Marcella Contrafatto, l’ex segretaria di Piercamillo Davigo, è stata licenziata dal Consiglio superiore della magistratura, con una decisione presa dal plenum del Csm mercoledì 22 settembre in seguito ai fatti che hanno penalmente coinvolto la funzionaria. Il provvedimento è già stato notificato alla diretta interessata. 

Contrafatto è indagata a Roma nell’inchiesta sulla diffusione dei verbali dell’avvocato Pietro Amara sulla presunta loggia Ungheria, che il pm milanese Paolo Storari aveva consegnato a Davigo, all’epoca consigliere del Csm.

L’accusa ipotizza che sia lei il presunto “corvo” che ha spedito in plico anonimo i verbali di Amara al Fatto Quotidiano, a Repubblica e al consigliere del Csm, Nino Di Matteo. Durante una perquisizione nella sua casa, inoltre, è stata trovata copia dei verbali.

Il reato contestato all’ex segretaria dai pm romani è quella di calunnia nei confronti del procuratore generale di Milano, Francesco Greco, per le allusioni a un suo ipotetico coinvolgimento nella loggia contenute nel biglietto anonimo che accompagnava il plico spedito al pm Nino Di Matteo. 

La decisione del Csm

Il legale di Contrafatto nel provvedimento disciplinare, Riccardo Bolognesi, ha annunciato un possibile ricorso davanti al giudice del lavoro e definito il provvedimento «illegittimo, nullo e inefficace». 

Secondo l’avvocato, infatti, «Il provvedimento di licenziamento non tiene in nessuna considerazione i rilievi che ho fatto, né sulle garanzie procedimentali né sul fatto che non c'è stato consentito di esaminare la documentazione in loro possesso». L’avvocato aveva chiesto di differire il procedimento perché alla difesa fosse consentito di esaminare «l’alluvione di documenti» collegati alla chiusura delle indagini preliminari della procura di Roma.

Al quotidiano Il Dubbio, Bolognesi ha detto che ci sarebbe stata una violazione del Testo unico sul pubblico impiego, perché il lavoratore avrebbe diritto a un preavviso di almeno 20 giorni per la convocazione a difendersi, mentre Contrafatto sarebbe stata convocata davanti al Csm solo con 24 ore di anticipo.

Contrafatto non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione davanti al plenum. A seguito del licenziamento, ha diffuso una dichiarazione in cui si definisce «amareggiata e delusa». «Mi hanno licenziata ritenendo che sia io la famosa postina dei verbali di Amara sebbene dagli atti emerga una verità diversa», ha aggiunto, «la ritengo una gravissima ingiustizia e mi difenderò in tutte le sedi giudiziarie».

La difesa di Contrafatto

Intanto, i legali di Contrafatto hanno riferito che nell’avviso di conclusione si fa riferimento solo al plico inviato al consigliere del Csm Nino Di Matteo, non ai documenti inviati al Fatto quotidiano. Secondo Bolognese, sarebbe «evidente l’esistenza di diverse consegne, distribuzioni, diverse forme di verbali e fattorini anonimi». 

Per le vicende legate alla testimonianza di Amara, che ha fatto riferimento all’esistenza di una loggia all’interno della magistratura, il procuratore capo Francesco Greco e gli aggiunti Fabio De Pasquale e Laura Pedio sono indagati per omissione d’atti d’ufficio a Brescia.

Il pm Paolo Storari è invece indagato per violazione del segreto d’ufficio, per aver consegnato a Davigo, all’epoca consigliere del Csm, una copia non firmata dei verbali. Quella che secondo la procura di Roma, Contrafatto avrebbe poi fatto uscire dall’ufficio del suo capo. 

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