- Josef S., l’ex membro delle SS, oggi centenario, è a processo in Germania per il massacro di oltre 3mila persone nel campo di concentramento di Sachsenhausen.
- Ma perché si è aspettato 76 anni per processarlo? Dopo Norimberga, che dai tedeschi fu percepita come una giustizia dei vincitori sui vinti, nella Germania occidentale si ebbe una sorta di “amnistia fredda” grazie a un trattato con gli Alleati e, soprattutto, all’adozione di una legge che ridusse i termini di prescrizione.
- È meglio una giustizia tardiva che nessuna giustizia? Serve questo processo proprio in ragione del poco che si è fatto e a fronte del crescere di estremismi e negazionismi? La risposta non è semplice.
Un processo a un imputato di cento anni (quasi centouno) non si vede tutti i giorni. Aggiungete che i fatti contestati sono avvenuti ottant’anni fa e infine, se non bastasse, che il tutto non si svolge in un’aula giudiziaria, bensì in un palazzetto dello sport. Il piccolo tribunale della cittadina tedesca di Neuruppin nel Brandeburgo, infatti, non avrebbe potuto contenere giornalisti e curiosi. Pare quasi la perfetta messa in scena di ciò che, secondo il giurista Mark Osiel, dovrebbero essere i



