La prescrizione è stata il punto di scontro che ha fatto definitivamente saltare il governo Conte 2. Proprio su questo tema, la neo ministra della Giustizia Marta Cartabia ha ottenuto la sua prima vittoria e gettato le basi per “sminare” la strada del nuovo esecutivo dai tanti possibili intoppi dovuti all’eterogeneità della maggioranza che lo appoggia.

Ieri è iniziato l’esame degli emendamenti in commissione alla Camera al decreto legge Milleproroghe e tra questi erano presenti quelli di Enrico Costa di Azione, Lucia Annibali di Italia viva, Riccardo Magi di +Europa e Francesco Paolo Sisto di Forza Italia: tutti puntati a mettere su un binario morto la legge Bonafede ora in vigore, che interrompe il decorso della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Emendamenti che se votati avrebbero spaccato la nuova compagine di governo tra “giustizialisti”, col Movimento 5 stelle in testa, arroccato a difesa della sua norma simbolo, e “garantisti” pronti a sfruttare la confusione della situazione attuale.

Invece gli emendamenti non saranno discussi grazie al primo intervento, definito il «primo atto politico», della ministra Cartabia. Giovedì sera, infatti, al ministero si è svolta una riunione coi capigruppo dei partiti di maggioranza in commissione Giustizia alla Camera, alla presenza anche del ministro dei rapporti col Parlamento, Federico D’Incà. In questa sede – dopo il silenzio del presidente del Consiglio Mario Draghi sul tema – Cartabia ha offerto la sua formula di soluzione del conflitto: un ordine del giorno al Milleproroghe, che prevede una delega al governo e l’impegno ad affrontare il nodo della prescrizione all’interno di un disegno organico di riforma del processo penale. L’impegno è stato assunto personalmente dalla Guardasigilli, che ha scelto la linea del dialogo e ha ottenuto la fiducia della maggioranza. Il senso della mediazione è quello di affrontare il tema con gradualità e senza fretta (lo stop alla prescrizione non è retroattivo e dunque avrà i primi effetti almeno tra un paio d’anni), «ma nel rispetto della Costituzione e dei tanti interventi dell’Europa sulla questione», avrebbe detto.

Le reazioni

L’effetto Cartabia, dunque, si è già fatto sentire. «È il cambio di passo che tutti aspettavamo», ha detto Costa, soddisfatto al termine del vertice. Di incontro «molto positivo» ha parlato anche il dem Alfredo Bazoli, che ha aggiunto: «Abbiamo suggerito alla ministra di non sprecare il lavoro fatto in commissione sul disegno di legge di riforma del processo penale già incardinato da mesi, ed anzi di partire da lì per individuare le soluzioni tecniche sulle quali lavorare». Anche i Cinque stelle si sono accodati, pur con qualche scetticismo in più e senza spostarsi (almeno formalmente) dalla difesa a oltranza della legge Bonafede. Il presidente grillino in commissione Giustizia, Mario Perantoni, ha apprezzato la ministra per aver «calmato gli animi», perchè «questo clima ci permetterà di lavorare con un approccio meno emozionale e più costruttivo, tenendo conto delle diverse posizioni politiche».

La mediazione di Cartabia ha ottenuto l’esito sperato, eliminando la prima potenziale grana dal calendario del nuovo esecutivo. Ora sarà necessario un attento lavoro di ricucitura, che probabilmente ripartirà dal cosiddetto lodo Conte, che prevedeva di differenziare lo stop alla prescrizione tra condannati e assolti (per cui la prescrizione continuerebbe a decorrere).

 

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