Nel luglio 2017, quando ho assunto la presidenza della Corte di Appello di Venezia, mi sono trovata davanti ad una necessità impellente che è diventato il mio obbiettivo  prioritario: diminuire le grandi pendenze e ridurre la durata dei processi e, insieme, assicurare la ragionevole prevedibilità, accettazione e stabilità delle decisioni.

Uno dei fronti di attività è stato dunque operare  attraverso la giurisprudenza predittiva.

Gli obiettivi

La giurisprudenza predittiva nasce su impulso della Corte di Appello di Venezia nel secondo semestre 2017 ed è stata sviluppata grazie alla collaborazione con l’Università Cà Foscari con lo scopo di rendere prevedibili le decisioni e di ridurre, al contempo,  la domanda di giustizia fornendo agli utenti due dati fondamentali per la certezza del diritto: la durata prevedibile dei procedimenti e gli orientamenti esistenti negli uffici di primo  e di secondo  grado del Distretto di Venezia  nelle materie che più incidono sulla economia del territorio, lavoro, diritto bancario e di impresa, così da disincentivare le cause che hanno scarsa possibilità di successo, con i costi correlati. 

Per questo obiettivo sono state raccolte e messe a confronto in modo organico gli abstract delle decisioni della Corte e dei sette Tribunali del distretto, con il relativo inquadramento dogmatico e normativo, che poi sono state inseriti sul sito internet della Corte, unitamente ai dati inerenti  alla durata dei relativi procedimenti, per renderli conoscibili a tutti.

I dati vengono aggiornati con cadenza annuale. 

I possibili sviluppi con l’intelligenza artificiale

In questi ultimi tempi, perché l’iniziativa non rimanesse nell’ambito di una “banca dati” distrettuale, sia pure “atipica” e innovativa, abbiamo previsto uno step ulteriore che consentisse, attraverso l’intelligenza artificiale, l’estrazione delle decisioni attraverso parole chiave ed algoritmi . 

Lo scorso 1 febbraio, in un webinar (visibile sul sito della Università Cà Foscari) in cui sono stati coinvolti i rappresentanti della avvocatura, dei ceti economici e imprenditoriali e la stessa Corte di cassazione, è stata presentata una demo illustrativa, realizzata dalla società Deloitte, delle  potenzialità della intelligenza artificiale applicata al diritto.

Sono emerse in quella circostanza due posizioni dialettiche: chi, come i ceti economici, ritiene l’intelligenza artificiale un supporto di grande utilità per la certezza del diritto e per un efficace giudizio prognostico in merito alla convenienza di intraprendere un contenzioso (in termini di rischio della decisione, di tempi e di costi) o, piuttosto, per aderire ad una “rapida” proposta di accordo formulata in sede stragiudiziale e chi, invece, come il mondo forense, avverte rischi di sostituzione del ruolo dell’avvocato e del giudice.

Armonizzare gli algoritmi con i principi della autodeterminazione è la nuova sfida che ci troviamo di fronte: la  Corte di Appello di Venezia e la Università Cà Foscari ritengono che il fenomeno possa essere governato per potenziare, e non sostituire, le capacità dell’avvocato di consigliare al meglio il cliente e, contemporaneamente, per consentire al  giudice di assumere la decisione migliore.

Intendiamo dunque portare a compimento l’iniziativa nel corso dell’anno, concentrandola inizialmente sul Distretto della Corte del Veneto con possibile e auspicabile estensione, poi,  al territorio nazionale . Valutando assieme i potenziali riflessi positivi  sugli investimenti imprenditoriali e, quindi, sullo sviluppo dei PIL territoriali

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