Le proposte per ridurre il disposition time civile, se accolte, dovranno essere realizzabili e realizzate in tempi rapidissimi in modo da essere operative a settembre – ottobre, dato che la scadenza del Pnrr è ormai vicinissima
La delibera del Csm approvata ieri su “Interventi strutturali ed attività di supporto agli uffici giudiziari per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr” è un esempio di collaborazione istituzionale e di responsabilità. Il Csm in tutto il periodo è stato scarsamente coinvolto dalle scelte del Ministero sul Pnrr (a partire dagli obiettivi mai concordati) ed avrebbe ben potuto ignorare la richiesta, anche se tardiva, di collaborare con idee e proposte da parte del Ministero, ed invece ha dato una bella prova di sinergia istituzionale fornendo un vero e proprio pacchetto di proposte concrete finalizzate a raggiungere obiettivi cruciali per la giustizia italiana. D’altro canto è positivo che, dopo un lungo periodo di inerzia, in cui gli Uffici giudiziari sono stati lasciati soli, il Ministero, sinora concentrato quasi esclusivamente sulla riforma costituzionale di separazione delle carriere e di Csmdivisi e sorteggiati, abbia ritenuto di coinvolgere il Csm per addivenire ad iniziative condivise.
Del resto i dati relativi al 2024, pur evidenziando il pressochè sicuro raggiungimento di due fondamentali obiettivi, quali la riduzione della durata dei processi penali e la drastica riduzione del 90 cento dell’arretrato civile, segnalavano come irraggiungibile l’obiettivo della riduzione del 40 per cento del DT civile. Dopo poco più di 4 anni abbiamo raggiunto una diminuzione dei tempi del 20,1 cento, poco più della metà dell’obiettivo fissato per il 20 giugno 2026.
Per arrivare al 40 cento occorre allora operare su diversi canali per diminuire le sopravvenienze ed aumentare le definizioni, in modo di ridurre le pendenze. Due obiettivi non da poco. Nell’ultimo anno per la prima volta dopo quindici anni il numero di iscrizioni di nuove cause civili è aumentato, sia pure concentrandosi solo in alcune materie – i diritti della cittadinanza (+ 89 cento), la protezione internazionale (+ 65,7 cento), il lavoro (+ 14,6 cento) e accertamenti tecnici preventivi previdenziali (+ 9 cento). Un aumento in queste quattro materie di ben 94.474 cause in un anno ovvero il 6,1 cento di tutte le cause iscritte! Mentre in Cassazione il forte aumento del 35 % è essenzialmente dovuto alla materia tributaria.
Le definizioni invece dopo il forte calo del 2020 (causa COVID) e il forte rimbalzo del 2021 sono sostanzialmente stabili.
Per arrivare a diminuire il DT del 40 cento avremmo bisogno di un calo delle pendenze o di un aumento delle definizioni di circa 200.000 procedimenti.
Questo è il quadro da cui parte il CSM per poi indicare una serie di interventi di natura strutturale ed altri di carattere provvisoria o emergenziale. Tra i primi la rinegoziazione del DT civile con la Commissione UE, la stabilizzazione definitiva di almeno 6000 addetti all’Ufficio per il Processo UPP ed interventi deflattivi per diverse tipologie di procedimenti in cui è parte una pubblica amministrazione. Ovvero l’estinzione dei giudizi tributari (quasi la metà del carico civile della Cassazione) aventi ad oggetto i debiti compresi nella dichiarazione di definizione agevolata, il riscontro in sede amministrativa alle domande di riconoscimento della cittadinanza provenienti da discendenti di emigrati italiani (il 5,5 cento delle nuove iscrizioni nel 2024), la rivalutazione in sede amministrativa dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale o speciale sopravvenuti in epoca successiva al provvedimento di diniego impugnato in giudizio (il 6,8 cento).
Gli interventi di natura provvisoria e emergenziale sono diversi e variegati e vanno dall’applicazione del regime di sede disagiata per le Corti di Appello in difficoltà, alla copertura immediata dei posti direttivi e semidirettivi delle sedi critiche, all’utilizzo di magistrati in quiescenza già assegnati al settore civile, all’applicazione dei magistrati del massimario alle sezioni civili della Cassazione, alla proroga dei giudici ausiliari delle Corti di appello sino al 30 giugno 2026. Vi è poi un’apertura verso
la proposta ministeriale di applicare da remoto 500 magistrati che operano in uffici non critici per procedimenti giunti a decisione senza istruzione orale.
bisogna correre
Un quadro complessivo che, se realizzato, porterebbe a ridurre le pendenze ben oltre le 200.000 ipotizzate (solo il rinvio in sede amministrativa delle domande sulla cittadinanza e di parte di quelle di protezione internazionale vale l’eliminazione di oltre 100.000 pendenze). Proposte in larga parte condivisibili, che potevano essere più ardite. In primis sulla stabilizzazione di tutti i precari della giustizia ed in particolare degli addetti all’Ufficio per il processo, stante la fortissima scopertura degli organici del personale giudiziario, con modalità rapide e semplificate (avendo comunque già superato un concorso). E quindi di rivedere l’ampia materia delle ATP previdenziali e assistenziali che, anche se non rientrano nelle materie coperte dal PNRR, ormai coprono il 22,3 cento delle iscrizioni civili e si prestano a speculazioni e sfruttamenti indebiti.
L’intervento dovrà essere concentrato sugli uffici critici ovvero 4 Corti di Appello (ove si concentrano il 65 cento delle pendenze) e i 15 - 20 Tribunali (circa il 50 cento delle pendenze). Preoccupa comunque l’apertura all’ipotesi avanzata dal Ministero di prevedere 500 applicazioni da remoto di magistrati al civile che, rimanendo incardinati nelle loro sedi dovrebbero per sei mesi (prorogabili una volta), tenere udienza e scrivere i provvedimenti (almeno 30) di altre sedi in difficoltà dietro pagamento di un incentivo pecuniario e di anzianità. Ipotesi preoccupante sia quanto all’individuazione delle cause da affidare a questi magistrati, sia quanto alla gestibilità di queste cause oltre al carico ordinario (che rimarrebbe), sia quanto all’introduzione di una sorta di cottimo. Un passaggio che suona come emergenziale, ma che è facile prevedere che costituirà precedente e altererà nel futuro il nostro processo civile distruggendo una serie di principi fondamentali: dal giudice naturale alla competenza territoriale, dall’udienza in presenza al produttivismo senza limiti. L’incremento massimo previsto di 22.500 definizioni ottenute in tal modo nel migliore dei casi non vale lo stravolgimento del processo civile.
Proposte che comunque, se accolte, dovranno essere realizzabili e realizzate in tempi rapidissimi in modo da essere operative a settembre – ottobre, dato che la scadenza del Pnrr è ormai vicinissima.
© Riproduzione riservata



