L’attacco ai diritti umani e la violazione dello stato di diritto in molti paesi si tramuta in minacce, violenze e repressione contro gli avvocati, naturali difensori dei diritti fondamentali.

Il Consiglio Nazionale Forense, fortemente impegnato su questi temi, ha negli ultimi anni intrapreso numerose iniziative per sostenere quanti si battono per difendere i diritti umani, pretendendo il rispetto delle convenzioni internazionali e dei principi dell’equo processo e dell’indipendenza della giurisdizione di cui gli avvocati sono parte integrante.

Nel 2016, allo scopo di coordinare la propria azione istituzionale con quella di altre Avvocature europee, ha fondato, insieme al Consiglio Nazionale Forense Francese, all’Ordine degli Avvocati di Parigi e al Consiglio Generale dell’Avvocatura Spagnola, l’Osservatorio Internazionale degli Avvocati in Pericolo (OIAD), con sede a Parigi.

Successivamente ha proclamato il 2020 “Anno dell’avvocato in pericolo nel mondo”, mobilitando l’Avvocatura italiana.

L’Assemblea generale dell’Osservatorio, svoltasi in video conferenza, ha visto un’ampia partecipazione degli ordini forensi aderenti e di numerose importanti Associazioni internazionale dell’Avvocatura, come membri associati, tra le quali gli Ordini forensi d’Europa (CCBE).

L’attività

L’osservatorio ha svolto in questi anni un’attività molto intensa. Attualmente ne fanno parte più di trenta ordini di avvocati italiani, francesi, spagnoli, belgi, svizzeri e anche di Paesi extraeuropei. 

Sono componenti del Direttivo a seguito di elezione anche l’Ordine di Ginevra e quello di Milano, rappresentato dal collega Massimo Audisio.  Tra i membri dell’Oiad ci sono anche gli ordini degli avvocati di  Bruxelles, Madrid, Barcellona, Colonia e quelli di numerose città italiane, tra le quali, Roma, Milano, Torino, Palermo, Verona, Brescia, Messina, Modena, Monza e  Rovereto.

Durante l’Assemblea abbiamo ascoltato la toccante testimonianza dell’avvocato Esteban Celada, guatemalteco.

Il collega ha rappresentato in giudizio vittime di violenze sessuali da parte di agenti dello Stato, così come esponenti delle popolazioni autoctone vittime di crimini contro l’umanità durante la guerra civile. Come conseguenza della sua attività professionale ha subito gravi minacce ed è stato sottoposto a perquisizioni illegali. Ha subito la sottrazione di informazioni coperte da segreto professionale, secondo un copione che si ripete in questi casi a tutte le latitudini.

E’ stata poi la volta degli osservatori internazionali dell’Oiad, che hanno riferito sugli esiti dell’ultima missione svolta in Turchia, dal 4 all’8 aprile scorso, nel corso della quale hanno assistito a due processi a carico di avvocati turchi ed in particolare, il 7 aprile, alla prima udienza del nuovo processo apertosi contro gli avvocati Selcuk Kozagacli e Barkim Timtik (sorella dell’avvocata Ebru Timtik, morta in carcere nell’agosto dello scorso anno dopo 238 giorni di sciopero della fame per il rigetto di tutte le istanze di scarcerazione per le sue gravissime condizioni di salute) entrambi componenti dell’associazione avvocati progressisti (CHD).

I due avvocati erano già stati condannati a pesanti pene detentive, insieme ad altri colleghi coimputati, al termine di un processo caratterizzato da gravi irregolarità, come accertato nel 2019 da una missione internazionale di avvocati cui presero parte il CNF e l’Oiad.  La cassazione turca aveva successivamente disposto un nuovo processo solo per i due avvocati, ravvisando un ne bis in idem. Le istanze di scarcerazione sono state ancora una volta rigettate ed il processo è stato rinviato al 15 settembre.  Gli osservatori sono riusciti ad incontrarli nel carcere di Sliviri, destinato a molti detenuti politici.

La Turchia

In Turchia, secondo gli ultimi dati dell’associazione degli avvocati turchi in esilio Arrested Lawyers Initiative, 605 avvocati sono stati condannati complessivamente a 2158 anni di reclusione, perché identificati con i loro assistiti nei processi “sensibili” per il Governo turco, perché a carico di oppositori politici.

Un’altra missione è stata condotta in Honduras, dove l’Oiad sta seguendo il processo, iniziato il 6 aprile 2021, a carico di uno degli indiziati dell’assassinio di Berta Cáceres, coordinatrice generale del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, assassinata il 2 marzo 2016 per la sua opposizione attiva ad un progetto in campo idroelettrico, realizzato in territorio indigeno Lenca. L’Osservatorio si è anche occupato dell’avvocato minacciato Víctor Fernández, che rappresenta la famiglia di Berta Cáceres. Nel 2018, sette persone sono state già condannate per questo atroce delitto. La Corte ha negato l’accesso degli osservatori  alle udienze.

L’attività di monitoraggio dell’Osservatorio si esplica anche attraverso la  redazione di richieste e petizioni ai Governi, per chiedere il rispetto dei diritti umani in relazione ai singoli casi. Sostiene i colleghi che, costretti all’esilio, attivano le procedure di asilo. Fornisce anche assistenza al fine di aiutarli a trovare un primo inserimento e a garantire le cure mediche.

La giornata degli avvocati in pericolo

Il Cnf e l’Oiad si mobilitano in occasione della giornata  dedicata agli avvocati in pericolo, che si celebra il 24 gennaio di ogni anno, anche per sottolineare che l'attacco allo stato di diritto e alla democrazia è condotto operando intimidazioni, violenze, arresti arbitrari e condanne ingiuste a carico degli avvocati che, insieme ai giornalisti, ai giudici indipendenti ed a coloro che si battono per il rispetto dei diritti umani, sono nel mirino di Governi autoritari, che non ammettono il dissenso. Le precedenti edizioni sono state dedicate alla situazione in Iran, Turchia, Paesi Baschi, Colombia, Filippine, Honduras, Cina, Egitto, di nuovo Turchia nel 2019, Pakistan e, l’anno scorso, all’Azerbaijan.

Un impegno forte per informazione  e sensibilizzare anche la pubblica opinione su tematiche che riguardano tutti i cittadini.

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