Populismo penale a giorni alterni. Il ministro Carlo Nordio in un convegno del novembre scorso si esprimeva contro gli aumenti di pene: «Non credo che chi deve commettere un delitto vada prima a compulsare il codice penale per veder se la pena è aumentata o diminuita», ma subito aggiungeva che «per certi settori sia importante che lo Stato dia un segno di attenzione e che questo segno di attenzione spesso può e deve avere un sigillo penale». Nuova teoria sulla pena che oltre alle tradizionali finalità di repressione e prevenzione, vedrebbe quella “segnaletica”. Con il rischio di creare confusione, come accade nelle strade quando diversi e contraddittori segnali si affollano e così è avvenuto con l’omicidio nautico e le pene per gli scafisti.

Dopo la tragedia di Firenze il ministro cambia idea: no a un nuovo reato di omicidio sul lavoro. E ha ragione: per l’omicidio colposo sul lavoro è prevista una pena da due a sette anni, e in caso di morte di più persone fino a quindici anni. Speriamo solo che il “pentimento” del ministro sulle pene “segnaletiche” sia duraturo.

E ancora ha ragione il ministro a non accogliere la proposta di una Procura Nazionale Infortuni sul lavoro. Il coordinamento si pone per fenomeni diffusi a livello nazionale, mafie, o a livello transnazionale, terrorismo, situazione che non si verifica per le morti sul lavoro, dove vediamo anzi la frammentazione degli operatori.

Le procure

Il ministro ha aggiunto: «Ammetto però che la frammentazione nelle procure più piccole dove non esistono questi gruppi specializzati possa sembrare insufficiente. Il nostro orientamento è quello intermedio: è quello di devolvere alle procure distrettuali queste competenze in modo da fare dare un indirizzo omogeneo nell'ambito di un distretto». 

Ma è lo stesso ministro che vuole che sulla misura cautelare del carcere si pronuncino tre giudici, sempre, anche in quegli uffici giudiziari più piccoli. Questa proposta, a prima vista garantista, ma essendo ben mirata sui reati dei colletti bianchi, si potrebbe collocarla nella categoria del “garantismo strabico”. E’ del tutto inattuabile negli uffici giudiziari medi e piccoli: è noto a tutti e lo ha sottolineato la Presidente della Cassazione Margherita Cassano. E’ di ben difficile attuazione anche nei grandi tribunali, se non a prezzo di formare collegi estemporanei con applicazioni di giudici civili. E infatti l’attuazione di questa procedura è rinviata di ben due anni.

Anche la proposta di attribuire ulteriori competenze alle procure distrettuali, già sovraccariche, è la irragionevole proposta alternativa alla via maestra di accorpare i piccoli tribunali. Una soluzione impopolare, accuratamente evitata da governi di diverso colore, ma ineludibile. Di suo il ministro Nordio vi ha aggiunto in diverse occasioni aperture alla proposta persino di riaprire alcune piccole sedi già soppresse.

Le morti sul lavoro

Per contrastare le morti sul lavoro è corretto concentrarsi sul rafforzamento degli enti di controllo, Ispettorati del lavoro e Asl, e sulle norme di prevenzione degli infortuni. Ma se non vuol essere solo propaganda, occorre confrontarsi con la realtà: diffuso impiego nei cantieri di lavoratori in nero o immigrati clandestini, pletora di subappalti. Fa impressione la cifra di 61 ditte subappaltanti che avrebbero operato a Firenze; nel Ponte sullo Stretto sarebbero 601 o 6001 o…?

Nell’edilizia il subappalto di operatori specializzati in settori particolari è inevitabile, ma deve essere regolato e controllato. Per diverso tempo non è stato chiaro quanti e chi fossero i dispersi sotto le macerie a Firenze; a quanto pare, due operai erano “clandestini” o “irregolari”. Non sarebbe potuto accadere se il registro delle presenze giornaliere in cantiere fosse informatizzato e accessibile in tempo reale agli enti di controllo. Dall’oggi all’indomani non verrebbero meno “clandestini” e lavoratori in nero, ma al costo di commettere il reato di falso nella dichiarazione. Si avrebbe anche un controllo dei subappalti e alla fine sarebbe utile anche ai responsabili di cantiere, che devono coordinare l’attività di diversi operatori di diverse ditte. Ma dubito che questo efficace strumento di controllo lo si vorrà introdurre.

Nel nostro paese un settore economicamente rilevante come l’edilizia si regge sugli immigrati, quelli che, quando arrivano sui barconi, si respingono con le buone o con le cattive. Una ipocrisia che la tragedia di Firenze rende intollerabile.

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