Dal 2017 al 2020, la polizia cecena ha arrestato e torturato più di 150 uomini, noti per essere – o sospettati di essere – gay o bisessuali.

Secondo l’Ong berlinese ECCHR – European Center for Constitutional and Human Rights, queste condotte dirette contro la popolazione civile avrebbero un carattere sistematico ed  integrerebbero perciò il crimine internazionale di persecuzione come crimine contro l’umanità, previsto all’interno dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.

Davanti alla Corte de L’Aia si è dovuto aspettare sino al vicino 2019, nel caso Al Hassan, per avere una contestazione di questo crimine con riferimento a persecuzioni fondate sul genere. Non si è tuttavia ancora avuta un’applicazione a casi in cui la nozione di genere sia declinata in termini di orientamento sessuale.

Nel 2012 il Center for Constitutional Right - CCR, gemello statunitense del centro di Berlino, aveva tentato di ottenere una prima applicazione in tal senso davanti a un tribunale americano, nel caso contro Scott Lively, attivista anti-gay considerato il teorico della legislazione persecutoria ugandese, dove nel 2014 si introdusse una legge – poi dichiarata incostituzionale per motivi di forma - che puniva l’omosessualità con la morte. Tuttavia il giudice statunitense non ritenne di avere giurisdizione.

La giurisdizione in Cecenia

La Corte Penale Internazionale non ha giurisdizione sulla Cecenia, essendosi la Russia ritirata dal trattato istitutivo, mai ratificato.

La scorsa settimana, l’ECCHR ha invece presentato un esposto alla Procura Generale Federale tedesca di Karlsruhe sulla base del principio della c.d. giurisdizione universale, introdotto in Germania con il Codice dei Crimini Internazionali del 2002, che ha adeguato l’ordinamento tedesco allo Statuto di Roma.

In base a questo principio, la Germania può esercitare la propria giurisdizione con riferimento ai crimini internazionali previsti dallo Statuto, indipendentemente dal luogo di commissione o dalla presenza del reo o della vittima sul territorio tedesco.

Noto all’opinione pubblica per la sua operatività in passato in Spagna, ai tempi del processo ad Augusto Pinochet, il principio della giurisdizione universale in Germania sta in questo periodo consentendo un importante processo a Coblenza, di fatto il primo processo con riferimento ai crimini del regime siriano.

Già all’indomani dell’introduzione della giurisdizione universale in Germania, il segretario generale dell’ECCHR, Wolfgang Kaleck, tentò di utilizzarla per aprire un processo contro il Segretario di Stato americano Donald H. Rumsfeld, con riferimento alle torture a Guantanamo e in Iraq.

La Germania è foro privilegiato

Se è vero che esistono altri paesi con una limitata giurisdizione universale, la Germania è oggi il foro privilegiato per questo tipo di azioni legali.

Sempre qui, lo scorso marzo, si è presentato un esposto contro il principe Saudita Mohammed bin Salman in relazione all’assassinio del giornalista del Washington Post, Jamal Khashoggi.

Va tuttavia ricordato che, con riguardo alla giurisdizione universale e in assenza di collegamento con la Germania, non vige per la procura un principio di obbligatorietà dell’azione penale, bensì vi è un margine discrezionale, sulla base del paragrafo 153f StPO. Si tratta di un margine discrezionale che comporta inevitabilmente anche valutazioni di tipo latamente politico.

L’esposto di 97 pagine contiene una ricca documentazione, raccolta in collaborazione con il Russian Lgbt Network, e l’individuazione di possibili responsabili, nella fattispecie cinque alti ufficiali molto vicini al leader, Ramzan Kadyrov.

Se la Procura Generale Federale deciderà di procedere sarà sicuramente un passo epocale, oltre che un forte segnale politico. 

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