Mentre il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, è tutto proiettato verso la cerimonia del 16 aprile, quando palazzo dei Marescialli verrà rinominato palazzo Bachelet in onore del professore ucciso dal terrorismo rosso, nel suo comitato di presidenza, e poi al plenum, va in scena un nuovo sgarbo ai desiderata del Quirinale. L’occasione è la nomina – molto tribolata a causa di scontri interni, che hanno fatto slittare il voto di mesi – del segretario generale del Consiglio, che è stata votata alla quasi unanimità dall’assemblea.

Proprio quel “quasi” è saltato agli occhi del capo dello stato Sergio Mattarella, che del Csm è anche presidente e che il 16 parteciperà all’inaugurazione, secondo gli annunci insieme alla premier Giorgia Meloni. Secondo fonti del Consiglio l’indicazione quirinalizia era stata quella di portare in plenum un nome condiviso da tutto il comitato di presidenza, così da votarlo all’unanimità anche in plenum.

Invece, sulla nomina del sostituto pg di Cassazione e attuale consigliere giuridico di Pinelli, Roberto Mucci, è mancato un voto pesantissimo: quello del procuratore generale della Cassazione, Luigi Salvato, che è anche membro del comitato di presidenza.

Scarna la motivazione: un’astensione dovuta, visto che Mucci era stato nel suo ufficio in procura generale di Cassazione. In realtà, l’astensione nasconde uno scontro di proporzioni ben maggiori, che hanno giustificato uno strappo rispetto alle indicazioni di chi presiede il Csm. Per comprenderle, è necessario ricostruire come si è arrivati al nome di Mucci, che apparentemente sembra una vittoria di Pinelli ma che invece rischia di costargli caro a livello di credibilità interna.

Gli accordi

Figura poco nota all’esterno, il segretario generale del Csm è un ruolo chiave nell’organigramma del Consiglio, tanto da prevedere una procedura diversa per la scelta: il nome viene designato dal comitato di presidenza e poi l’incarico è conferito con deliberazione del plenum. Si tratta quindi di una procedura non concorsuale, ma soggetta a una forte discrezionalità proprio in virtù del fatto che si tratta di un ruolo fiduciario per tutto il Consiglio.

I suoi compiti sono quelli di predisporre lo svolgimento dei lavori del Consiglio ma soprattutto di essere l’anello di congiunzione con la presidenza della Repubblica e tutti gli organi di rilevanza costituzionale. In una parola, il segretario è colui che tutto vede e tutto sa di ciò che passa nelle stanze di piazza Indipendenza.

In seguito all’addio di Alfredo Viola (la cui nomina a procuratore aggiunto di Cassazione è stata appena annullata dal Tar, creando altri imbarazzi al Csm), per il ruolo quattro erano i nomi forti: il procuratore avellinese Domenico Airoma, indipendente ma vicino al sottosegretario Alfredo Mantovano; il vertice del Dag, Giuseppe Birritteri, sostenuto da Salvato; l’ex segretario della Scuola superiore della magistratura Gianluigi Pratola, gradito alla prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano e Mucci con l’appoggio di Pinelli.

La questione è rimasta ferma per mesi. Fino a quando, secondo ricostruzioni di fonti del Consiglio, Cassano avrebbe proposto il passo indietro sia di Mucci sia di Pratola per ragionare di un terzo nome, e Pinelli avrebbe chiesto al terzo membro del comitato di presidenza, Salvato, di muoversi per sondare i consiglieri sui due nomi alternativi di Birritteri e Airoma.

Peccato che, a stretto giro, la prima presidente abbia cambiato orientamento, proponendo a Pinelli di riconsiderare il nome di Mucci, sino a quel momento considerato outsider nella quaterna e così diventato un candidato anche suo in quanto scelto col suo via libera.

E Pinelli ha subito accolto l’apertura, dimenticando l’accordo con Salvato che pure si era esposto personalmente. Con l’effetto di fare scendere il gelo sia in comitato di presidenza che in plenum, dove la scelta di Mucci è stata accolta con fastidio da togati e laici di ogni schieramento, che si sono sentiti scavalcati in ogni valutazione. Del resto, il fastidio per la gestione verticistica di Pinelli è sempre più forte, anche nella compagine laica che a lui dovrebbe essere più vicina.

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