Si è tenuta il 21 gennaio, presso la sede della Suprema Corte di Cassazione, l’inaugurazione dell’anno giudiziario e il Primo Presidente Pietro Curzio ha svolto una relazione sull’amministrazione della giustizia, evidenziando un successo storico: «Le sei sezioni civili hanno definito il  23,3% in più di processi rispetto al 2019 (40,1% in più rispetto al 2020)). Mai la Cassazione civile nei suoi cento anni di storia aveva deciso un numero di cause così elevato».

Un’accelerata di rilevanza storica, dunque, dimostrata con la forza dei numeri.

Anche in ambito penale, vi sono stati  risultati importanti  con definizioni ben superiori al flusso dei ricorsi pervenuti nel 2021: “ la durata media dei procedimenti è stata inferiore all’anno”.

I risultati sono stati raggiunti nonostante la scarsità di risorse dei magistrati: “Dal rapporto 2020 della Commissione europea per l’efficacia della giustizia del Consiglio d’Europa (CEPEJ), emerge che in Italia il personale impiegato nel sistema giustizia è sensibilmente inferiore a quello di altri paesi europei. Ad esempio, il raffronto con la Germania è il seguente: in Italia ogni 100.000 abitanti vi sono 11.6 giudici affiancati da 37.1 amministrativi. In Germania ogni 100.000 abitanti vi sono 24.5 giudici affiancati da 65.1 amministrativi”.

Anche sul piano della c.d. informatica giuridica vi è stato un significativo impegno. Nel corso della sua relazione scritta (300 pagine) il presidente Curzio ha riportato per 88 volte la parola informatica.

La parola “informatica” è distribuita omogeneamente nel corso dell’intera relazione; è evidente l’attenzione che ormai le nuove tecnologie rivestono nell’organizzazione giudiziaria e l’informatica ne assorbe la parte più rilevante, determinandone ogni profilo organizzativo. I settori principali sono stati rappresentati dal potenziamento delle struttura del Centro Elettronico della Cassazione (ricco di materiale documentario giuridico, sentenze e massime) e dalla recentissima introduzione in cassazione dell’informatica gestionale con il processo telematico Civile (già operativo negli uffici territoriali italiani).

Intelligenza artificiale

Le parole intelligenza artificiale sono, invece, riportate 5 volte.

Il presidente Curzio ha segnalato che per lo sviluppo di tecniche potenziate dalla  intelligenza artificiale «la Corte di cassazione ha realizzato un accordo con  la Scuola Universitaria di Studi Superiori di Pavia per una collaborazione strategica con  il Centro di Documentazione Elettronica (CED) della Cassazione, per l’organizzazione di materiale giuridico digitale al fine di estrarre e rappresentare conoscenze giuridiche, trovare correlazioni implicite, individuare orientamenti giurisprudenziali e/o legislativi».

Le prospettive della intelligenza artificiale, però, vengono accuratamente delimitate nel discorso segnalando i problemi etici che essa pone, l’attenzione all’indipendenza dei giudici, con focalizzazione anche sulla percezione che di essa ha il pubblico. Viene chiaramente indicato che ogni sistema di IA non deve in alcun modo interferire nella valutazione dei giudici ma solo costituire un supporto per una migliore conoscenza di tutti gli elementi in gioco.

Sull’intelligenza artificiale, però,  viene lanciato  un allarme da Laura Viaut, docente di storia del diritto all'Università Sorbona (Les modèles mathématiques probabilistes au service de la justice quantitative, in Actu-Juridique.fr)  che afferma: «Il giudice in carne ed ossa non deve cedere il passo al giudice virtuale. Non dobbiamo dimenticare che le correlazioni statistiche non sempre hanno senso. La correlazione non deve essere confusa con la causalità. Se una correlazione è un nesso statistico che non permette di sapere quale variabile agisce sull'altra, la causalità è un nesso che afferma che una variabile agisce su un'altra. In altre parole, se due eventi sono vicini nel tempo o nello spazio, possiamo dire che sono correlati. Tuttavia, questo non significa necessariamente che uno abbia causato l'altro».

Il ruolo dei precedenti

Bisogna riaffermare che il numero dei precedenti giurisprudenziali dati o negati non deve essere mai decisivo a fondare la giustezza o meno di una tesi. Il conformismo rappresenta un grave e subdolo pericolo per la giurisdizione. In tal senso, modelli basati sulla frequenza dei precedenti “conformi” devono essere sempre valutati come “informazione” e mai come “modello di decisione”.

Il pericolo del giudice “robot” (solo dal punto di vista culturale) potrebbe non essere, poi, troppo remoto. Ma piuttosto che paventare il giudice robot, la Cassazione e l’intero apparato giudiziario dovrebbero piuttosto perseguire l’obbiettivo di automatizzare, con una attenta rilevazione delle procedure e delle situazioni, tutta l’attività dei flussi organizzativi delle cancellerie.

Lavoriamo in modo collaborativo e multidisciplinare, dialogando in modo effettivo con le categorie professionali e l’accademia,  per un modello più giurimetrico e meno informatico, finalizzato a comprendere esattamente la specificità del caso, valorizzando il diritto di difesa e senza correlazioni rischiose.

Si spera che la strada dell’informatizzazione venga rafforzata anche con ulteriori accordi.

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