: il neo-nominato procuratore, infatti, è atteso al primo evento ufficiale già il 6 maggio, a Palermo, alla prima Conferenza internazionale dei procuratori generali. Immediate sono arrivate le congratulazioni della ministra della Giustizia, Marta Cartabia: “A trent’anni dalla stagione delle stragi, va ora a Melillo l'alto compito di continuare a proiettare nelle sfide attuali le idee innovatrici di Giovanni Falcone, che progettò una struttura capace di costante rinnovamento e sempre più ampia cooperazione".

La delusione di Gratteri

La scelta di Melillo ha deluso i sostenitori del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri. La discussione nel plenum si articolata proprio sulle differenze di approccio e di curriculum dei due candidati: da un lato il più istituzionale Melillo; dall’altro quello definito anche in discussione più «ruspante», Gratteri. Il primo caratterizzato dalla prudenza e segnato anche da un legame tecnico con le istituzioni politiche, oltre che proveniente dall’ufficio di Napoli da cui provengono i due precedenti procuratori nazionali antimafia. Il secondo svincolato dalle correnti, divisivo e debordante a livello comunicativo, ma molto più operativo nel contrasto in particolare al fenomeno della ‘ndrangheta in Calabria.

I consiglieri a sostegno di Gratteri, come Giuseppe Marra, hanno infatti sottolineato come la sua nomina avrebbe avuto un forte valore simbolico: «Gratteri è il simbolo della lotta alla mafia, anche in forza della sua forte presenza mediatica, collegata all’attività da lui svolta». Di Matteo e Ardita hanno detto che la mancata nomina di Gratteri «suonerebbe come una bocciatura e sarebbe interpretata dalla criminalità organizzata come ennesima e pericolosissima presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto a rischi», come in passato fu per Falcone.  Una visione, questa, che è stata allontanata dai togati di Area, con Giuseppe Cascini che ha sottolineato come uno degli aspetti più contestati della riforma dell’ordinamento giudiziario è proprio la gerarchizzazione degli uffici e per questo parlare di “bocciatura” in caso di mancata nomina sarebbe un errore: «Respingo fermamente l'idea che un voto diverso possa essere inteso come una delegittimazione del lavoro svolto da Gratteri».

Con questa scelta del Csm, dunque, si riapre il turnover delle nomine: in attesa del nuovo procuratore, la procura di Napoli sarà retta per la prima volta da una donna, Rosa Volpe. Per la successione di Melillo, invece, proprio Gratteri potrebbe essere il favorito.

Ieri, però, non è stata solo una giornata di passaggi istituzionali. L’Associazione nazionale magistrati, infatti, ha annunciato la data dello sciopero deciso qualche giorno fa. Le toghe si asterranno dalle udienze il 16 maggio, in opposizione alla riforma dell’ordinamento giudiziario licenziata dalla Camera, che si è appena incardinata in Senato e dovrebbe essere votata definitivamente entro fine mese.

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