Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è sempre più l’anello debole che rischia di pagare per gli errori di gestione del caso di Alfredo Cospito. Nella settimana in cui dovrà decidere del ricorso per la revoca del 41bis all’anarchico in sciopero della fame, anche la copertura istituzionale che ha dato al suo sottosegretario, Andrea Delmastro, rischia di ritorcerglisi contro.

Il guardasigilli ha spiegato in una nota le ragioni per cui la relazione di servizio che Delmastro ha dato al suo compagno di partito Giovanni Donzelli fosse divulgabile. Si tratterebbe, infatti, di «una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». E, anche se sul dossier c’era la dicitura «limitata divulgazione», presente sulla nota di trasmissione, si tratterebbe di «una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap».Contro questa lettura, però, si sono susseguiti molti pareri giuridici, a partire da quello dell’ex ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, oltre che da fonti dello stesso Dap che hanno ritenuto il contenuto non divulgabile.

Ora che il ministro ha difeso il suo sottosegretario giustificandone la condotta, sono in arrivo le prime conseguenze. Seguendo la linea di ragionamento di Nordio, infatti, il deputato di Sinistra Italiana, Marco Grimaldi e il deputato di Più Europa, Riccardo Magi, hanno fatto richiesta di accesso agli atti. Entrambi hanno scritto al ministero, chiedendo di prendere visione di tutta la documentazione che riguarda Cospito e delle informative del ministero su di lui, compresa quella citata in aula da Donzelli. La richiesta di Grimaldi è in sospeso dal 1 febbraio, quella di Magi dal 3 e dal loro accoglimento si capirà se davvero gli atti divulgati da Delmastro erano pubblicabili. Non sono i soli: anche Angelo Bonelli dei Verdi ed Enrico Costa del terzo polo si preparano a presentare domande analoghe. Bonelli e Magi, poi, sono pronti ad andare personalmente al ministero per ottenere risposta.

Nordio rischia anche la smentita indiretta della procura di Roma. In seguito all’esposto di Bonelli, infatti, è stato aperto un fascicolo a carico di Donzelli per rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e la polizia penitenziaria ha messo a disposizione una serie di documenti tecnico-conoscitivi. Se i pm ritenessero di chiedere il rinvio a giudizio, la tesi di via Arenula sarebbe ulteriormente messa in crisi.Contro il sottosegretario Delmastro, poi le opposizioni sono per una volta unite. Il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno già presentato mozione per chiedere le dimissioni e altrettanto dovrebbe fare il terzo polo. Un sottosegretario non può essere sfiduciato ma, se una delle mozioni passasse, Delmastro verrebbe invitato a dimettersi. Se si rifiutasse, la nomina potrebbe venire revocata dal Quirinale, sentita la premier e il ministro.

La scadenza

La vicenda Donzelli-Delmastro, tuttavia, non è l’unica a impensierire Nordio. Su di lui, infatti, grava la responsabilità anche della decisione sulla richiesta, avanzata ai suoi uffici, per la revoca del carcere duro a Cospito. La scadenza per decidere è fissata il 12 febbraio e, nel silenzio del ministero, la richiesta si considera respinta. Nordio ha acquisito il parere della Direzione nazionale antimafia, secondo cui Cospito «può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte le dovute cautele», e quello contrario della procura generale di Torino. Tuttavia, nessuno è vincolante.

Il guardasigilli, però, ha già fatto sapere che non deciderà da solo e che, «vista la politicità della vicenda», invertirà il consiglio dei ministri. Tuttavia il tempo è ormai agli sgoccioli. Non esistono soluzioni intermedie: lasciar scadere la richiesta significa comunque ribadire la linea dura del no alla modifica della misura ma con l’aggravante di non assumersi l’onere di motivarla, mentre le condizioni di Cospito peggiorano dopo 111 giorni di sciopero della fame. Fonti ministeriali, tuttavia, suggeriscono che il ministro assumerà una decisione.

Politicamente la situazione di Nordio è la più difficile da sostenere, perchè su di lui peseranno le conseguenze sia per il caso Delmastro che per Cospito. Le relazioni della magistratura gli lasciano ampi margini per decidere di revocare il 41bis, ma sarebbe una mossa autonoma e in totale disaccordo rispetto ai proclami della premier, Giorgia Meloni. Rigettare la richiesta, invece, significa adottare la linea politica del governo e lasciare la scelta alla Cassazione, che deciderà il 24 febbraio. Se Cospito sarà ancora vivo.

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