Dopo il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha approvato l’archiviazione anche della pratica disciplinare contro il procuratore nazionale antimafia, Federcio Cafiero de Raho. Due nomi importanti della magistratura italiana escono così definitivamente dall’orbita del caso Palamara e dai rilievi disciplinari delle chat, ancora al vaglio del Csm.

L’archiviazione della pratica de Raho, però, è stata tutt’altro che immediata ed è arrivata solo dopo un lungo dibattito in plenum, con 18 voti favorevoli, 4 astenuti (i laici Donati, Benedetti, Cavanna e Gigliotti) e il togato di Autonomia e Indipendenza, Sebastiano Ardita, contrario.

L’ipotesi di procedimento per incompatibilità ambientale nasceva dallo scambio di messaggi tra lo stesso de Raho e Luca Palamara, da cui emerge «l’esistenza di un rapporto confidenziale tra i due, anche nel periodo in cui erano pendenti i procedimenti relativi alal nomina del procuratore della repubblica di Napoli e del procuratore nazionale antimafia», entrambi incarichi a cui aspirava de Raho. Dallo scambio di messaggi emerge che Palamara aveva sconsigliato de Raho di correre per il posto di Napoli (poi ottenuto da Giovanni Melillo) e poi che Palamara riferisce l’esito del voto favorevole alla procura antimafia.

Secondo la relazione della commissione sulla possibile incompatibilità territoriale di de Raho, però, questi messaggi «non possono assumere rilievo» perchè de Raho non svolge le sue funzioni nel distretto di Napoli, mentre le altre interlocuzioni sono «prive di qualsivoglia considerazione denigratoria degli altri aspiranti» o «di ingerenze nelle scelte consiliari». La commissione ha anche esaminato lo scontro poi sfociato nell’estromissione dal pool stragi voluta da de Raho nei confronti dell’attuale consigliere togato Nino Di Matteo (che si è astenuto dall’intervenire e ha votato favorevolmente all’archiviazione della pratica), di cui ci sarebbe traccia in altre conversazioni di Palamara. Ma anche questo caso non emergono «improprie interferenze».

L’unico a votare contro è stato Ardita, il quale ha definito «per nulla completo» il lavoro di istruttoria della commissione, riferendosi in particolare alla chat (non riportata nella delibera) tra Palamara e l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che scrive «salviamo il soldato Cafiero».

 

© Riproduzione riservata