La giustizia è ancora una volta il punto d’incontro tra la maggioranza di centrodestra e il Terzo Polo di Carlo Calenda. Questa volta l’asse si è trovato sulla prescrizione, l’istituto più controverso e più spesso modificato degli ultimi anni, con tre riforme: la Orlando nel 2017, la Bonafede nel 2019 e la Cartabia nel 2021.

Il deputato del Terzo Polo, Enrico Costa, ha presentato un ordine del giorno per il «ripristino della prescrizione sostanziale» e il governo ha dato parere favorevole. Addirittura, nella conferenza stampa di fine anno, Giorgia Meloni ne ha rivendicato la correttezza definendola una scelta «di buon senso» per evitare «che ci siano indagati a vita».

L’odg, infatti, impegna il governo a ripristinare la prescrizione per come era prima sia della riforma Bonafede e che di quella Cartabia, che ancora non è mai entrata in vigore. Ovvero: la prescrizione si calcola sulla pena edittale e decorre dal momento dell’iscrizione nel registro delle notizie di reato, con interruzioni di massimo un anno e mezzo tra tre gradi di giudizio.

Costa, deputato da sempre attento alle questioni di giustizia, ha parlato di «ripristino di una colonna del nostro sistema penale abbattuta dai Cinque Stelle», e si è detto certo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio darà attuazione a questo indirizzo. In quest’ottica, ha anche annunciato il deposito di un disegno di legge che ricalca il contenuto dell’odg.

Tuttavia ha confermato il voto contrario al dl rave su cui il governo ha posto la questione di fiducia, nell’ambito del quale l’odg è stato presentato: «È un fritto misto che introduce un nuovo reato con tanto di intercettazioni e custodia cautelare per decreto, come un manifesto da esibire». L’approvazione, che è programmata in nottata proprio a ridosso del termine per la conversione, non dovrebbe avere intoppi.

La questione tecnica

La prescrizione è un istituto che prevede l’estinzione del reato in seguito al trascorrere del tempo. Si presume, infatti, che il fatto che un reato non venga perseguito o che un processo non si concluda in un determinato lasso di tempo significhi che è venuto meno l’interesse dello Stato a portarlo avanti. Inoltre, è un diritto del cittadino che il processo abbia una durata ragionevole e di non rimanere per un tempo indeterminato sotto lo scrutinio di un giudice. 

L’odg di Costa impegna il governo a tornare alla situazione della riforma Orlando del 2017 con la cosiddetta prescrizione sostanziale, che si calcola sulla base della pena prevista dal codice.

Costa ha sostenuto che l’obiettivo è quello di cancellare la riforma Bonafede, che nel decreto “Spazzacorrotti” ha riscritto la prescrizione prevedendo che si interrompa alla conclusione del primo grado di giudizio, così che i gradi di appello e Cassazione non hanno limiti di durata. In realtà, la prescrizione di Bonafede è già stata formalmente abrogata dalla riforma Cartabia, che entrerà in vigore il 31 dicembre.

Tecnicamente, quindi, il governo Meloni si sta impegnando a modificare non la Bonafede, che verrà appunto superata, ma la riforma penale di Marta Cartabia in vigore dal 2023, che è uno dei pilastri del Pnrr e prevede una serie di modifiche procedurali per velocizzare i processi penali, come da obiettivo europeo.

La riforma Cartabia, infatti, ha inserito la prescrizione in un più complesso meccanismo di snellimento del processo penale. Prevede di mantenere la prescrizione sostanziale fino al primo grado di giudizio (dunque la riforma Bonafede sostenuta dai grillini), ma introducendo la prescrizione processuale per gli altri gradi, fissando un termine temporale entro il quale devono concludersi, altrimenti il processo si estingue.

La questione politica

La questione politica intorno all’odg, sopratuttot sul fronte dell’opposizione, è spinosa quanto e forse più di quella tecnica.

La mossa di Costa, infatti, ha indisposto non poco il Partito democratico, che l’ha considerata l’ennesimo passo del Terzo Polo verso il governo e un modo per mettere in difficoltà i dem.  «Ad aprire la porta all'evidente tentativo di picconamento di una delle riforme più importanti del governo Draghi, sono proprio gli apologeti dell'agenda Draghi», ha commentato la senatrice Anna Rossomando, responsabile Giustizia del Pd.

Dal punto di vista concreto, infatti, il Pd non avrebbe difficoltà ad accettare il ripristino della riforma del dem Andrea Orlando. Tuttavia, l’odg viene considerato pericoloso perchè fornisce un alibi al governo per smontare la riforma Cartabia non ancora in vigore, mettendo a rischio il raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr. L’ordine del giorno, infatti, è uno strumento che impegna il governo dal punto di vista politico ma senza scadenze precise e senza paletti veri e propri all’iniziativa. Per questo la capogruppo Debora Serracchiani ha annunciato il voto contrario all’odg, spiegando che «la destra vuole smantellare un altro tassello fondamentale della riforma Cartabia, con una controriforma che metterà a rischio i fondi del Pnrr perché allungherà i processi e diminuirà l'efficienza della giustizia penale».

Proprio questo è l’interrogativo concreto che pone il ripristino della prescrizione sostanziale: capire se allungherà o meno i tempi dei processi. Certamente la prescrizione sostanziale per tutti e tre i gradi di giudizio li riduce rispetto al suo stop dopo il primo grado. Tuttavia, è impossibile dire che effetti provocherà una nuova riforma che aggiorni il pacchetto Cartabia non ancora in vigore e di cui quindi non si sono ancora testati i risultati positivi in ottica di riduzione dei tempi.

L’ipotesi di Costa è che un ritorno alla prescrizione sostanziale favorirà l’accorciamento dei tempi. Il timore dei dem è che legittimare il governo Meloni a riaprire il vaso di Pandora della riforma penale, chiusa così a fatica nella passata legislatura con un intervento di sistema, significhi farne saltare l’equilibrio.

L’odg offre un’unica certezza politica: la sintonia tra Terzo Polo e il governo sul tema giustizia e la speculare sempre maggiore distanza tra le opposizioni. 

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