E’ stato presentato online il 12 marzo il Torneo nazionale dire e contraddire, torneo della disputa a cui quest’anno hanno aderito con entusiasmo gli studenti di 12 classi di Scuole secondarie di secondo grado di Taranto, Milano e Roma: l’Istituto Tecnico Economico Pitagora e Liceo delle Scienze Umane Vittorino da Feltre di Taranto, il Liceo Leonardo da Vinci e il Liceo Manzoni di Milano, il Liceo Caetani, il Liceo Primo Levi ed il Liceo Seneca di Roma e l’Istituto Pontificio Sant’Apollinare del Vaticano.

Ideato dall’Ordine degli Avvocati di Taranto, a cura del Consigliere Nazionale Cnf Vincenzo Di Maggio e dell’avv. Angela Mazzia, il Torneo è divenuto il 22 luglio 2020 oggetto del Protocollo d’intesa tra il Consiglio Nazionale Forense ed il Ministero dell’Istruzione.

In questo momento storico in cui la comunicazione sembra avvenire non attraverso il confronto costruttivo e l'ascolto ma attraverso forme di aggressione, attraverso slogan, attraverso forme di demolizione del pensiero altrui, con il torneo l’avvocatura si assume la responsabilità e l’impegno di essere vicino ai giovani per insegnar loro a comunicare in modo efficace ed efficiente.

Concepire la cittadinanza come esercizio responsabile della “parola”, assumendo come centrale l’arte dialogica e l’arte della disputa, generative del pensiero critico, significa gettare le basi per gli elementi fondanti ed essenziali della partecipazione civica. Essere cittadino nella famiglia, nella scuola, nella società vuol dire saper comunicare in modo corretto, abbandonando modalità e strategie da talk show, per far sì che la disputa da momento di s-contro diventi luogo di in-contro.

Dal cosa dire al come dirlo

L’arte della parola si fa “via” attraverso la quale mettere in gioco i punti di vista, cercare le ragioni per argomentare in modo valido le proprie tesi e confutare quelle avversarie e, in tal modo, imparare a pensare criticamente e costruttivamente.

Alla base del torneo le regole della comunicazione: un invito ad una costruzione ordinata del discorso. In questo torneo l’accento non sta sul “dialogare” ma sul “convincere”.

Dal cosa dire al come dirlo. Nella disputa non conta soltanto ciò che si dice ma anche il modo come lo si dice. Questo perché gli insegnamenti dell’eloquenza appaiono ancora in grado di ricordarci il potere della parola e l’arte di darle sempre nuova forma ed efficacia.

Dal travaglio della disputa nasce per il discente una nuova consapevolezza di sé, il controllo dell’emotività, la parola come strumento di crescita e di emancipazione.

Ecco la strada per riconnetterci e trasmettere agli studenti la magia alchemica ed emancipativa del linguaggio attraverso gli insegnamenti di Aristotele con le sue Confutazioni sofistiche, di Cicerone con il De oratore, di Quintiliano con l’Institutio oratoria, attraverso la Rhetorica ad Herennium, la Retorica giudiziaria e le disputatio medievali.

Per giungere, dopo l’analisi delle figure retoriche e lo studio del paraverbale e non verbale, a “L’arte di ottenere ragione” di Schopenhauer, in cui vengono presentati ed esaminati 38 stratagemmi, utili per trasformare, a prescindere dalla verità o dalla falsità, qualunque controversia in una vittoria.

Il trattato di Schopenauer dà una definizione della dialettica che è quella eristica, quale è l’arte di duellare con l’arma delle parole. Un’arte che richiama alla memoria la sofistica greca di Trasimaco, di Gorgia e di altri filosofi. La gara, il duello con le parole, secondo Gorgia richiede l’intelligenza per deliberare e la forza per provvedere unitamente ad altre due virtù, la sapienza e l’audacia: la sapienza per conoscere le mosse dell’avversario e l’audacia per affrontare il pericolo.

Le frasi su cui gli studenti disputeranno, scelte direttamente da loro e riguardanti argomenti di educazione civica, toccano quest’anno questioni importantissime come politica, carcere, fine vita, tolleranza, differenza di genere, libertà.

Di questi tempi, in cui la parola risulta più forte delle idee e convince le masse popolari al di là di ogni fatto evidente, il Torneo della disputa risulta estremamente importante. Nella disputa ai ragazzi viene assegnato mediante sorteggio il ruolo di argomentare o controargomentare, non importa se ciò che devono argomentare o controargomentare sia giusto o sbagliato, vero o falso: esistono modi precisi per ribaltare le discussioni e superare dialetticamente chiunque.

Le regole

La giuria terrà in debita considerazione quanto i contendenti avranno predisposto e del modo con il quale si relazioneranno, quindi della loro inventio, dispositio, elocutio, memoria ed actio. Vincerà la disputa chi, nel tempo prestabilito, sarà riuscito a docere et probare, delectare et movere, usando la forza dell’ethos, del logos e del pathos.

Fondamentale è nella disputa tenere la mente attenta a sollevare domande, a chiedere il perché, a porre interrogativi e questo educa all’esercizio della critica costruttiva, educazione intesa come promozione della capacità di gestire situazioni problematiche, capacità essenziale per l’esercizio della cittadinanza responsabile.

Essere cittadino vuol dire, infatti, saper agire sulla base di quella virtù politica che, in termini aristotelici, significa saper compiere azioni civili unitamente a parole civili, perché le azioni conseguenti a parole pensate, ragionate, argomentate, unitamente, quindi, al logos permettono l’edificazione di una comunità che sia civile e democratica.

La disputa richiede concentrazione, coordinazione, autocontrollo, riflessi e fisicità (il non verbale e il paraverbale), ed è proprio attraverso l’armonia di questi elementi, attraverso la bellezza della parola e dei silenzi, che si darà vita durante il torneo alla dinamica coreografia scenica argomentativa.

Di fronte ad un dilagante pensiero sempre più anestetizzato e indifferente, attraverso questo progetto l’avvocatura vuol guidare i giovani ad esercitare le proprie funzioni riflessive e ad elaborare ciò che accade intorno a loro, a sperimentare le regole del vivere civile e democratico, le buone prassi entro le quali “educare” le loro formae mentis, nonché gestire i conflitti. È proprio nella gestione della parola - che compone un discorso e trasmette un concetto - che lo studente apprende i propri limiti, ma anche lo sviluppo e la crescita della propria umanità.  La finalità è evitare che si viva scivolando sugli eventi e questi, proprio perché non compresi, tacitamente possono condizionare il modo di essere delle giovani generazioni e, di conseguenza, il modo di essere della libertà e della democrazia.

La cultura del diritto

Ci sono momenti nella vita in cui ti pare di essere riuscita davvero a contribuire a fare qualcosa di bello. Qualcosa che possa davvero avere un significato positivo nella, ormai un po’ surreale, quotidianità che questo inizio di secolo ha deciso di regalarci.

Il Consiglio Nazionale Forense ha creato sin dalla precedente consiliatura una commissione che si occupa di progetti di educazione alla legalità, ritenendo che il ruolo sociale dell’avvocato non solo possa ma debba trovare spazio anche in questa direzione, nell’insegnamento della cultura del diritto e dei diritti.

Ha ritenuto di proporsi alla scuola come naturale interlocutore e, quale soggetto deputato alla difesa e alla garanzia dei diritti fondamentali, contribuire fattivamente alla formazione dei giovani diffondendo principi di cittadinanza e legalità, coinvolgendo gli Ordini distrettuali che hanno una distribuzione capillare sul territorio.

Sono cambiati i riferimenti normativi, ci siamo trovati nel bel mezzo di una pandemia, ma abbiamo deciso di non arrenderci alle difficoltà. Possono cambiare i modi ma non i nostri obiettivi, non il nostro fine ultimo che è quello di contribuire a sensibilizzare i più giovani a tutti quegli aspetti del diritto che incontrano quotidianamente e incontreranno nella vita.

A fare la nostra parte per costruire cittadini consapevoli.

Ad immaginare strade che possano essere fruibili dai ragazzi nell’ambito dei loro percorsi scolastici e, in questo, essere un sostegno alla scuola nei vari ambiti, dall’insegnamento della educazione civica ai quanto ora è previsto nelle scuole superiori per le competenze trasversali e l’orientamento.

Sono, quindi, nati con questo fine i progetti allegati al protocollo d’intesa, da quelli immaginati per i più piccoli della scuola elementare, sino ai ragazzi delle scuole superiori, senza perdere di vista le fasce di età più delicate, di passaggio dall’infanzia all’adolescenza, il tutto grazie all’appassionato contributo e impegno di colleghi che si sono messi in gioco e hanno deciso di dedicare ai più giovani il loro tempo, la loro professionalità e la passione che li anima.

Oggi, che il torneo è diventato una realtà, possiamo dire che sia davvero la dimostrazione che non ci sono ostacoli insuperabili e i video di presentazione delle squadre dei ragazzi che si sfideranno sono stati per me molto emozionanti.

Come ho detto venerdì nel corso della presentazione, vorremmo dare ai ragazzi ali per volare. Ogni volta che un avvocato si impegna in un progetto di educazione alla legalità pensa ai figli, ai nipoti, ai fratelli minori, si mette in gioco per regalare un pezzettino della passione che lo anima, perché alla fine tutti vogliamo credere che si possa costruire un futuro migliore e di poter dare il nostro fattivo contributo perché questo auspicio possa divenire realtà.

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