Ambiente, diritti e cooperazione europea. Queste sono le direttrici che la presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, ha fissato nella sua relazione annualev davanti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ai vertici politici e giudiziari. Con un auspicio, ampiamente ribadito: la «leale collaborazione» con il legislatore. Un principio istituzionale certo ma non scontato, soprattutto in una fase così delicata dal punto di vista politico per il governo Meloni. Del resto, la stessa presidente ha ricordato come per la politica sia spesso «difficile trovare consenso chiaro sui temi etici», tuttavia ha sottolineato come il dialogo tra il parlamento e la Consulta sia essenziale, anche per capire con quale priorità e «come mai in certi casi si attenda così a lungo» nel dare attuazione agli interventi legislativi auspicati dalla Corte.

La relazione annuale, infatti, ha messo a sistema le decisioni dell’anno appena trascorso assunte dalla Corte costituzionale e, analizzate alla luce delle ultime prese di posizione dell’esecutivo, le distanze appaiono evidenti. 

I diritti dei minori

La presidente, infatti, ha ricordato come la giurisprudenza della corte in materia di famiglia faccia riferimento al «superiore interesse del minore», che ha portato i giudici costituzionali ha riconoscere «il diritto dell’adottato ad acquisire i rapporti civili con i parenti dell’adottante» anche nel caso di adozioni in casi particolari, come quelli delle coppie omogenitoriali. 

In conferenza stampa, inoltre, Sciarra è intervenuta per ribadire i diritti «anche dei figli di coppie gay» rispetto alla libera circolazione dei cittadini europei. Nella relazione, infatti, ha precisato come la Corte sia «proiettata in universi ordinamentali più ampi, sulla scorta delle clausole di apertura all’Europa e al mondo previste dalla nostra Costituzione». In altre parole, le sentenze delle Corti sovranazionali sono effettive e vincolanti anche in Italia. Eppure, il tema rimane delicato soprattutto negli ultimi mesi, in cui il tema della gestazione per altri e la regolazione dei rapporti genitoriali è tornata violentemente nel dibattito pubblico, con la proposta di Fratelli d’Italia di rendere la gpa «reato universale».

Le pene il carcere

Altro punto chiave della relazione ha riguardato i diritti inviolabili delle persone, nel loro rapporto con l’autorità statale. «L’ampia discrezionalità di cui dispone il legislatore nella quantificazione delle pene incontra il proprio limite nella manifesta sproporzione della singola scelta sanzionatoria, sia in relazione alle pene previste per altre figure di reato, sia rispetto alla intrinseca gravità delle condotte abbracciate da una singola figura di reato», ha detto Sciarra, facendo riferimento ad una sentenza della corte in cui è stata accertata la sproporzione tra una sanzione irrogata a fronte di un fatto commesso. Il caso era quello di una donna, condannata per aver accompagnato clandestinamente in Italia la figlia e la nipote minorenni e costretta a versare somme ingenti per varcare le frontiere, utilizzando servizi internazionali di trasporto e documenti contraffatti. Con una sentenza, la corte ha ridotto l’entità della pena per chi aiuti altri a entrare illegalmente in Italia. 
«La severità della pena comminata dal legislatore non può essere manifestamente sproporzionata rispetto alla gravità oggettiva e soggettiva del reato», sono state le parole della presidente. Anche in questo caso nel richiamo generale di Sciarra è possibile leggere un monito indiretto, a fronte di un governo che ha scelto di puntare sull’innalzamento delle pene massime (l’ultimo è fino ai 30 anni, per gli scafisti che guidano le navi di migranti) e l’inserimento di nuovi reati anche con pene severissime, come nel caso del reato di rave party con pena dai 3 ai 6 anni. 

Anche sul carcere, in particolare sul regime ostativo, Sciarra ha ricordato le recenti pronunce. La Consulta, infatti, con una sentenza ha differenziato la posizione del detenuto «non collaborante per scelta» da quella del detenuto impossibilitato alla collaborazione. Con una ordinanza, invece, ha ha imposto al parlamento di legiferare – pur dopo più di un anno di ritardo - per prevenire la dichiarazione di incostituzionalità dell’articolo 4 bis nella parte in cui considerava assoluta la presunzione di pericolosità dei detenuti. Con le due udienze di rinvio, ha sottolineato Sciarra, la Corte ha voluto «consapevolmente governare le cadenze processuali, al fine di dare spazio all’auspicato intervento del legislatore». Sempre per adempiere alla leale collaborazione che dovrebbe impedire lo scontro tra organi costituzionali.

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