Care lettrici, cari lettori

il nuovo parlamento si è insediato e sono stati eletti i due presidenti delle camere: Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) al Senato e Lorenzo Fontana (Lega) alla Camera.

La prossima settimana si dovrebbe sciogliere anche il nodo dei ministeri e soprattutto di quello della Giustizia, il più atteso per chi segue questa newsletter. In testa è sempre dato l’ex magistrato eletto con FdI, Carlo Nordio, ma in corsa ci sono anche gli avvocati Elisabetta Casellati e Francesco Paolo Sisto di Forza Italia. 

Giorgia Meloni, tuttavia, avrebbe detto no alla richiesta di via Arenula avanzata da Silvio Berlusconi, a maggior ragione dopo la mezza crisi aperta con il mancato voto di FI a La Russa per la presidenza del Senato.

Sul fronte della giustizia, lo scorso fine settimana si è svolto il congresso nazionale forense che ha eletto i nuovi componenti dell’assemblea dell’Ocf e preso decisioni importanti che trovate esposte tra qualche paragrafo.

A questo proposito, il presidente dell’Associazione nazionale forense, Giampaolo Di Marco, ha dato una sua analisi delle sfide che attendono la categoria.

In questi giorni, invece, è in corso il congresso dell’Associazione nazionale magistrati, di cui pubblichiamo un estratto della relazione del presidente, Giuseppe Santalucia.

Si tratta di due appuntamenti importanti per le rispettive categorie: interlocutori, perchè si sono svolti in mancanza di un ministro a cui rivolgersi direttamente, ma nello stesso tempo strategici per mandare messaggi al governo costituendo.

Il congresso dell’Anm

È in corso il congresso dell’Associazione nazionale magistrati a Roma (qui il link per seguire i lavori in streaming).

Nella sua relazione introduttiva, il presidente Giuseppe Santalucia (qui un estratto pubblicato da Domani) ha esaminato i rapporti della magistratura con la politica, la crisi d’immagine e la reazione dell’Anm e le recenti riforme legislative.

«Si è appena concluso un periodo intenso di innovazioni legislative. Sono stati riformati il codice di rito penale e il codice di rito civile, mentre l'intervento riformatore forse più delicato, la modifica dell'ordinamento giudiziario, è in attesa di attuazione», ha detto Santalucia, ricordando che «Se non si pone attenzione alla tenuta dell'impianto organizzativo, se non si provvede a dotare il sistema delle necessarie risorse il rischio di una riforma è di produrre diritti e garanzie di carta».

Ha poi ricordato che i risultati annunciati dal ministero sulla diminuzione della durata dei processi «sono frutto dell'impegno della magistratura e del fatto che ci siamo rimboccati le maniche», nonostante una scopertura di 1700 unità negli organici.

Alla giornata inaugurale di oggi hanno preso parte anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con il Capo dello Stato, il vicepresidente del Csm, David Ermini. Tra i presenti, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, il garante delle persone private della libertà personale Maura Palma, e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.

Nella giornata di domani, sabato, si discuterà della qualità ed efficienza della giurisdizione e delle prospettive dell’associazionismo giudiziario. La giornata conclusiva di domenica, invece, è dedicata al rapporto tra magistratura e società.

Il congresso nazionale forense

La tre giorni di Lecce organizzata dal Consiglio nazionale forense è stata un momento importante di riflessione dell’avvocatura, in cui si sono confrontate le proposte per il futuro della professione.

Il congresso si è concluso sabato 8 ottobre, con la votazione da parte dei delegati delle mozioni presentate e ammesse dall’ufficio di presidenza del congresso e che hanno riguardato i tre temi in partcolare.
Di fatto la questione più scottante verteva sulla proposta di un nuovo assetto ordinamentale dell’avvocatura,  oggetto di ben 45 mozioni con varie proposte di modifica della legge professionale forense, la 247 del 2012. La questione – ovvero lo spacchettamento della funzione disciplinare del Cnf da quella amministrativa - non è stata sottoposta al voto al Lecce, perchè la maggioranza dei delegati ha votato a favore della proposta preliminare di dedicare una sessione successiva del congresso esclusivamente a questa discussione. 
A giustificazione di una sessione ulteriore del congresso, che si terrà a ottobre 2023 e per cui si costituirà un apposito tavolo di lavoro, c’è la contraddittorietà delle numerose mozioni presentate e la mancata preventiva discussione e condivisione dei vari correttivi richiesti con le istituzioni e con le associazioni. 
La base di discussione dovrebbe essere il testo della mozione numero 50, presentata a firma del presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo che, più di altre, ridisegna in modo organico l’assetto della governance dell’avvocatura. Alla base di questo riassetto c’è la valutazione critica dell’attuale normativa professionale, che nel corso degli ultimi anni ha subito frequenti integrazioni interpretative delle norme, soprattutto in ambito elettorale, da parte dei giudici sia amministrativi, che ordinari che costituzionali.  

Tra i dati significativi va sottolineata l’ampia adesione, seppur insufficiente a raggiungere il quorum per l’approvazione, delle mozioni presentate ai comitati pari opportunità per modificare lo statuto del congresso, aggiungendo ai componenti dell’Ocf anche rappresentanti eletti tra i membri dei comitati pari opportunità. 

Non è stata invece approvata la richiesta proveniente dai consigli distrettuali di disciplina di far partecipare i presidenti dei Cdd al congresso nazionale forense, con diritto di voto. Questa bocciatura è stata letta come un segnale che i membri dei Cdd stati ritenuti estranei alla discussione sugli indirizzi da dare all’avvocatura, pur prestando servizio in un settore tanto delicato come quello disciplinare, che prima della legge professionale del 2012 spettava ai consigli degli ordini (i cui presidenti sono sempre stati membri di diritto del Congresso).

Va ricordata, infine, l’approvazione delle mozioni sul tema dell’Intelligenza artificiale. L’avvocatura ha rivendicato un ruolo primario sia nel possibile utilizzo di questa nuova tecnologia nella giurisdizione, che soprattutto nella scrittura di un codice etico per il suo impiego.

A margine, le donne del consiglio – la presidente Maria Masi, la vicepresidente Patrizia Corona e le consigliere Carolina Scarano e Daniela Giraudo e Giovanna Ollà – hanno voluto manifestare solidarietà alle donne iraniane, tagliandosi simbolicamente una ciocca di capelli.

L’elenco degli eletti dell’Ocf

Durante il congresso nazionale forense si sono svolte anche le votazioni per eleggere i nuovi componenti della assemblea Ocf. Questo è l’elenco, per distretto giudiziario di provenienza.

Ancona: Maurizio Miranda.

Bari: Antonio Bellomo, Stefano Tedeschi.

Bologna: Stefano Tirapani, Pierfrancesco Foschi, Giovanni Tarquini.

Brescia: Alessandra Dalla Bona.

Cagliari: Aldo Luchi, Antonio Falchi.

Caltanissetta: Michele Riggi.

Campobasso: Annibale Oreste Campopiano.

Catania: Alberto Giaconia, Emanuela Tumino.

Catanzaro: Francesco Calvelli, Mario Pace.

Firenze: Fabrizio Spagnoli, Lelia Parenti.

Genova: Andrea Corrado.

L’Aquila: Anna Silvana Vassalli.

Lecce: Fedele Moretti, Vincenzo Caprioli.

Messina: Isabella Maria Celeste.

Milano: Elisabetta Brusa, Antonino La Lumia, Ilaria Livigni, Claudio Santarelli, Ernesto Savio Sarno, Vincenzo Angelo Spezziga.

Napoli: Pasquale Parisi, Pasquale Altamura, Giovanni Barile, Raffaele Curcio, Antonio Famiglietti, Ottavio Pannone.

Palermo: Accursio Gallo, Giuseppe Livio.

Perugia: Ermes Farinazzo.

Potenza: Mariangela Spinella.

Reggio Calabria: Carlo Morace.

Roma: Stefano Brenciaglia, Giandomenico Catalano, Antonio Di Salvo, Antonio Diurni, Mary Dominici, Paola Pezzali, Mario Scialla.

Salerno: Fabio Moliterno.

Torino: Elimiana Olivieri, Danilo Cerrato.

Trento: Monica Aste.

Trieste: Massimo Zanetti.

Venezia: Paolo Bogoni, Laura Massaro, Erminio Mazzucco.

Processo di Brescia a Davigo

Si è svolta a Brescia il 13 ottobre l’udienza del processo ordinario (a questo link l’audio di Radio Radicale) all’ex magistrato Piercamillo Davigo, imputato di rivelazione di segreto d’ufficio per la divulgazione dei verbali sulla presunta loggia Ungheria.

In aula doveva essere presente a testimoniare l’ex segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto, considerata colei che avrebbe mandato in busta anonima i verbali sia a Repubblica e Fatto Quotidiano che al consigliere Nino Di Matteo. Lei si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ma dovrebbe rendere dichiarazioni spontanee in un altro processo in cui è imputata a Roma per lo stesso reato di Davigo.

E’ stata invece ascoltata l’ex assistente giuridica di Davigo, Giulia Befera, che ha raccontato di come Davigo fosse preoccupato per l’inerzia dei colleghi milanesi, a fronte dei verbali che gli aveva consegnato il pm milanese, Paolo Storari. Befera ha confermato anche che Davigo le aveva detto che nei verbali erano presenti i nomi di alcuni consiglieri del Csm, come Sebastiano Ardita.

La teste ha spiegato anche che Contrafatto aveva preso molto male la “cacciata” di Davigo dal Csm per limiti di età e che la segretaria le aveva confidato di stare valutando l’idea di mandare i verbali della Loggia Ungheria ai giornali, ma «Davigo non ne era al corrente». Quella di Contrafatto, insomma, sarebbe stata un’iniziativa «vendicativa: ha agito immaginando di poter fare del bene».

In aula ha testimoniato anche la consigliera del Csm in quota A&I, Ilaria Pepe, che ha raccontato che anche a lei Davigo aveva parlato dei verbali e della presenza del nome di Ardita. Ha anche confermato che lo scontro tra Ardita e Davigo era iniziato con la scelta del nuovo procuratore di Roma ma poi era proseguito in molti altri piccoli episodi, fino a quando Davigo aveva accusato Ardita di «non dirgli tutto».

Davigo ha rilasciato dichiarazioni spontanee sul suo rapporto con Ardita, spiegando che «I nostri rapporti personali sono finiti perché io non mi fidavo più di lui e non gli ho rivolto più la parola. Pensavo mi nascondesse qualcosa», ma ha precisato che il tutto è cominciato con lo scandalo dell’Hotel Champagne.

L’udienza è aggiornata al 14 novembre prossimo.

Legionella al tribunale di Roma

In una nota del presidente del tribunale di Roma, Roberto Reali, si lancia l’allarme legionella a piazzale Clodio, la sede del tribunale penale.

Le analisi dei campioni d’acqua hanno infatti dato esito positivo al batterio e quindi è stata disposta la chiusura o la limitazione dell’utilizzo dei bagni e delle macchinette del caffè.

L’evento è ricorrente: «Conforta la puntualità dei controlli, ma possibile che non si riesca a trovare un rimedio per evitare che periodicamente questo batterio metta la nostra salute a rischio», ha scritto il presidente del consiglio dell’ordine di Roma, Antonio Galletti.

Report reati Viminale

Secondo il report del Viminale, i reati sono aumentati del 12,8 per cento rispetto all’anno precedente, ma meno rispetto al periodo pre Covid.

La città con l’indice di criminalità più alto è Milano, con 193.749 reati denunciati nel corso del 2021 (quasi 6 per ogni 100 abitanti). In particolare, è la città con più furti nei negozi e nelle auto in sosta ed è la seconda per rapine e terza per associazioni a delinquere. 

Il dato, però, va letto anche in relazione alla propensione a fare denuncia dei cittadini, che è legata al grado di fiducia nelle forze dell’ordine, a quello di tolleranza verso il crimine e la presenza efficace delle istituzioni sul territorio.

Le cinque città con più reati sono Milano, seguita da Rimini, Torino, Bologna e Roma. Napoli, invece, al decimo posto.

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