Nella sua relazione sullo stato della giustizia, il ministro Carlo Nordio ha ribadito la sua linea. Confermando la prospettiva di rimettere mano alle intercettazioni e soprattutto di separare le carriere e la volontà di tirare dritto sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Un governo «severissimo coi delinquenti di strada, mentre i colletti bianchi possono fare quello che vogliono: un segnale orribile», secondo il giudice del tribunale di Bari e segretario di Area, Giovanni Zaccaro.

Nordio ha detto che abolire l’abuso d’ufficio “era l’unica soluzione” e che l’intero sistema dei reati contro la pubblica amministrazione è «obsoleto». C’è del vero?

A me sembra una battaglia tutta ideologica, anche approfittando delle legittime preoccupazioni di tantissimi sindaci. E’ vero che c’è la “paura della firma” che rallenta l’attività amministrativa. C’è il timore di errori o denunce pretestuose che possono portare alla incriminazione per abuso di ufficio. Ma per risolvere il problema non si deve abolire il reato. Serve, invece, un intervento legislativo che semplifichi le norme e le procedure amministrative, spesso complicate ed in contraddizione fra loro, assumere e formare pubblici funzionari competenti ed onesti per aiutare i sindaci a non sbagliare. Serve che la politica riscopra il gusto del confronto delle idee e non usi la denuncia penale in modo strumentale. Invece, si pensa ad abolire il reato di abuso di ufficio o riformare i reati in materia di pubblica amministrazione, mentre si incrementano le pene per i piccoli spacciatori o si sanziona chi imbratta i muri. E’ un segnale orribile: in Italia i colletti bianchi possono fare quello che vogliono, mentre si deve essere severissimi con i delinquenti di strada.

Il ministro ha respinto anche i rilievi su incompatibilità con i regolamenti europei, che invece voi magistrati e il Quirinale avete sottolineato. Quali rischi comporta l’abrogazione del reato?

L’Europa è molto attenta al tema del corretto esercizio dei poteri pubblici. Sarebbe forse stato meglio riscrivere la norma, adeguandosi alle interpretazioni garantiste dei giudici, ma abolirla è un errore. Così si consente al pubblico ufficiale di abusare delle sue funzioni o di svolgerle in conflitto di interessi, senza pagare prezzo. Un sindaco potrà rendere edificabile un suolo agricolo di sua proprietà, restando impunito. Un dirigente comunale potrà aggiudicare i lavori pubblici alla ditta della moglie, senza conseguenze.

Il ministro è tornato anche sulle intercettazioni, parlando di razionalizzazione della spesa. Il sistema andrebbe corretto?

C’è un’attenzione ossessiva della attuale maggioranza al tema delle intercettazioni e della informazione sullo svolgimento dell’attività giudiziaria, come se si avesse paura delle indagini e della libera stampa. Invece, le democrazie mature si fondano sul voto popolare, che legittima le maggioranze di governo, ma anche sul controllo di legalità da parte degli organi di garanzia e sul vigile controllo della opinione pubblica, informata da media liberi ed indipendenti.

È vero che costano troppo e che il loro numero è sfuggito di mano?

L’argomento del costo eccessivo delle intercettazioni è offensivo in un paese che consente il proliferare dell’economia illegale: criminalità organizzata e criminalità economica - basti pensare alla piaga della evasione fiscale - sottraggono così tante risorse alla collettività che, se fossero recuperate, potremmo tutti pagare meno tasse ed avere servizi migliori. Le intercettazioni, svolte sotto il controllo di un giudice terzo, sono uno strumento di indagine fondamentale. Badi bene, non servono solo per i reati di mafia, per i quali il ministro ha garantito che saranno conservate. Oramai i mafiosi con la coppola che si riuniscono nei sotterranei esistono solo nelle fiction. Servono soprattutto per fare emergere la corruzione, il riciclaggio dei proventi illeciti, la formazione di ingenti capitali illeciti. Basterebbe fronteggiare questi fenomeni, con strumenti investigativi adeguati, per ripagare cento volte il costo delle intercettazioni.

Il ministro ha detto che i pm sequestrano con troppa facilità i cellulari, in cui sono contenuti dati estremamente sensibili.

E’ un tema serio, come quello della regolamentazione di chi raccoglie, conserva ed organizza i dati che “seminiamo” sul web per poi usarli per profilarci come potenziali consumatori od addirittura elettori. Sono fenomeni che vanno studiati e regolamentati a livello internazionali. Non serve a niente vietarli o fare finta che non ci sia il problema. Anzi consente che tale attività venga svolta solo da compagnie private multinazionali, senza controllo pubblico.

Gli obiettivi del Pnrr di riduzione della durata dei processi penali rischiano di essere compromessi dalla nuova modifica della prescrizione, che ora arriverà alla Camera dopo il sì del Senato?

Il legislatore è libero di modificare le norme sulla prescrizione ma non è pensabile che le regole cambino così spesso. Le udienze, soprattutto in secondo grado, sono organizzate sulla base delle norme della Cartabia. L’ennesima riforma in pochi anni scasserà questa organizzazione e renderà vana tutta la fatica svolta per razionalizzare il lavoro di giudici, cancellieri ed avvocati. Le nuove norme pongono problemi interpretativi enormi ed è assurdo che non ci sia una norma transitoria che metta un poco di ordine. E’ tutto molto buffo: da una parte la politica si lamenta del potere dei giudici di interpretare le nome, dall’altra si rifiuta di dettare norme chiare, almeno sull’entrata in vigore delle riforme, creando così le condizioni perché ogni ufficio giudiziario adotti una propria soluzione.

La separazione delle carriere è tema annoso: il ministro ha detto che ci sarà, ma servirà una riforma costituzionale. Lei è categoricamente contrario? Rischia di aprire un nuovo scontro con le toghe?

Un pubblico ministero parte della giurisdizione è una garanzia per i cittadini. Un pubblico ministero che abbia quale unico scopo l’affermazione della sua tesi è pericoloso per i diritti e le garanzie soprattutto dei cittadini imputati che non possono permettersi una difesa in giudizio di alto livello professionale.

Quelle indicate da Nordio sono effettivamente le priorità?

Alla giustizia non servono riforme e non servono polemiche. Servono risorse, serve tempo per verificare gli effetti delle riforme degli anni scorsi. Serve assumere cancellieri e assistenti sociali per le sanzioni sostitutive.

© Riproduzione riservata